codice ISSN 2239-0235
questo numero è online dal 1/5/2014 ultimo aggiornamento il 6/09/2014
(in ordine di arrivo)
Il sommario
ASBEL DUMPIERRE,
TUTTO INVISIBILE
TRANNE GLI OCCHI
di Chiara Gatti
Se è vero – come si dice – che gli occhi sono lo specchio
dell'anima, le figure di Asbel devono avere un'anima
complessa. Per lui, figlio di una cultura latino-americana
che, in letteratura come in pittura, ha sempre mescolato
realismo e magia, tradizione ed esotismo, plasmare
personaggi fatti di luci e ombre, difficili dentro e fuori,
tortuosi come labirinti, è cosa naturale. Dalle sue tele,
colore del sangue e dell'arena, si affacciano infatti folle di
volti inquieti, che sbirciano, osservano, puntano,
scrutano. I loro occhi non battono ciglio, non cedono a
colpi di sonno, sono grandi, immobili e, soprattutto, sono
tanti. Decine di palpebre e di iridi profonde si aprono
sulle guance floride come finestre, si schiudono come
boccioli e si moltiplicano come esseri alieni. Sono occhi
magici, occhi spettrali di creature fantasma, come quelli
dello “stregatto” che, nei sogni di Lewis Carroll, si
smaterializzava e diventava tutto invisibile, tranne gli
occhi.
Sposando con saggezza l'istinto fiabesco della sua terra
d'origine a un sesto senso per la
narrazione misurata ma analitica,
ispirata ai classici dell'arte del
passato, al Seicento, alle Fiandre,
Asbel ha fatto in pittura quello che
Alejo Carpentier ha sperimentato nei
suoi romanzi. Ha unito cioè il sapore
barocco del Sud America, il folclore,
la gente, i riti, le spezie, all'amore e il
rispetto per l'antico, la storia, il mito,
l'ordine e l'armonia. Ne è uscito un
mondo immaginifico, epico e inquieto
allo stesso tempo, in cui i ritratti
dell'arte di tutti i secoli, dal
Rinascimento italiano al Siglo de Oro
spagnolo, hanno vestito il ruolo di
comparse in uno spettacolo onirico e
surreale; personaggi in cerca di
autore, sfuggiti alla loro epoca, pronti
a prendersi in giro, a re-interpretare
se stessi. E il loro autore, in questo
caso, è diventato Asbel, regista
sarcastico di una commedia
dell'umana esistenza punteggiata di
occhi, di citazioni e ricordi di altri
occhi famosi.
Gli occhi spalancati della Ragazza con l'orecchino di
perla, in ammirazione del suo pittore. Gli occhi dipinti da
Bramantino nel suo colosso a guardia delle ricchezze del
Moro, ammassate in una stanza del Castello di Milano
come nella caverna di Alì Babà. Gli occhi fatti coi bottoni
di Enrico Baj e quelli bendati in un bacio d'amore di
Psiche. Gli occhi del San Giovanni Battista di Leonardo,
che ti seguono ovunque vai, e i cento occhi di Argo che
non dormivano mai. Gli occhi dei fumetti pop, pieni di
lacrime di Lichtenstein, e gli
occhi attraversati dalle
nuvole in cielo di Magritte,
che diceva «i miei occhi
hanno visto il pensiero per la
prima volta».
Inutile dire che Asbel aveva
negli occhi questa
genealogia di celebri sguardi
quando ha iniziato ad
aggiungere pupille alle dame
di Rubens e Velázquez, ai
gentiluomini di Rembrandt,
Dürer o Van Dyck. Tutti in
posa nelle loro cornici, le
gorgiere inamidate, gli
spilloni nei capelli, un mezzo
sorriso e gli occhi,
ovviamente, fissi in
macchina. Ed è in quel
momento che avvenuto il mistero o il miracolo. Come
nella pellicola di Woody Allen, Harry a pezzi, dove l'attore
cinematografico soffriva di una strana sindrome di
sfocatura e recitava tutta la sua parte fuori fuoco. Anche
gli attori di Asbel sembrano contagiati da una simile
affezione davanti a un obiettivo che non riesce a
catturare uno scatto nitido, a inquadrarne lo sguardo e
l'anima. Tant'è che, a lungo andare, anche gli occhi dello
spettatore finiscono per confondersi,
la percezione è deviata, la vista
tentenna. L'immagine è così insidiosa
e ipnotica che la comprensione vacilla
e l'attenzione sprofonda nel buco nero
delle iridi scure. E tutto il resto è
nebbia, scompare.
Si direbbe che Asbel, dalla sua Avana
tropicale, oltre al fascino dell'arte
antica, mixato talora ai modi della
nuova oggettività tedesca (ma quella
era cattiva, lui solo un po' arrabbiato),
abbia raccolto le intuizioni di certe
neoavanguardie, traducendole in
pittura. Dell'arte optical, specialmente,
delle esperienze astratto-geometriche
europee, delle ricerche sui movimenti
virtuali e sulle reazioni emotive di un
osservatore posto davanti a colori e
forme cangianti. Ma se Albers, Max
Bill o Vasarely hanno studiato gli
inganni della visione costruendo
patterns e textures spaziali, Asbel lo
ha fatto attingendo a un repertorio di
storie arcane, epiche e tragiche
insieme, a un realismo popolare, umido e trasognato,
radicato ai piedi della cordigliera e tradotto in potenti
macchine teatrali, in cui la moltiplicazione degli occhi si
somma, a un certo punto, a quella dei gesti, degli arti,
delle voci che gremiscono la scena con un effetto
convulso e festante, turbinoso e febbrile.
Diceva Ralph Waldo Emerson (che Asbel confessa di
amare) che «l'uomo avveduto si fida del linguaggio degli
occhi». E, infatti, proprio nel bel mezzo della baraonda,
fra processioni di carri e dannati, baraccopoli, cortei,
traghettatori feroci, famiglie allargate, inferni quotidiani,
dei, politici e cialtroni, proprio quegli occhi profondi e mai
stanchi diventano un faro, un punto di riferimento.
Spiccano sopra il vociare della gente, sopra i tetti e i
campanili, nel cielo magrittiano, in un inferno dantesco,
sul viso di idoli che sorridono dolcemente, come la
Gioconda. Ci guardano, ci guidano e sono il nocciolo
attorno al quale Asbel – che anche tecnicamente ha mani
e occhi esatti – costruisce tutta la composizione e tutte le
sue storie. A cavare gli occhi, infatti, ogni scena
franerebbe. Come un castello di carte. Come un “castello
di destini incrociati”. Alla Calvino! Che, non a caso, nel
suo Marcovaldo, ammoniva: «chi ha l'occhio, trova quel
che cerca anche a occhi chiusi”.
blogMagazine online periodicamente pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso da gennaio 2012
Galleria e laboratorio
d’arte contemporanea
Foro Bonaparte 60
Milano
Opere recenti
di
Asbel
Dumpierre
Gomez
dal 8 maggio
al 30 maggio 2014
E’ nato all’Avana (Cuba)
nel 1971. Dopo aver
lavorato a Cuba e in
America latina, questa è
la sua prima mostra in
Italia.
riContemporaneo.org
opinioni, riflessioni, polemiche e proposte sull’arte contemporanea
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