numero
ri
Contemporaneo
.org
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opinioni, polemiche, proposte sull’
arte contemporanea
Novembre 2024
ORBITE CIECHE
Del presente reale e del futuro artificiale
di Sauro Largiuni
Di
recente
all’Ospedale
Molinette
della
Città
della
Salute
di
Torino
sono
stati
eseguiti
due
interventi
oculistici
unici
al
mondo.
Il
primo
su
un
paziente
ottantatreenne
che
da
trent’anni
aveva
perduto
la
vista
dall’occhio
sinistro
mentre
da
dieci
era
diventato
cieco
dall’occhio
destro
(amaurosi).
Ebbene,
mediante
un
autotrapianto
dal
primo
non
più
«funzionale
ma
con
una
buona
superficie
oculare»
al
secondo
che
«aveva
mantenuto
una
potenzialità
di
recupero»,
il
vecchio
è
tornato
a
vedere
da
quest’ultimo
e
quindi,
come
ha
detto
l’interessato,
a
«nascere
di
nuovo»
pur
con
l’occhio
sinistro
ricostruito
«con
tessuti
da
donatore
solo
a
scopo
estetico».
L’altro
intervento
chirurgico
ha
riguardato
invece
un
neonato
di
40
giorni
affetto
da
gravi
patologie
della
parte
anteriore
e
posteriore
di
entrambi
gli
occhi
e
salvato
dalla
cecità
grazie
a
un’operazione
nella
quale
si
è
utilizzata
la
tecnologia
3D
il
cui
sistema
di
visualizzazione
ha
consentito
ai
medici
chirurghi
«una
percezione
della
profondità
notevolmente
superiore
rispetto
ai
microscopi
tradizionali».
Due
malattie
dalle
stesse
terribili
conseguenze
ma
non
dal
medesimo
percorso
clinico
sia
per
alcune
suddette
diversità
patologiche
sia
per
la
notevole
differenza
di
età
della
coppia
di
pazienti.
Una
distanza
di
anni
che
comprende
pure
un’ovvia
disparità
di
esperienze
e
di
emozioni,
di
competenze
e
di
pratiche
dato
che
il
vecchio
diventato
cieco
aveva
prima
di
certo
provato
ed
esercitato
e
poi
conservato
nel
deposito
della
memoria.
Un
baule
che
nell’anziano
con
gli
anni
si
riempie
e
al
contempo
si
svuota
ma
che
comunque
contribuisce
tanto
a
fargli
soddisfare
i
crescenti
bisogni
e
timori
del
suo
presente
quanto
a
sopportare
il
ridursi
d’impulsi
e
desideri
legati
al
suo
ridotto
futuro.
Una
riduzione
fisiologica
e
anagrafica
che
oggi
un
vecchio,
come
qualsiasi
individuo
di
ogni
età,
può
compensare
utilizzando
la
Realtà
Aumentata
(AR)
la
quale,
come
si
sa,
è
una
dimensione
visiva
che
aggiunge
livelli
d’informazioni
e
d’immagini
al
proprio
stato
di
presenza.
Ovvero
si
limita
(e
non
è
poco!)
a
farci
vedere
quello
che
non
c’è
e
di
conseguenza
a
ritenerlo
davvero
esistente.
In
questo
somigliando
in
un
certo
senso
ai
meccanismi
e
alle
modalità
della
memoria
secondo
cui
solo
attraverso
ricordi
particolarmente
intensi
e
nitidi
la
persona
anziana
è
in
grado
di
vivere
il
presente
aggrappandovisi con ogni mezzo e a qualunque costo.
Ma
se
la
Realtà
Aumentata,
come
si
è
visto,
può
essere
per
certi
versi
accostata
alla
memoria
allora
la
Realtà
Virtuale
(VR)
potrebbe
indurre
ad
essere
avvicinata
all’immaginazione
intesa
nel
senso
di
elaborazione,
mediante
l’uso
di
specifici
visori
opportunamente
predisposti,
di
elementi
fantastici
ed
irreali
che
ben
si
confà
alla
dimensione
ludico-esplorativa
tipica
dell’infanzia
ben
capace
di
ricreare
e
perfino
sostituire
illusionisticamente
la
vita
reale.
Simulazioni
e
sostituzioni
che
poi
–
diffuse
ed
amplificate
globalmente
dai
social
media
–
paiono
davvero
costituire
l’unica
concreta
Utopia
realizzata
dalla
totale
mancanza
d’intelligenza
naturale.
