Plaudo all’iniziativa: può essere il solito sasso nello stagno (perché di stagno si tratta, nonostante i fronzoli che oscillano in tante mostre senza lasciar trasparire il contenuto), ma altri potrebbero seguire, a smuovere l’acqua. La frenesia pervade le proposte artistiche attuali, la frenesia della trovata da sacrificare con altre trovate per destare lo stupore, il divertimento estemporaneo, mai la riflessione. La sedimentazione delle idee, del bello, di un contenuto estetico/etico è rifuggita: occorre lasciare minima traccia di “valori” per potersi adattare all’attuale bisogno d’essere proteiformi.
La mia, la nostra generazione, ha creduto nell’impegno di ricercare, per consegnare qualcosa di riconoscibile, di condivisibile, ha speso le sue energie per lasciare qualcosa che avesse la valenza di incoraggiamento nella monotonia quotidiana: invece è prevalso il principio dell’usa e getta. Del rigettare il passato, considerato stantio e inerte.
Di qui, la distrazione e l’indifferenza verso le ricerche di una vita e la sostituzione di cose per épater. Ma chi? La creatività non è morta, ma è ludica ed effimera e, soprattutto, non vuole disturbare, anche quando è cruenta. Perché paradossale, artificiosa.
Occorre lanciarlo questo sasso, per non condannare irrimediabilmente all’oblio un patrimonio di idee, di sensibilità, di gusto, per invitare a soffermarsi, a confrontarsi, a smascherare i lustrini che, quando non sono patacche, valgono essenzialmente ad alimentare la smania di onnipotenza fornita dal denaro.
Ciao, e alla prossima mossa.