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| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

18 Sauro Largiuni  Scrittore, è nato a S. Giovanni Valdarno nel 1953.

Novembre 2024

ORBITE CIECHE

Del presente reale e del futuro artificiale di Sauro Largiuni Di recente all’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino sono stati eseguiti due interventi oculistici unici al mondo. Il primo su un paziente ottantatreenne che da trent’anni aveva perduto la vista dall’occhio sinistro mentre da dieci era diventato cieco dall’occhio destro (amaurosi). Ebbene, mediante un autotrapianto dal primo non più «funzionale ma con una buona superficie oculare» al secondo che «aveva mantenuto una potenzialità di recupero», il vecchio è tornato a vedere da quest’ultimo e quindi, come ha detto l’interessato, a «nascere di nuovo» pur con l’occhio sinistro ricostruito «con tessuti da donatore solo a scopo estetico». L’altro intervento chirurgico ha riguardato invece un neonato di 40 giorni affetto da gravi patologie della parte anteriore e posteriore di entrambi gli occhi e salvato dalla cecità grazie a un’operazione nella quale si è utilizzata la tecnologia 3D il cui sistema di visualizzazione ha consentito ai medici chirurghi «una percezione della profondità notevolmente superiore rispetto ai microscopi tradizionali». Due malattie dalle stesse terribili conseguenze ma non dal medesimo percorso clinico sia per alcune suddette diversità patologiche sia per la notevole differenza di età della coppia di pazienti. Una distanza di anni che comprende pure un’ovvia disparità di esperienze e di emozioni, di competenze e di pratiche dato che il vecchio diventato cieco aveva prima di certo provato ed esercitato e poi conservato nel deposito della memoria. Un baule che nell’anziano con gli anni si riempie e al contempo si svuota ma che comunque contribuisce tanto a fargli soddisfare i crescenti bisogni e timori del suo presente quanto a sopportare il ridursi d’impulsi e desideri legati al suo ridotto futuro. Una riduzione fisiologica e anagrafica che oggi un vecchio, come qualsiasi individuo di ogni età, può compensare utilizzando la Realtà Aumentata (AR) la quale, come si sa, è una dimensione visiva che aggiunge livelli d’informazioni e d’immagini al proprio stato di presenza. Ovvero si limita (e non è poco!) a farci vedere quello che non c’è e di conseguenza a ritenerlo davvero esistente. In questo somigliando in un certo senso ai meccanismi e alle modalità della memoria secondo cui solo attraverso ricordi particolarmente intensi e nitidi la persona anziana è in grado di vivere il presente aggrappandovisi con ogni mezzo e a qualunque costo. Ma se la Realtà Aumentata, come si è visto, può essere per certi versi accostata alla memoria allora la Realtà Virtuale (VR) potrebbe indurre ad essere avvicinata all’immaginazione intesa nel senso di elaborazione, mediante l’uso di specifici visori opportunamente predisposti, di elementi fantastici ed irreali che ben si confà alla dimensione ludico-esplorativa tipica dell’infanzia ben capace di ricreare e perfino sostituire illusionisticamente la vita reale. Simulazioni e sostituzioni che poi diffuse ed amplificate globalmente dai social media paiono davvero costituire l’unica concreta Utopia realizzata dalla totale mancanza d’intelligenza naturale. E ciò, purtroppo, rischia d’invalidare il buon uso e la grande utilità in