novembre 2024
SPARTACO FONTANOT
Dalla Francia la bella storia di una
utopia pagata con la vita
Parigi, luglio 2024
Provo
a
raccontarvi
una
storia
di
famiglia,
che
è
stato
un
po’
il
filo
rosso di questi miei giorni a Parigi.
Questo
qui
accanto
in
un’immagine
un
po’
idealizzata
è
Spartaco
Fontanot,
primo
cugino
del
papà
di
mio
marito
Paolo,
nato
a
Monfalcone
nel
1922
ed
emigrato
da
bambino
in
Francia
con
la
sua
famiglia
per
sfuggire
al
fascismo.
Fa
parte
del
gruppo
di
famiglie
antifasciste
che
ospitarono
ed
aiutarono
i
genitori
di
Paolo
quando
si
trasferirono
in
Francia,
gli
zii
di
cui
Paolo
ci
raccontava
con
grande
affetto,
ammirazione
e
gratitudine.
Credo
che
il
carattere
di
Paolo
sia
stato
molto
influenzato
dal
coraggio,
dalla
vivacità
intellettuale
e
generosità di questi zii.
Questa
invece
è
la
foto
presa
dalla
polizia
parigina
quando
Spartaco
fu
arrestato,
nel
novembre
1943.
Spartaco
aveva
aderito
ad
un
gruppo
della
resistenza
francese
e
aveva
partecipato
ad
una
serie
di
attentati
importanti
contro
gli
occupanti
nazisti
e
i
collaborazionisti
francesi
(durante
la
seconda
guerra
mondiale
la
Francia
fu
invasa
dai
nazisti
e
con
loro
si
alleò).
Fu
consegnato
ai
tedeschi,
processato
sommariamente
assieme
a
ventitré
compagni
e
condannato
a
morte.
Aveva
22
anni.
Racconterò
più
avanti
del
processo
e
del
famoso
manifesto
rosso
(Affiche
Rouge).
Spartaco
fu
fucilato
nel
febbraio
del
1944
assieme
ai
suoi
compagni
in
una
fortezza
che
abbiamo
visitato
ieri,
Fort
du
Mont
Valerien,
nella
cintura
parigina,
dove
fra
il
1941
e
il
1944 furono uccisi dai tedeschi ben 1008 fra ostaggi e partigiani.
Questa
foto
mostra
la
fucilazione
di
quattro
suoi
compagni,
Spartaco
fu
ucciso
subito
prima
o
subito
dopo.
Si
tratta
di
uno
dei
tre
scatti
furtivamente
presi
da
un
sottoufficiale
tedesco,
cattolico
e
antinazista,
che
solo
dopo
quarant’anni
di
silenzio,
pochi
mesi
prima
della
sua
morte,
su
consiglio
di
un
amico
rende
pubbliche.
Sono
le
uniche
foto
di
una
delle
più
di
mille
fucilazioni
avvenute
in
questo
luogo.
Da
notare
la
sproporzione
fra
il
numero
di
soldati
tedeschi
e
il
numero
dei
fucilati,
forse
un
espediente
per
diminuire
il
senso
di
responsabilità in chi sparava.
Un
fatto
che
mi
ha
colpita:
nessuna
donna
è
stata
fucilata
in
questa
fortezza,
perché
la
fucilazione
era
considerata
dai
tedeschi
un
onore
che
veniva
riservato
ai
combattenti,
le
donne
non
ne
erano
degne.
Per
esempio
le
due
donne
che
facevano
parte
del
gruppo
di
Spartaco
sono
state
portate
in
campi di sterminio tedeschi e lì uccise (una decapitata).
La
caratteristica
che
distingue
la
Resistenza
francese
da
quella
italiana,
è
l’essere
stata
costituita
per
la
maggior
parte
da
immigrati,
comunisti
ed
ebrei,
che
pur
non
essendo
francesi
lottarono
sacrificando
la
loro
vita
per
la
libertà
della
Francia.
Quando
il
tribunale
chiese
a
Spartaco
perché,
pur
non
essendo
francese,
si
batteva
per
la
Francia,
la
risposta
è
stata:
“La
patria
per
un
operaio
è
là
dove
lui
lavora”.
Il
gruppo
di
cui
faceva
parte
Spartaco
era
comandato
da
un
poeta
armeno,
Missak
Manouchian,
un
personaggio
di
notevole
spessore.
Rimasto
orfano
durante
il
genocidio
degli
armeni
(un
milione
e
mezzo
di
armeni
furono
sterminati
dal
governo
turco
fra
il
1915-18),
arriva
in
Francia
da
un
orfanotrofio
libanese
e
fa
tanti
lavori
(saldatore,
lavatore
di
automobili
e
altro).
Nei
momenti
liberi,
affamato
di
arte
e
cultura,
studia
e
scrive
poesie.
