novembre 2024
TRA IERI E OGGI
QUELLO CHE VORREI…
Achille Guzzardella
Caro
Giorgio,
mi
ha
fatto
piacere
ricevere
il
tuo
invito
a
collaborare
ancora
per
il
riContemporaneo,
e
ancora
più
sapere
delle
tue
intenzioni
di
riprendere
a
tenere
la
rivista
online
con
tanti
amici
e
conoscenti.
Ma
si,
andiamo
avanti,
non
facciamoci
deprimere
dalle
vicissitudini
sociali
di
questo
tempo,
dai
fatti
gravissimi
come
le
guerre.
Guerre
purtroppo
che
ci
sono
sempre
state
nel
mondo
e
che
penso
ci
saranno
sempre.
Siamo
in
tanti,
il
mondo
è
grande
e
mettere
d’accordo
le
nazioni
ed
i
vari
poteri
(molti
occulti)
e
gli
egoismi
degli
uomini
penso
sia
impossibile.
Io,
per
mia
fortuna,
ho
una
fede
che
mi
fa
ben
sperare
per
il
dopo
terreno
e
mi
dà
una
certa
contentezza
e
serenità
d
‘animo,
anche
se
ho
momenti
di
angoscia
e
tristezza
per
i
mali
e
la
povertà
di
pensiero
di
certe
persone
e
di
certi
governanti
e
di
molti
che
fanno
politica
dando
il
loro
contributo
alle
decisioni
negative
che
sostengono
le
guerre
in
corso.
È
giusto
essere
positivi
almeno
sui
fatti
dell’arte,
anche
se
sappiamo
che
molti
valori
di
un
tempo
non
ci
sono
più.
L’arte
ha
preso
altre
strade,
e
la
speculazione
esagerata
ha
preso
il
sopravvento.
Le
scuole
si
sono
impoverite
sia
dal
punto
di
vista
della
qualità
dei
docenti,
sia
dal
numero
degli
allievi
che
è
cresciuto
enormemente
sia
nei
Licei
Artistici,
sia
nelle
Accademie.
L’avvento
della
tecnologia,
dell’arte
digitale
ha
fuorviato
completamente
gli
interessi
e
il
saper
fare
nei
giovani
e
anche
meno
giovani.
Non
c’è
più
l’interesse
per
il
mestiere,
per
il
saper
fare;
la
pittura,
la
scultura,
la
decorazione,
materie
fondamentali
delle
Accademie
non
interessano
quasi
più
agli
studenti,
tranne
rarissimi
casi.
Pensiamo
al
danno
enorme
causato
dall’avvento
del
3D,
utile
per
applicazioni
scientifiche
e
di
costruzione
meccanica
ma
non
certo
sostitutivo
del
fare
arte
in
scultura
e
pittura.
Gli
allievi
usando
il
3D
nei
licei
e
nelle
Accademie
imparano
a
realizzare
pupazzi
di
plastica,
figure
freddamente
schematiche
e
meccaniche.
E
così
in
pittura
imparano
a
combinare
pixel
di
colori
tratte
dal
computer.
Una
vera
disgrazia
seriale
artistica,
una
opportunità
economica
per
papponi
e
speculatori
che
usano
i
giovani
artisti
come
burattini
creando loro un mercato per qualche anno e poi più.
Ma
noi
della
vecchia
guardia,
sessantenni,
settantenni,
ottantenni
e
in
certi
casi
novantenni
dobbiamo
essere
giustamente
come
tu
Giorgio
hai
indicato
nella
tua
lettera:
essere
positivi
e
cercare
un
futuro
migliore.
Sono
pienamente
d’accordo
con
questi
propositi
tuoi,
di
tanti
amici,
e
dunque
dobbiamo
pensare
ai
giovan,
ricostruire
una
scuola
che
non
c’è
più.
Così
pure
nelle
Accademie
che
per
interesse
commerciale
hanno
preso
un
altro
indirizzo,
tralasciando
sempre
più
pittura,
scultura
e
decorazione
per
dare
semmai
agli
allievi
solo
nozioni
sulla
moda
e
sul
design.
Insegnamenti
questi
che
tra
l’altro
vengono
benissimo
impartiti
da
altre
scuole.
Le
Accademie
come
ben
sappiamo
sono
invece
diventate
sede
di
manifestazioni
assai
disparate
ma
soprattutto
ospitano sfilate di moda, momenti di design e congressi scientifici.
Questa
è
la
realtà,
e
quindi
il
futuro
per
l’arte
di
tradizione
non
potrà
che
essere
grigio
e
sarà
quasi
impossibile
creare
una
scuola
italiana
come
quella
di
un
tempo,
o
come
la
così
detta
“bottega”
artistica
di
molti
miei
predecessori.
Ma
è
giusto
almeno
per
noi
ben
sperare.