vari ambiti (industria, medicina, ricerca scientifica ed altri) dell’Intelligenza Artificiale (AI). Ossia di un “organismo tecnologico” in grado di «mostrare capacità umane quali il ragionamento, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività» (1) . Un complesso sistema di tecnologia informatica il quale in certe applicazioni risulta essere il pericolo di veder minimizzati, se non trascurati, i suoi insidiosi utilizzi e ancor più i suoi dannosi abusi malgrado i documenti redatti in autorevoli consessi e in sedi prestigiose (2). Questo perciò rende altrettanto plausibile l’ipotesi che la maggior parte di noi, pur essendo in possesso di tali strumenti informatici, sia destinata a rimanere esclusa dagli scopi effettivi del loro uso. E, di conseguenza, dai processi che condizionano in modo decisivo i rapporti di un mercato mondiale in mano a concentrazioni di poteri sempre più imperanti e sfuggenti e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Perfino di chi come me vive in una città piccola, ma comunque esemplarmente indicativa di ciò che accade ovunque, espropriata negli anni del motore economico delle sue storiche trainanti industrie manifatturiere causando gravi e vistose conseguenze sul tessuto economico-sociale cittadino il quale si è lentamente ed irreversibilmente lacerato tanto che i vari esercizi commerciali ne sono diventati le uniche deboli toppe. Pertanto diventa arduo e vano, se non esclusivamente elusivo e sviante, applicare le invenzioni tecnologiche sopra citate al presente reale di troppe botteghe le quali, come fossero affette da un crescente incurabile contagio, al posto delle vetrine esibiscono solo orbite cieche. Tutte svuotate da un trionfante quanto delittuoso sistema consumistico globale che alla sovrabbondanza del traffico di merci non cessa di affiancare la massa indistinta di scarti da essa originata e accumulata che diventa, al pari delle macerie fisiche e mentali prodotte dall’attuale irriducibile “terza guerra mondiale a pezzi”, sempre più complicato e gravoso smaltire in qualunque gigantesca discarica nascosta oppure utopicamente dismessa. Note (1) Così è definita l’Intelligenza Artificiale dall’Organizzazione Internazionale della Normazione (ISO/IEC) 42001:2023, Information technology - Artificial intelligence Management System(AIMS). Il linguaggio di programmazione più diffuso nell'ambito della ricerca e dello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale è Python poiché esso consente una rapida prototipazione delle reti neurali, facendo così risparmiare tempo ai ricercatori. (2) Nel 2017 a seguito del convegno di esperti mondiali di intelligenza artificiale (Conferenza di Asilomar sulla Intelligenza Artificiale Benefica, promosso dal Future of Life Institute ), è stato redatto con amplissimo consenso un vademecum con 23 principi per affrontare le problematiche etiche, sociali, culturali e militari dell'AI. Il documento è stato sottoscritto subito da oltre 800 esperti e in seguito da altre migliaia. Sei anni più tardi, al principio dell’anno scorso, i rappresentanti delle tre principali religioni abramitiche ( cattolicesimo, ebraismo, islamismo), Microsoft e IBM, si sono incontrati in Vaticano alla Rome Call, per la richiesta congiunta di una la riflessione etica sull’uso degli algoritmi (algoretica)) che debba, possa e voglia guidare qualsiasi tipo di progettazione dell'Intelligenza Artificiale.

