Novembre 2024
LE UTOPIE DI UN
OVERSETTANTA
di Carlo Catiri
Oggi
tutto
è
datato
e
ogni
cosa
che
produciamo
e
consumiamo
ha
tempi
di
scadenza
definiti
e
sempre
più
spesso
fissati
da
una
normativa.
Anche
la
nostra
vita,
almeno
nel
mondo
cosiddetto
civilizzato,
viene
valutata
in
dipendenza
della
data
nascita.
Le
assicurazioni
poi
stabiliscono
le
tabelle
di
valore
delle
polizze
sempre
legate
alla
sopravvivenza;
le
cure
ospedaliere
tengono
conto
dell’età
anagrafica
e
anche
altre
convenzioni
e
trattamenti
della
persona
dipendono
strettamente
dalla
nostra
speranza
di
vita,
programmata da algoritmi e tabelle virtuali.
Anche
la
terminologia
linguistica
specifica
il
nostro
stadio
della
vita,
etichettandoci
con
parole
del
tipo
terza
età,
anziano,
vecchio,
persona
terminale
e
quant’altro
che
per
pudore
e
riservatezza
non voglio neppure nominare.
Con
la
morte
poi
della
famiglia
allargata
di
contadina
memoria
l’individuo
vive
sempre
più
solo
e
impossibilitato
a
mantenere
quei
rapporti
sociali
così
importanti
per
il
suo
benessere
psicologico e mentale.
E’
triste
constatare
che
la
maturità
del
pensiero
e
l’esperienza
del
vissuto
sono
sempre
meno
considerate
come
un
valore
ma
solo
come un fardello, un impedimento e un costo sociale.
Questo
pensare
alla
vita
non
più
attraverso
le
stagioni
e
gli
eventi
naturali
ma
solo
in
dipendenza
dell’incalzare
dell’innovazione
tecnologica
è
paurosamente
disumano
e
ormai
affidato
alla
cosiddetta
intelligenza
artificiale
che
non
conosce
lo
spessore
del
tempo ma solo la sua velocità.
Sorge
allora
spontanea
la
domanda:
cosa
può
mai
voler
progettare un oversettanta?
A
tal
proposito
mi
viene
in
mente
(
scusate
l’ovvietà
)
il
Buonarroti
che
ormai
ottantanovenne
sfidava
il
tempo
e
lo
spazio
alla
ricerca
del
quel
senso
del
dolore
che
prova
una
madre
che
piange
il
proprio giovane figlio ucciso di morte violenta.
Partendo
da
questa
considerazione
possiamo
dire
che
tutto
allora
dipende
dalla
nostra
volontà
di
esistere,
di
lasciare
un
segno che dia un senso al nostro agire quotidiano.
Proviamo
allora
nel
tentativo
di
guardare
avanti,
ad
invertire
il
percorso
del
tempo
alla
ricerca
di
motivazioni
mai
pensate,
inseguendo
obiettivi
nuovi
che
possano
riempire
in
modo
denso
la nostra pur breve ma non misurabile esistenza rimasta.
In
questo
atteggiamento
forse
un
po'
utopico
e
velleitario,
può
emergere
qualcosa
di
nuovo
in
noi,
un
calarsi
nella
vita
reale
che
ci
permette
di
guardare
alla
storia
in
modo
sintetico,
profondo
e
trasversale.
Una
lettura
del
contemporaneo
libero
da
convenzioni,
in
grado
di
svelare
e
mettere
a
nudo
quegli
interessi
economici
e
di
potere
che
costantemente
si
nascondono
dietro
un pesante sipario.