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| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

Novembre 2024

2024 - ANNO ZERO

di Marco Fidolini Mi pare che per quelli della mia generazione sia sempre più difficile cogliere nel presente qualche segnale di speranza o di rassicurante illusione. Credo invece che da molti decenni, per molti di noi, senza scomodare il pensiero di Tommaso Moro o Campanella, l ’utopia rappresenti davvero l’ultimo appiglio consolatorio per illudersi di scampare alla valanga delle innumerevoli derive esistenziali. Tutti, consapevoli o meno, siamo costretti quotidianamente a subire gli effetti di un invasivo sconquasso globale che investe funestamente il nostro tempo. Dai numerosi conflitti mondiali al dissesto dell’ecosistema; dal dominio incontrastato e dilagante dello strapotere economico-finanziario al dissennato consumismo indotto e celebrato con ostinata e supina celebrazione. Ma con altrettanto turbamento, più nebuloso e devastante, dovremmo mettere in conto il precipizio della cultura, dell’arte e della politica. È pur vero che quest’ultimo aspetto, come è spesso accaduto nella storia dell’umanità, è stato sovente un epifenomeno ai margini della condizione esistenziale. Per chi, invece, ha speso le proprie energie, se non la vita, a seguire con ostinazione, acribia e inquietudine altri percorsi ficcando occhi e cervello fra le pieghe della realtà nel tentativo, spesso illusorio, di carpirne i nessi e magari contribuire a individuare, indicare, e forse a sciogliere, qualche nodo del groviglio esistenziale, non resta che lo sconforto e la solitudine della sconfitta. Penso in particolare al mondo dell’arte. Chi abbia voglia di sfogliare i numerosi cataloghi delle rassegne d’arte italiane tenutesi nell’arco temporale fra il Sessanta e la metà degli anni Ottanta, potrà constatare, mettendoli a confronto con quello che è accaduto in seguito e fino ai nostri giorni quale sia il senso di questo suggerimento. In quell’arco temporale, pur con alcune presenze a volte discutibili e controverse, una certa figurazione artistica imperava nella scena italiana, sostenuta da critici quali Carluccio, De Micheli, Morosini, Micacchi, Solmi, Santini, Di Genova, ecc., ormai scomparsi. E con essi sono scomparsi dal panorama artistico e non solo fisicamente anche quegli autori che furono protagonisti di quella stagione e con essi anche quelli tuttora viventi delle generazioni appena successive. L’avvento di quell’arrogante e falsamente democratico pluralismo culturale sostenuto con albagia dalla critica e dal potere politico ha spazzato via ogni sussulto figurativo, d’impegno o di altre variegate tendenze, aprendo a qualsiasi idiozia sperimentalista e neoavanguardista uscita dal trogolo neodadaista. Degli artisti di quella generazione, e della mia, che appartengono all’arte ormai obsoleta, si sono perse le tracce. Dimenticati e sepolti nel cimitero del passatismo. A questo punto, chi continua imperterrito a lavorare nell’ombra, fuori dal fantasmagorico carrozzone dell’arte contemporanea, fitta di artifici e di banali provocazioni perfino di escrementi e fieramente sostenuta dai fumi del turibolo estetico dei nuovi critici e dalla finanza, è inevitabilmente fuori gioco. Non resta dunque che rifugiarsi nell’utopia. Anche il blog di Seveso, che pare forse l’ultimo rifugio innocuo in controtendenza con le attuali derive artistiche, lascia vagheggiare qualche spiraglio di speranza o di illusione, affidandosi però alle chimere delle utopie. Ma forse, per quanto mi riguarda, intravedo nel suo pregevole impegno un briciolo di speranza che purtroppo non condivido. Ho pensato molto, in questi ultimi tempi, al drammatico film di Rossellini ( Germania anno zero ). Dopo la fine della seconda guerra mondiale vi furono molte speranze e poche utopie. Quella pellicola mi ha indotto a fare una serie di disegni dal titolo 2024 – Anno zero. Questa che è davvero utopia, perché nonostante il titolo di questi fogli sono convinto che non ci sarà un altro glorioso dopoguerra per il futuro dell’umanità o per i pochi anni che mi restano. Fermate il mondo: voglio scendere, come recitava lo slogan di un vecchio Carosello .

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

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Marco Fidolini  Pittore, incisore e saggista. É nato nel 1945 a S.Giovanni Valdarno, dove vive e lavora.