Abbiamo
molti
ricordi
di
artisti
che
non
ci
sono
più
e
di
tanta
arte
italiana
ed
europea
che
ci
ha
affascinato
in
gioventù
insieme
alle
letture fatte e alle visite appassionate alle mostre.
Per
la
stragrande
maggioranza
degli
studenti
di
oggi
o
di
qualche
anno
fa
non
c’è
memoria,
nemmeno
conoscono
artisti
che
furono
anche
loro
studenti
d’Accademia:
Carrà,
Sironi,
Morandi,
Marino,
Messina,
Manzù,
Carpi,
Minguzzi,
Dova,
Cantatore,
Guttuso,
Migneco,
Fabbri
e
tanti
altri:
tutti
nomi
per
i
quali
nutrivamo
passione
e
interesse
vivo.
Né
tantomeno
conoscono
i
Rosso,
Gemito,
Grandi,
Ranzoni,
Cremona,
Previati
e
tutta
la
cultura
artistica
dell’ottocento
e
del
novecento.
Tutto
cancellato,
con
una
impreparazione
colossale.
Eppure
vogliono
fare
gli
artisti!
Molti
giovani
sono
stati
fatti
andare
avanti
nella
scuola
media
e
nel
liceo
senza
conoscere
materie
fondamentali
come
Storia,
Italiano
o
Geografia, per non parlare della Storia dell’Arte.
Mi
fermo
qui
perché
il
mio
scritto
sembra
diventare
una
lamentela.
Vorrei
provare
invece
a
immaginare
qualche
speranza
per
il
futuro
e
quello
che
vorrei
accadesse
nei
prossimi
anni,
soprattutto
a
Milano.
Mi
piacerebbe,
per
esempio,
che
le
Accademie
e
i
Licei
tornassero
a
insegnare
a
mescolare
i
colori,
a
far
capire
la
bellezza
degli
accostamenti
cromatici,
la
delicatezza
di
un
tono
su
un
altro
(Morandi
fa
scuola);
vorrei
che
fossero
ripristinate
con
più
serietà
le
aule
di
Scultura
e
si
tornasse
a
insegnare
il
modellato
con
studi
per
il
ritratto
e
di
come
si
forma
con
il
gesso
o
si
realizza
un’armatura
e
tanto
altro.
Vorrei
che
si
tornasse
a
fare
i
concorsi
per
l’assunzione
di
docenti
preparati,
concorsi
fermi
in
Italia
al
1991-
92.
Vorrei
che
il
comune
di
Milano
tornasse
a
fare
i
concorsi
per
la
collocazione
di
nuovi
monumenti
o
percorsi
di
scultura
in
città.
A
Milano,
infatti,
siamo
fermi
agli
anni
70
e
80,
quando
furono
realizzate
le
ultime
opere
pubbliche,
belle
o
brutte
che
le
si
consideri,
da
artisti
come
Minguzzi,
Broggini,
i
due
Pomodoro,
Ramous,
Biancini,
Fabbri,
Somaini,
Robaudi,
Ivo
Soli,
Rosenthal,
Marini,
Sangregorio,
Carlo
Mo,
Burri,
Roccamonte,
Cosentino,
i
due
Cascella,
Luigi
Ghemo,
Oddo
Aliventi,
Carmelo
Cappello, Zazzeri, Cassani e tanti altri...
In
questi
anni
pochissime
sculture
sono
state
installate,
eseguite
solo
da
alcuni
raccomandati
e
per
interessi
speculativi
,
vedi
la
mano
di
Cattelan
davanti
al
Palazzo
della
Borsa,
uno
scempio
in
tutti
sensi
e
di
cattivo
gusto,
o
la
mela
di
Pistoletto
con
la
sua
assurda
motivazione.
Milano
è
in
uno
stato
di
abbandono
artistico
totale.
La
città
dei
ricchi
non
dà
e
non
fa
più
niente
di
positivo
per
le
arti
sia
figurative
che
astratte
(termini
considerati
obsoleti);
ciò
che
il
Comune
porta
avanti
sono
quasi
soltanto
le
grandi
speculazioni
edilizie
e,
in
campo
musicale,
finanziare
la
Scala
e
le
altre
istituzioni.
Un
abbandono
totale
dei
valori
sociali
e
educativi
dell’arte
in
generale.
I
giovani
abbandonati
a
se
stessi,
alla
mercè
dei
social
media
del
potere,
soprattutto
di
quelli
americani.
Vorrei
che
nell’amministrazione
comunale
tornassero
a
operare
persone
qualificate
o
veri
mecenati
dell’arte
capaci
di
rendere
Milano più interessante e moderna, proprio pensando ai giovani.
A
differenza
di
qui,
visitando
cittadine
tedesche,
svizzere,
spagnole
e
francesi
ho
notato
un
significativo
interesse
per
l’arte
contemporanea,
ma
fatta
però
di
scultura
vera,
di
forme
concrete,
non
di
installazioni
momentanee
o
di
apparizioni
effimere
come
quelle
del
Fuori
Salone
neivari
cortili
universitari
milanesi.