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

18 Sauro Largiuni  Scrittore, è nato a S. Giovanni Valdarno nel 1953.

Novembre 2024

ORBITE CIECHE

Del presente reale e del futuro artificiale di Sauro Largiuni Di recente all’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino sono stati eseguiti due interventi oculistici unici al mondo. Il primo su un paziente ottantatreenne che da trent’anni aveva perduto la vista dall’occhio sinistro mentre da dieci era diventato cieco dall’occhio destro (amaurosi). Ebbene, mediante un autotrapianto dal primo non più «funzionale ma con una buona superficie oculare» al secondo che «aveva mantenuto una potenzialità di recupero», il vecchio è tornato a vedere da quest’ultimo e quindi, come ha detto l’interessato, a «nascere di nuovo» pur con l’occhio sinistro ricostruito «con tessuti da donatore solo a scopo estetico». L’altro intervento chirurgico ha riguardato invece un neonato di 40 giorni affetto da gravi patologie della parte anteriore e posteriore di entrambi gli occhi e salvato dalla cecità grazie a un’operazione nella quale si è utilizzata la tecnologia 3D il cui sistema di visualizzazione ha consentito ai medici chirurghi «una percezione della profondità notevolmente superiore rispetto ai microscopi tradizionali». Due malattie dalle stesse terribili conseguenze ma non dal medesimo percorso clinico sia per alcune suddette diversità patologiche sia per la notevole differenza di età della coppia di pazienti. Una distanza di anni che comprende pure un’ovvia disparità di esperienze e di emozioni, di competenze e di pratiche dato che il vecchio diventato cieco aveva prima di certo provato ed esercitato e poi conservato nel deposito della memoria. Un baule che nell’anziano con gli anni si riempie e al contempo si svuota ma che comunque contribuisce tanto a fargli soddisfare i crescenti bisogni e timori del suo presente quanto a sopportare il ridursi d’impulsi e desideri legati al suo ridotto futuro. Una riduzione fisiologica e anagrafica che oggi un vecchio, come qualsiasi individuo di ogni età, può compensare utilizzando la Realtà Aumentata (AR) la quale, come si sa, è una dimensione visiva che aggiunge livelli d’informazioni e d’immagini al proprio stato di presenza. Ovvero si limita (e non è poco!) a farci vedere quello che non c’è e di conseguenza a ritenerlo davvero esistente. In questo somigliando in un certo senso ai meccanismi e alle modalità della memoria secondo cui solo attraverso ricordi particolarmente intensi e nitidi la persona anziana è in grado di vivere il presente aggrappandovisi con ogni mezzo e a qualunque costo. Ma se la Realtà Aumentata, come si è visto, può essere per certi versi accostata alla memoria allora la Realtà Virtuale (VR) potrebbe indurre ad essere avvicinata all’immaginazione intesa nel senso di elaborazione, mediante l’uso di specifici visori opportunamente predisposti, di elementi fantastici ed irreali che ben si confà alla dimensione ludico- esplorativa tipica dell’infanzia ben capace di ricreare e perfino sostituire illusionisticamente la vita reale. Simulazioni e sostituzioni che poi diffuse ed amplificate globalmente dai social media paiono davvero costituire l’unica concreta Utopia realizzata dalla totale mancanza d’intelligenza naturale. E ciò, purtroppo, rischia d’invalidare il buon uso e la grande utilità in vari ambiti (industria, medicina, ricerca scientifica ed altri) dell’Intelligenza Artificiale (AI). Ossia di un “organismo tecnologico” in grado di «mostrare capacità umane quali il ragionamento, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività» (1) . Un complesso sistema di tecnologia informatica il quale in certe applicazioni risulta essere il pericolo di veder minimizzati, se non trascurati, i suoi insidiosi utilizzi e ancor più i suoi dannosi abusi malgrado i documenti redatti in autorevoli consessi e in sedi prestigiose (2). Questo perciò rende altrettanto plausibile l’ipotesi che la maggior parte di noi, pur essendo in possesso di tali strumenti informatici, sia destinata a rimanere esclusa dagli scopi effettivi del loro uso. E, di conseguenza, dai processi che condizionano in modo decisivo i rapporti di un mercato mondiale in mano a concentrazioni di poteri sempre più imperanti e sfuggenti e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Perfino di chi come me vive in una città piccola, ma comunque esemplarmente indicativa di ciò che accade ovunque, espropriata negli anni del motore economico delle sue storiche trainanti industrie manifatturiere causando gravi e vistose conseguenze sul tessuto economico-sociale cittadino il quale si è lentamente ed irreversibilmente lacerato tanto che i vari esercizi commerciali ne sono diventati le uniche deboli toppe. Pertanto diventa arduo e vano, se non esclusivamente elusivo e sviante, applicare le invenzioni tecnologiche sopra citate al presente reale di troppe botteghe le quali, come fossero affette da un crescente incurabile contagio, al posto delle vetrine esibiscono solo orbite cieche. Tutte svuotate da un trionfante quanto delittuoso sistema consumistico globale che alla sovrabbondanza del traffico di merci non cessa di affiancare la massa indistinta di scarti da essa originata e accumulata che diventa, al pari delle macerie fisiche e mentali prodotte dall’attuale irriducibile “terza guerra mondiale a pezzi”, sempre più complicato e gravoso smaltire in qualunque gigantesca discarica nascosta oppure utopicamente dismessa. Note (1) Così è definita l’Intelligenza Artificiale dall’Organizzazione Internazionale della Normazione (ISO/IEC) 42001:2023, Information technology - Artificial intelligence Management System(AIMS). Il linguaggio di programmazione più diffuso nell'ambito della ricerca e dello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale è Python poiché esso consente una rapida prototipazione delle reti neurali, facendo così risparmiare tempo ai ricercatori. (2) Nel 2017 a seguito del convegno di esperti mondiali di intelligenza artificiale (Conferenza di Asilomar sulla Intelligenza Artificiale Benefica, promosso dal Future of Life Institute ), è stato redatto con amplissimo consenso un vademecum con 23 principi per affrontare le problematiche etiche, sociali, culturali e militari dell'AI. Il documento è stato sottoscritto subito da oltre 800 esperti e in seguito da altre migliaia. Sei anni più tardi, al principio dell’anno scorso, i rappresentanti delle tre principali religioni abramitiche ( cattolicesimo, ebraismo, islamismo), Microsoft e IBM, si sono incontrati in Vaticano alla Rome Call, per la richiesta congiunta di una la riflessione etica sull’uso degli algoritmi (algoretica)) che debba, possa e voglia guidare qualsiasi tipo di progettazione dell'Intelligenza Artificiale.