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

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Novembre 2024

2024 - ANNO ZERO

di Marco Fidolini Mi pare che per quelli della mia generazione sia sempre più difficile cogliere nel presente qualche segnale di speranza o di rassicurante illusione. Credo invece che da molti decenni, per molti di noi, senza scomodare il pensiero di Tommaso Moro o Campanella, l ’utopia rappresenti davvero l’ultimo appiglio consolatorio per illudersi di scampare alla valanga delle innumerevoli derive esistenziali. Tutti, consapevoli o meno, siamo costretti quotidianamente a subire gli effetti di un invasivo sconquasso globale che investe funestamente il nostro tempo. Dai numerosi conflitti mondiali al dissesto dell’ecosistema; dal dominio incontrastato e dilagante dello strapotere economico-finanziario al dissennato consumismo indotto e celebrato con ostinata e supina celebrazione. Ma con altrettanto turbamento, più nebuloso e devastante, dovremmo mettere in conto il precipizio della cultura, dell’arte e della politica. È pur vero che quest’ultimo aspetto, come è spesso accaduto nella storia dell’umanità, è stato sovente un epifenomeno ai margini della condizione esistenziale. Per chi, invece, ha speso le proprie energie, se non la vita, a seguire con ostinazione, acribia e inquietudine altri percorsi ficcando occhi e cervello fra le pieghe della realtà nel tentativo, spesso illusorio, di carpirne i nessi e magari contribuire a individuare, indicare, e forse a sciogliere, qualche nodo del groviglio esistenziale, non resta che lo sconforto e la solitudine della sconfitta. Penso in particolare al mondo dell’arte. Chi abbia voglia di sfogliare i numerosi cataloghi delle rassegne d’arte italiane tenutesi nell’arco temporale fra il Sessanta e la metà degli anni Ottanta, potrà constatare, mettendoli a confronto con quello che è accaduto in seguito e fino ai nostri giorni quale sia il senso di questo suggerimento. In quell’arco temporale, pur con alcune presenze a volte discutibili e controverse, una certa figurazione artistica imperava nella scena italiana, sostenuta da critici quali Carluccio, De Micheli, Morosini, Micacchi, Solmi, Santini, Di Genova, ecc., ormai scomparsi. E con essi sono scomparsi dal panorama artistico e non solo fisicamente anche quegli autori che furono protagonisti di quella stagione e con essi anche quelli tuttora viventi delle generazioni appena successive. L’avvento di quell’arrogante e falsamente democratico pluralismo culturale sostenuto con albagia dalla critica e dal potere politico ha spazzato via ogni sussulto figurativo, d’impegno o di altre variegate tendenze, aprendo a qualsiasi idiozia sperimentalista e neoavanguardista uscita dal trogolo neodadaista. Degli artisti di quella generazione, e della mia, che appartengono all’arte ormai obsoleta, si sono perse le tracce. Dimenticati e sepolti nel cimitero del passatismo. A questo punto, chi continua imperterrito a lavorare nell’ombra, fuori dal fantasmagorico carrozzone dell’arte contemporanea, fitta di artifici e di banali provocazioni perfino di escrementi e fieramente sostenuta dai fumi del turibolo estetico dei nuovi critici e dalla finanza, è inevitabilmente fuori gioco. Non resta dunque che rifugiarsi nell’utopia. Anche il blog di Seveso, che pare forse l’ultimo rifugio innocuo in controtendenza con le attuali derive artistiche, lascia vagheggiare qualche spiraglio di speranza o di illusione, affidandosi però alle chimere delle utopie. Ma forse, per quanto mi riguarda, intravedo nel suo pregevole impegno un briciolo di speranza che purtroppo non condivido. Ho pensato molto, in questi ultimi tempi, al drammatico film di Rossellini ( Germania anno zero ). Dopo la fine della seconda guerra mondiale vi furono molte speranze e poche utopie. Quella pellicola mi ha indotto a fare una serie di disegni dal titolo 2024 – Anno zero. Questa che è davvero utopia, perché nonostante il titolo di questi fogli sono convinto che non ci sarà un altro glorioso dopoguerra per il futuro dell’umanità o per i pochi anni che mi restano. Fermate il mondo: voglio scendere, come recitava lo slogan di un vecchio Carosello .
Marco Fidolini  Pittore, incisore e saggista. É nato nel 1945 a S.Giovanni Valdarno, dove vive e lavora.