numero

TELEGRAMMI e CARTOLINE di   Sauro Largiuni | Lamberto Correggiari | Fernando De Filippi pag.24 IL DISEGNO CHE HO IN TESTA di Adriano Bimbi pag.23 LA MIA UTOPIA?  di Nunzio Quarto pag.22 JE M’EN FOUS!  di Michele Cannaò pag.21 RIPARTIAMO DALLE PASSIONI   di Silvia Agliotti pag.20 AAA CERCASI UTOPIE DA ABITARE  di Jacqueline Ceresoli pag.19 NON DIMENTICHIAMO LA VIOLENZA  di Luisella Deiana Patetta pag.18 ORBITE CIECHE   di Sauro Largiuni pag.17 SEMPRE PEGGIO   di Cecilia Corradini pag.16 ABBIAMO CHIESTO ALL’ IA  di Maria Jannelli  e Renato Galbusera pag.15 RITORNO AL REALE  di Stefano Pizzi pag.14 L’UTOPIA DELLA STACCIONATA  di Nino Tricarico pag.13 SPARTACO FONTANOT  di Anna Bianco Fontanot pag.12 DE UTOPIA  di Giovanni Mattio pag.11 IL FUTURO  È NEL FARE di Cristiano Senno pag.10 DALLA TERRAAL CIELO di Lucrezia Rubini pag.9 TRA IERI E OGGI… di Achille Guzzardella pag.8 UTOPIA OVERSETTANTA  di Carlo Catiri pag.7 ANCHE IL SUO CONTRARIO  di Louis De Combremont pag.6 PROVO A RISPONDERE  di Gianpaolo Di Cocco pag.5 2024-ANNO ZERO   di Marco Fidolini pag.4 LO STORDIMENTO CHE CI INDURISCE  di Alberto Venditti pag.3 NON È STATO FACILE  di Giuseppe, Donolato
Questo blogMagazine in rete esiste già dal 2011 per sviluppare una critica al concetto attuale di arte contemporanea. Perchè nella nostra cultura il senso comune prevalente continua a non considerare contemporanea tutta l’arte che viene realizzata oggi, bensì solo un particolare gruppo di linguaggi, di modalità e di tendenze: quelle, e non altre. E in questa visione (ormai quasi universalmente imposta) l'arte è definita contemporanea solo in base alla forma, a un gergo condiviso, alla esplicita appartenenza a scelte di gusto, di scuola o di linea, da cui pregiudizialmente si esclude ogni tendenza non omologata o rassegnata alla moda culturale prevalente. E allora? Allora riprendiamoci il contemporaneo!

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di Giorgio Seveso Questo blogMagazine è rimasto in silenzio per un bel po’ di tempo. Le ragioni? Un trasloco radicale dello scrivente (tale perché dalla grande Milano all’hinterland è stato un bel salto in termini di fatica, di adattamenti, di cose da fare), e certo anche le stanchezze dell’età che avanza, aggiunte a una sorta di scoramento impalpabile e sottile che, se non ci stai attento, ti erode la voglia di scrivere, di condividere, di intervenire. Insomma, l’assenza di nuove pagine non è da ascrivere solo alla pigrizia dell’autore ma all’intreccio di queste ragioni diverse, che ovviamente non rappresentano una scusa, ma in parte spiegano…

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