COSA VOGLIAMO DIRE E FARE
Raccogliere il disagio di artisti e
pubblico reagendo alle cattive pratiche dell'arte contemporanea
Ogni forma e opera artistica d'oggi, se di qualità e di senso autentici, possiede dignità
estetica.
E merita dunque di
dialogare con la sensibilità del pubblico e con l'immaginario
collettivo dei nostri tempi. Merita di chiamarsi arte contemporanea
alla pari delle tendenze oggi dominanti.
Invece il pensiero unico ha riempito e riempie in questi anni
chilometri di biennali e istituzioni, musei e luoghi d'evento solo
con video, installazioni, dipinti e segni ispirati tutti a un
medesimo conformismo, frutto di un combinato di poetiche
sostanzialmente evasive e/o effimere.
Tranne poche
segnalate presenze, la massa di tali opere costituisce una
vuota modulazione ripetitiva, un nuovo manierismo accademico di
decadenza valoriale, cui la cultura contemporanea partecipa
scarsamente e che il grande pubblico assorbe passivamente.
E l'immaginario collettivo, in assenza di proposte più
sofisticate e pertinenti, viene occupato esclusivamente e
massivamente dalle
ricette della grande industria culturale dell'intrattenimento.
L'esprit du temps manque d'esprit...
Di questi giudizi polemici dobbiamo farci promotori in ogni sede,
dobbiamo persuaderne gli
operatori decisionali del nostro settore, investirne l'opinione
pubblica.
Slegare il concetto di contemporaneo dalla mera scelta formale,
ricollegarlo al valore estetico dell'opera significherà contribuire
a sbloccare
l'universo delle istituzioni artistiche italiane, sia pubbliche che
private, oggi ingolfate
dall'orientamento prevalente.
Significherà bruciare gli alibi e le cattive pratiche della grande
maggioranza degli amministratori, assessori, direttori, curatori,
divulgatori, operatori ecc. da anni passivamente
spalmati sull'acquiescenza
all'effimero della moda più recente.
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CONTINUIAMO COSI'
Sono trascorsi due mesi dall'apertura e una iniziativa di
"nicchia" come questa supera ormai le 1000 visite reali.
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DIVENTARE RIVISTA ONLINE
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GLI INTERVENTI IN
ORDINE D'ARRIVO
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VARREBBE LA PENA PROVARCI?
Oltre a quella di diventare rivista online, sta nascendo un'altra proposta operativa che in qualche modo concretizza
le riflessioni tenute fino ad ora…
Di che si tratta? Su questo è importante che ognuno dia qui – da
subito – il contributo della propria opinione mandandoci idee,
critiche costruttive, consigli.
Cominciamo infatti a pensare, ora, al lancio possibile di una
iniziativa periodica. Immaginiamo una iniziativa di mostra e di
dibattito, un momento collettivo organizzato tra riflessione,
esibizione e piacere d’arte, che diventi una scadenza di lavoro ma
anche un segnale forte, un incontro voluto come simbolo incisivo,
come segno d’identità nelle differenze, da spendere verso
l’immaginario collettivo, la sensibilità e la curiosità del grande
pubblico.
Inventiamoci un appuntamento (annuale, biennale?) che ci riunisca
tutti, che mostri al nostro ambiente e alla gente la qualità delle
cose di cui parliamo, le ragioni dei giudizi che abbiamo dato, le
situazioni che abbiamo evocato.
L’arte contemporanea, per noi, è qualcosa di molto più ricco e più
articolato di quanto non sia ammesso dall’ideologia estetica oggi
largamente prevalente nelle Istituzioni e corporazioni del settore.
E allora mostriamola senza ambiguità questa ricchezza plurale di
figurazioni che l’attuale concetto di contemporaneo tende
costantemente a ignorare. Mostriamola finalmente e periodicamente in
un suo spazio speciale, con un taglio mirato e specifico, senza
confonderla in un indifferenziato pluralismo. Concentriamo sulle sue
qualità più alte e più diverse l’attenzione del pubblico.
C’è stato un tempo della modernità in cui gli artisti si sono
inventati i Salons per reagire in autonomia e autogestione
all’imperio dell’accademismo e al monopolio di un’arte pompieristica
e modaiola. Se oggi inventassimo (e costruissimo) il Salone
contemporaneo delle figurazioni?
Se, in giro per l’Italia e nelle nostre relazioni personali,
cercassimo e investissimo interlocutori istituzionali, imprenditori,
collezionisti sensibili, per convincerli del progetto, per aiutarci
con le necessarie risorse?
Potremmo mettere assieme un gruppo operativo, una squadra di azione
e lavoro per dare
corpo d’opere e di suggestioni alle ragioni dei nostri entusiasmi e
delle nostre polemiche, agli argomenti dei nostri gusti, al senso
dei nostri disgusti.
Varrebbe la pena provarci.
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