E
ciò,
purtroppo,
rischia
d’invalidare
il
buon
uso
e
la
grande
utilità
in
vari
ambiti
(industria,
medicina,
ricerca
scientifica
ed
altri)
dell’Intelligenza
Artificiale
(AI).
Ossia
di
un
“organismo
tecnologico”
in
grado
di
«mostrare
capacità
umane
quali
il
ragionamento,
l'apprendimento,
la
pianificazione
e
la
creatività»
(1)
.
Un
complesso
sistema
di
tecnologia
informatica
il
quale
in
certe
applicazioni
risulta
essere
il
pericolo
di
veder
minimizzati,
se
non
trascurati,
i
suoi
insidiosi
utilizzi
e
ancor
più
i
suoi
dannosi
abusi
malgrado
i
documenti
redatti
in
autorevoli
consessi
e
in
sedi
prestigiose
(2).
Questo
perciò
rende
altrettanto
plausibile
l’ipotesi
che
la
maggior
parte
di
noi,
pur
essendo
in
possesso
di
tali
strumenti
informatici,
sia
destinata
a
rimanere
esclusa
dagli
scopi
effettivi
del
loro
uso.
E,
di
conseguenza,
dai
processi
che
condizionano
in
modo
decisivo
i
rapporti
di
un
mercato
mondiale
in
mano
a
concentrazioni
di
poteri
sempre
più
imperanti
e
sfuggenti
e
le
cui
conseguenze
sono
sotto
gli
occhi
di
tutti.
Perfino
di
chi
come
me
vive
in
una
città
piccola,
ma
comunque
esemplarmente
indicativa
di
ciò
che
accade
ovunque,
espropriata
negli
anni
del
motore
economico
delle
sue
storiche
trainanti
industrie
manifatturiere
causando
gravi
e
vistose
conseguenze
sul
tessuto
economico-sociale
cittadino
il
quale
si
è
lentamente
ed
irreversibilmente
lacerato
tanto
che
i
vari
esercizi
commerciali ne sono diventati le uniche deboli toppe.
Pertanto
diventa
arduo
e
vano,
se
non
esclusivamente
elusivo
e
sviante,
applicare
le
invenzioni
tecnologiche
sopra
citate
al
presente
reale
di
troppe
botteghe
le
quali,
come
fossero
affette
da
un
crescente
incurabile
contagio,
al
posto
delle
vetrine
esibiscono
solo
orbite
cieche.
Tutte
svuotate
da
un
trionfante
quanto
delittuoso
sistema
consumistico
globale
che
alla
sovrabbondanza
del
traffico
di
merci
non
cessa
di
affiancare
la
massa
indistinta
di
scarti
da
essa
originata
e
accumulata
che
diventa,
al
pari
delle
macerie
fisiche
e
mentali
prodotte
dall’attuale
irriducibile
“terza
guerra
mondiale
a
pezzi”,
sempre
più
complicato
e
gravoso
smaltire
in
qualunque
gigantesca
discarica
nascosta oppure utopicamente dismessa.
Note
(1)
Così
è
definita
l’Intelligenza
Artificiale
dall’Organizzazione
Internazionale
della
Normazione
(ISO/IEC)
42001:2023,
Information
technology
-
Artificial
intelligence
Management
System(AIMS).
Il
linguaggio
di
programmazione
più
diffuso
nell'ambito
della
ricerca
e
dello
sviluppo
di
sistemi
di
intelligenza
artificiale
è
Python
poiché
esso
consente
una
rapida
prototipazione
delle
reti
neurali,
facendo
così
risparmiare tempo ai ricercatori.
(2)
Nel
2017
a
seguito
del
convegno
di
esperti
mondiali
di
intelligenza
artificiale
(Conferenza
di
Asilomar
sulla
Intelligenza
Artificiale
Benefica,
promosso
dal
Future
of
Life
Institute
),
è
stato
redatto
con
amplissimo
consenso
un
vademecum
con
23
principi
per
affrontare
le
problematiche
etiche,
sociali,
culturali
e
militari
dell'AI.
Il
documento
è
stato
sottoscritto
subito
da
oltre
800
esperti
e
in
seguito
da
altre
migliaia.
Sei
anni
più
tardi,
al
principio
dell’anno
scorso,
i
rappresentanti
delle
tre
principali
religioni
abramitiche
(
cattolicesimo,
ebraismo,
islamismo),
Microsoft
e
IBM,
si
sono
incontrati
in
Vaticano
alla
Rome
Call,
per
la
richiesta
congiunta
di
una
la
riflessione
etica
sull’uso
degli
algoritmi
(algoretica))
che
debba,
possa
e
voglia
guidare
qualsiasi tipo di progettazione dell'Intelligenza Artificiale.