Aderisce
al
partito
comunista
e
si
impegna
per
difendere
la
Francia
dal
nazismo
assieme
a
sua
moglie
Mélinée,
anch’essa
un’orfana
del
genocidio armeno (foto qui accanto).
Manouchian
è
arrestato
nel
novembre
1943
e
torturato
con
i
suoi
ventitré
compagni,
fra
i
quali
Spartaco.
I
nazisti,
sentendo
che
il
vento
della
guerra
sta
girando,
cercano
di
screditare
il
gruppo
e
la
Resistenza.
Dopo
la
condanna
a
morte
dei
ventitré
partigiani,
viene
organizzata
una
macabra
campagna
pubblicitaria.
Nelle
strade
di
Parigi
viene
affisso
un
manifesto,
passato
alla
storia
come
“Affiche
Rouge”
(manifesto
rosso),
in
cui
figurano
le
foto,
i
nomi
e
le
azioni
di
dieci
di
questi
partigiani
(fra
cui
Spartaco,
sulla
destra),
descritti
come
criminali,
terroristi
assetati
di
sangue.
Lo
slogan
era
“Sono
questi
i
liberatori?
La
liberazione
ad
opera
dell’esercito
del
crimine”.
Le
ultime
lettere
di
questi
combattenti,
profondamente
commoventi,
testimoniano
anche
il
loro
impegno
di
resistenti
comunisti
stranieri,
risolutamente
attaccati
alla
Francia
che li ha accolti.
“Vive
la
France”
scrivono
per
la
maggior
parte
o
gridano
al
momento della loro esecuzione.
La
Francia
non
è
stata
prontissima
a
riconoscere
il
valore
di
questi
partigiani.
È
vero
che
il
generale
De
Gaulle
nel
1960
aveva
onorato
la
memoria
di
tutti
i
morti
per
la
Francia
dal
1939
al
1945,
inaugurando
un
memoriale
proprio
al
forte
Valerien,
ma
è
solo
nel
febbraio
di
quest’anno
(2024)
che
il
presidente
Macron
ha
concesso
l’onore
dell’ingresso
al
Pantheon
per
Missak
Manouchian
e
sua
moglie
Mélinée,
con
una
cerimonia
solenne
in
cui
sono
stati
nominati
tutti
e
ventitré
i
suoi
compagni
(il
Pantheon
è
una
ex
chiesa
di
Parigi
che
ospita
nella
sua
cripta
circa
80
uomini
e
donne
che
hanno
reso
grande
la
Francia,
per
esempio
Hugo,
Dumas,
Voltarie,
Marie
Curie).
In
occasione
di
questa
cerimonia
è
stata
cantata
la
canzone
“L’
affiche
rouge”,
musicata
da
Leo
Ferré
e
scritta
da
Aragon.
La
canzone
è
commovente
se
ascoltata
un
paio
di
volte
(al
primo
ascolto
mi
era
parsa
noiosa).
Qui
la
canzone
con la voce magnifica di Leo Ferré:
Qui
momenti
della
cerimonia
al
Pantheon
e
la
canzone
cantata
invece
da
Feu
Chatterton:
Un
articolo
che
ho
trovato
interessante
per
capire
il
carattere
internazionale
della
resistenza
e
lo
spirito
di
questi
giovani
è
qui
in
un
sito
dell’ANPI.
C’è
anche
la
storia
di
tutti
e
tre
i
Fontanot,
Spartaco,
Nerone
e
Giacomo
con
molto
altro
materiale:
Finisco
con
la
lettera
che
Spartaco
scrisse
ai
suoi
genitori
e
alla
sorella
prima
di
essere
fucilato.
Si
tratta
della
riproduzione
della
trascrizione
a
macchina
fatta
tanti
anni
fa
da
una
zia
di
Paolo.
Purtroppo
l’originale
è
andato
perduto.
Anna Bianco Fontanot
L’amico
scultore
e
poeta
Agostino
Pisani
e
sua
moglie
Elisa
hanno
una
cugina,
Anna
Bianco
Fontanot,
la
quale
in
famiglia
si
è
trovata
a
riscoprire
questa
storia
dolorosa
e
insieme
bella
di
Resistenza
e
sacrificio
per
la
libertà: la storia di Spartaco Fontanot e dei suoi compagni.
L’abbiamo
voluta
condividere,
parlando
di
utopia,
perchè
vale
davvero
la
pena
conoscerla.
Non
solamente
perchè
i
sentimenti
che
ispira
tornano
purtroppo
d’attualità
oggi
in
questa
nostra
realtà
fatta
di
rinascenti
fascismi
e
violenze,
ma
anche
perchè
ci
viene
dalla
Francia,
ricordandoci
lo
spirito d’allora, in una determinazione che superava frontiere e nazioni.
È
il
racconto
del
recente
viaggio
a
Parigi
di
Anna,
alla
scoperta
di
quel
passato.