Questo
per
dire
che
all’estero
c’è
un
interesse
per
i
giovani
e
per
l’auspicabile
futuro
dell’arte
molto
maggiore
che
a
Milano.
La
nostra
città
si
vuole
all’avanguardia,
ma
si
tratta
di
un’avanguardia
solo
apparente,
fatta
di
speculazioni
edilizie,
per
il
resto
troneggia
l’abbandono:
abbandono
delle
strade
piene
di
buche
e
pavimentazioni
pericolose,
della
precarietà
dei
mezzi
di
trasporto
pubblico
con
i
giovani
guidatori
degli
autobus
o
dei
tram
impreparati
e
nervosi
e
con
scioperi
ormai
quasi
settimanali.
E
questi
sono
soltanto
alcuni
problemi
del
territorio.
Certamente
la
vita
era
più
positiva
e
di
maggior
interesse
negli
anni
70,
80
e
90,
e
anche
le
manifestazioni
culturali
e
le
mostre
d’arte
erano
più
selezionate
e
scientifiche.
Le
cose
che
non
vanno
sono
tante,
troppe:
scrivo
questo
perché
è
facile
parlare
di
buoni
propositi,
ma
non
si
è
certo
supportati
da
una
città
al
passo
con
i
tempi.
Con
l’avvento
dell’euro
e
con
la
seconda
e
terza
Repubblica
tutto
è
cambiato
in
peggio
per
i
cittadini,
maggior
costi
per
i
generi
primari,
per
il
cibo,
la
sanità
ecc.
Gli
stipendi
non
si
sono
certo
adeguati
al
costo
della
vita.
Con
i
primi
anni
2000
ecco
una
vera
decadenza
sociale
e
artistica.
A
Milano
decadenza
nelle
arti con il cambiamento di certe istituzioni come la Permanente.
Ma
noi
dobbiamo
pensare
bene
e
avere
buoni
propositi,
e
allora
ecco
cosa vorrei.
Vorrei
che
gli
scultori
avessero
lavoro,
vorrei
che
ai
pittori
fosse
data
la
possibilità
di
esporre
le
loro
opere
in
spazi
pubblici,
in
sale
comunali,
e
che
la
gente,
gli
appassionati
potessero
tornare
a
vedere
pittura
e
scultura.
E
vorrei
ridare
un
senso
all’immaginario
dei
giovani,
annichiliti
e
bloccati
da
una
tecnologia
fredda
e
priva
di
sentimento.
Vorrei
che
la
Permanente
tornasse
per
tutto
l’anno
a
esporre
opere
di
pittura,
scultura,
fotografia
e
altro,
come
ha
sempre
fatto
dalla
sua
fondazione
ottocentesca
fino
a
circa
20
anni
fa.
Vorrei
che
tornassero
vivaci
certi
circoli
dove
si
faceva
dell’arte
come
la
Famiglia
Artistica
e
tanti
altri;
vorrei
che
le
gallerie
private
milanesi
tornassero
a
fare
le
gallerie
d’arte.
Vorrei
che
il
museo
Francesco
Messina
tornasse
a
funzionare
come
un
tempo,
esponendo
solo
le
opere
del
maestro
siciliano;
vorrei
che
le
opere
di
Marino
Marini
collocate
malissimo
al
Museo
del
‘900
fossero
riportate
alla
collocazione
originaria
del
bellissimo
allestimento
dell’architetto
Antonio
Piva
alla
villa
Reale
di
via
Palestro.
Vorrei
che
la
Pietà
Rondanini
del
sommo
Michelangelo
tornasse
a
essere
come
era,
un
po’
impolverata
e
con
addosso
la
patina
del
tempo,
ricollocata
come
era
davanti
al
muro
in
cemento
grigio
dello
studio
BPR.
C’era
un
bellissimo
basamento
romano,
come
scrissi
su
una
rivista
edita
a
Roma
pochi
giorni
dopo
quell’incauta
pulitura
fatta
sulla
Rondanini
rendendola
quasi
canoviana
e
priva
di
chiaroscuro
tanto
da
vedere
molto
meno
le
scalpellate
a
gradina.
E
vorrei
che
la
città
cambiasse,
e
che
i
cambiamenti
urbani
fossero
fatti
nell’interesse
e
utilità
dei
cittadini
e
non
per
quello
di
speculatori
e
accentratori
di
potere;
che
la
gente
potesse
vivere
meglio,
senza
paure,
e
che
i
percorsi
per
gli
spostamenti
della
popolazione
fossero
abbelliti
e
resi
più
interessanti
e
istruttivi con opere scultoree.
Giorgio,
spero
davvero
che
tu
o
qualche
nostro
amico
possa
anche
qui
sul
riContemporaneo
dare
buoni
consigli
o
trovare
un
modo
utile
per
rinnovare nei giovani l’interesse per l’arte che c’era un tempo.