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Questo blogMagazine
Novembre 2024
ORBITE CIECHE
Del presente reale e del futuro artificiale
di Sauro Largiuni
Di
recente
all’Ospedale
Molinette
della
Città
della
Salute
di
Torino
sono
stati
eseguiti
due
interventi
oculistici
unici
al
mondo.
Il
primo
su
un
paziente
ottantatreenne
che
da
trent’anni
aveva
perduto
la
vista
dall’occhio
sinistro
mentre
da
dieci
era
diventato
cieco
dall’occhio
destro
(amaurosi).
Ebbene,
mediante
un
autotrapianto
dal
primo
non
più
«funzionale
ma
con
una
buona
superficie
oculare»
al
secondo
che
«aveva
mantenuto
una
potenzialità
di
recupero»,
il
vecchio
è
tornato
a
vedere
da
quest’ultimo
e
quindi,
come
ha
detto
l’interessato,
a
«nascere
di
nuovo»
pur
con
l’occhio
sinistro
ricostruito
«con
tessuti
da
donatore
solo
a
scopo
estetico».
L’altro
intervento
chirurgico
ha
riguardato
invece
un
neonato
di
40
giorni
affetto
da
gravi
patologie
della
parte
anteriore
e
posteriore
di
entrambi
gli
occhi
e
salvato
dalla
cecità
grazie
a
un’operazione
nella
quale
si
è
utilizzata
la
tecnologia
3D
il
cui
sistema
di
visualizzazione
ha
consentito
ai
medici
chirurghi
«una
percezione
della
profondità
notevolmente
superiore
rispetto
ai
microscopi
tradizionali».
Due
malattie
dalle
stesse
terribili
conseguenze
ma
non
dal
medesimo
percorso
clinico
sia
per
alcune
suddette
diversità
patologiche
sia
per
la
notevole
differenza
di
età
della
coppia
di
pazienti.
Una
distanza
di
anni
che
comprende
pure
un’ovvia
disparità
di
esperienze
e
di
emozioni,
di
competenze
e
di
pratiche
dato
che
il
vecchio
diventato
cieco
aveva
prima
di
certo
provato
ed
esercitato
e
poi
conservato
nel
deposito
della
memoria.
Un
baule
che
nell’anziano
con
gli
anni
si
riempie
e
al
contempo
si
svuota
ma
che
comunque
contribuisce
tanto
a
fargli
soddisfare
i
crescenti
bisogni
e
timori
del
suo
presente
quanto
a
sopportare
il
ridursi
d’impulsi
e
desideri
legati
al
suo
ridotto
futuro.
Una
riduzione
fisiologica
e
anagrafica
che
oggi
un
vecchio,
come
qualsiasi
individuo
di
ogni
età,
può
compensare
utilizzando
la
Realtà
Aumentata
(AR)
la
quale,
come
si
sa,
è
una
dimensione
visiva
che
aggiunge
livelli
d’informazioni
e
d’immagini
al
proprio
stato
di
presenza.
Ovvero
si
limita
(e
non
è
poco!)
a
farci
vedere
quello
che
non
c’è
e
di
conseguenza
a
ritenerlo
davvero
esistente.
In
questo
somigliando
in
un
certo
senso
ai
meccanismi
e
alle
modalità
della
memoria
secondo
cui
solo
attraverso
ricordi
particolarmente
intensi
e
nitidi
la
persona
anziana
è
in
grado
di
vivere
il
presente
aggrappandovisi
con
ogni
mezzo
e
a
qualunque costo.
Ma
se
la
Realtà
Aumentata,
come
si
è
visto,
può
essere
per
certi
versi
accostata
alla
memoria
allora
la
Realtà
Virtuale
(VR)
potrebbe
indurre
ad
essere
avvicinata
all’immaginazione
intesa
nel
senso
di
elaborazione,
mediante
l’uso
di
specifici
visori
opportunamente
predisposti,
di
elementi
fantastici
ed
irreali
che
ben
si
confà
alla
dimensione
ludico-
esplorativa
tipica
dell’infanzia
ben
capace
di
ricreare
e
perfino
sostituire
illusionisticamente
la
vita
reale.
Simulazioni
e
sostituzioni
che
poi
–
diffuse
ed
amplificate
globalmente
dai
social
media
–
paiono
davvero
costituire
l’unica
concreta
Utopia
realizzata
dalla
totale
mancanza
d’intelligenza
naturale.
E
ciò,
purtroppo,
rischia
d’invalidare
il
buon
uso
e
la
grande
utilità
in
vari
ambiti
(industria,
medicina,
ricerca
scientifica
ed
altri)
dell’Intelligenza
Artificiale
(AI).
Ossia
di
un
“organismo
tecnologico”
in
grado
di
«mostrare
capacità
umane
quali
il
ragionamento,
l'apprendimento, la pianificazione e la creatività»
(1)
.
Un
complesso
sistema
di
tecnologia
informatica
il
quale
in
certe
applicazioni
risulta
essere
il
pericolo
di
veder
minimizzati,
se
non
trascurati,
i
suoi
insidiosi
utilizzi
e
ancor
più
i
suoi
dannosi
abusi
malgrado
i
documenti
redatti
in
autorevoli
consessi
e
in
sedi
prestigiose
(2).
Questo
perciò
rende
altrettanto
plausibile
l’ipotesi
che
la
maggior
parte
di
noi,
pur
essendo
in
possesso
di
tali
strumenti
informatici,
sia
destinata
a
rimanere
esclusa
dagli
scopi
effettivi
del
loro
uso.
E,
di
conseguenza,
dai
processi
che
condizionano
in
modo
decisivo
i
rapporti
di
un
mercato
mondiale
in
mano
a
concentrazioni
di
poteri
sempre
più
imperanti
e
sfuggenti
e
le
cui
conseguenze
sono
sotto
gli
occhi
di
tutti.
Perfino
di
chi
come
me
vive
in
una
città
piccola,
ma
comunque
esemplarmente
indicativa
di
ciò
che
accade
ovunque,
espropriata
negli
anni
del
motore
economico
delle
sue
storiche
trainanti
industrie
manifatturiere
causando
gravi
e
vistose
conseguenze
sul
tessuto
economico-sociale
cittadino
il
quale
si
è
lentamente
ed
irreversibilmente
lacerato
tanto
che
i
vari
esercizi
commerciali
ne
sono
diventati
le
uniche
deboli
toppe.
Pertanto
diventa
arduo
e
vano,
se
non
esclusivamente
elusivo
e
sviante,
applicare
le
invenzioni
tecnologiche
sopra
citate
al
presente
reale
di
troppe
botteghe
le
quali,
come
fossero
affette
da
un
crescente
incurabile
contagio,
al
posto
delle
vetrine
esibiscono
solo
orbite
cieche.
Tutte
svuotate
da
un
trionfante
quanto
delittuoso
sistema
consumistico
globale
che
alla
sovrabbondanza
del
traffico
di
merci
non
cessa
di
affiancare
la
massa
indistinta
di
scarti
da
essa
originata
e
accumulata
che
diventa,
al
pari
delle
macerie
fisiche
e
mentali
prodotte
dall’attuale
irriducibile
“terza
guerra
mondiale
a
pezzi”,
sempre
più
complicato
e
gravoso
smaltire
in
qualunque
gigantesca
discarica
nascosta
oppure utopicamente dismessa.
Note
(1)
Così
è
definita
l’Intelligenza
Artificiale
dall’Organizzazione
Internazionale
della
Normazione
(ISO/IEC)
42001:2023,
Information
technology
-
Artificial
intelligence
Management
System(AIMS).
Il
linguaggio
di
programmazione
più
diffuso
nell'ambito
della
ricerca
e
dello
sviluppo
di
sistemi
di
intelligenza
artificiale
è
Python
poiché
esso
consente
una
rapida
prototipazione
delle
reti
neurali,
facendo
così
risparmiare
tempo
ai
ricercatori.
(2)
Nel
2017
a
seguito
del
convegno
di
esperti
mondiali
di
intelligenza
artificiale
(Conferenza
di
Asilomar
sulla
Intelligenza
Artificiale
Benefica,
promosso
dal
Future
of
Life
Institute
),
è
stato
redatto
con
amplissimo
consenso
un
vademecum
con
23
principi
per
affrontare
le
problematiche
etiche,
sociali,
culturali
e
militari
dell'AI.
Il
documento
è
stato
sottoscritto
subito
da
oltre
800
esperti
e
in
seguito
da
altre
migliaia.
Sei
anni
più
tardi,
al
principio
dell’anno
scorso,
i
rappresentanti
delle
tre
principali
religioni
abramitiche
(
cattolicesimo,
ebraismo,
islamismo),
Microsoft
e
IBM,
si
sono
incontrati
in
Vaticano
alla
Rome
Call,
per
la
richiesta
congiunta
di
una
la
riflessione
etica
sull’uso
degli
algoritmi
(algoretica))
che
debba,
possa
e
voglia
guidare
qualsiasi
tipo
di
progettazione
dell'Intelligenza Artificiale.