Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Qui trovi i numeri pregressi Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Aspetto il tuo intervento... Torna alla pagina principale... INTERVENTI I post di Pictor Anonymus Il pulsante AGGIORNA Clicca spesso il pulsante Aggiorna del tuo navigatore per essere certo di vedere i testi aggiunti dalla tua ultima visita SOMMARIO   RIFLESSIONI, POLEMICHE, PROPOSTE DI ARTE CONTEMPORANEA                                                                      Nudo a 5 stelle... 15 aprile 2013 L'anno scorso sono stato a visitare la mostra "Madame Fisher" a Palazzo Grassi. Un'opera consisteva in una fanciulla (viva e vera) completamente nuda, sdraiata su una pedana bianca. Per non risultare qui sgradevole, vi dirò che il mio sguardo si è rivolto nella medesima direzione che ha il musicista nell'opera di Tiziano "Venere e organista". Visto che la fanciulla non si scomponeva ho pensato di rivolgerle la parola. Subito un guardiano della mostra mi ha interrotto dicendomi:  "È inutile che le parli. Non le risponderà mai". Dopo quasi un anno di riflessione ho finalmente capito: la fanciulla ha votato senz'altro per il Movimento 5 stelle. Pinocchio 18 marzo 2013 Gino De Dominicis, ci ha lasciato 15 anni fa. Come saprete, in vita, l'artista non ha mai voluto che le sue opere fossero pubblicate in cataloghi o che su di esse fossero pubblicati saggi. Ora assistiamo ad un processo che vede il sequestro delle sue opere esposte in una mostra curata da Sgarbi a Venezia (con relativo catalogo!). I contendenti sono da una parte Maurizio Calvesi ed Emilio Mazzoli (i quali sostengono che le opere esposte a Venezia sono dei falsi) e dall'altra, insieme a Sgarbi, Luigi Koelliker, proprietario delle opere denunciate. Mi è venuto allora alla mente l'opera più famosa di De Dominicis: quel grosso teschio con un naso lungo lungo, come quello di Pinocchio. Quando ho telefonato nell'al di là, De Dominicis mi ha detto: "Ecco, vedi, nel contemporaneo sappiamo che è facile produrre opere considerate d'arte perché non c'è più la necessità della maestria. Ma ora scopro che non ci sono solo i furbetti, ma anche i bugiardi". Le donne sono tutte uguali 10 marzo 2013 L'altro giorno ero in compagnia di un amico che mi aveva chiesto di incontrarlo perché era giù di morale. Era stato piantato dalla sua fidanzata.  E non era la prima: anche le tre ragazze precedenti l'avevano piantato in asso. Era proprio inconsolabile. Le ho provate tutte: birra, vino, whisky, niente da fare. Continuava a ripetermi: "È inutile, le donne sono tutte uguali!". Ed io a cercare di spiegargli che prima o poi sarebbe spuntata una donna diversa da quelle di prima. Ma lui cocciuto, insisteva: "Le donne sono tutte uguali!". Non sapevo più come consolarlo. Poi mi è venuta un'idea: l'ho portato a vedere una mostra. Siamo così andati alla Triennale a Milano dove, tra le altre, era esposta l'opera di Jamie McCartney. Il titolo era "The Great Wall of Vagina". Si tratta di quasi dieci metri di calchi in gesso di sessi femminili. Tutti diversi. Il mio amico non ne voleva sapere di essere distratto dall'arte; continuava a ripetere che le donne sono tutte uguali. Ne ho concluso: il mio amico non sta soffrendo solo pene d'amore; il fatto è, soprattutto, che proprio non s'intende  di arte contemporanea... Dilettanti e professionisti 4 marzo 2013 L'altro giorno ho assistito ad un colloquio tra due pittori: un dilettante e un professionista. Per la privacy il professionista lo chiameremo Brambilla. Dice il dilettante: "Sono stupito della tua bravura. Ma dimmi, tu usi forse il proiettore?" Brambilla: "Sì talvolta, quando le tele sono molto grandi" Dilettante: "E usi anche la fotografia?" Brambilla: "Spesso" Dilettante: "Adesso capisco!" Brambilla: "Ma cosa c'è da capire? Anche Caravaggio, che non ha mai fatto un disegno, usava i doppi specchi, anche Vermeer usava la camera scura, per non parlare dei vedutisti veneti: tutta camera scura. Ingres, invece, usava la camera lucida, e le fonti di Degas sono quasi tutte fotografie. Sai qual è il problema vero? È che dopo bisogna saper dipingere come Degas, Vermeer , Caravaggio o... Brambilla!" Il cantante e il bandito 18 febbraio 2013 A Palazzo Reale di Milano è ospitata in queste settimane una mostra di quadri di Bob Dylan, presentata da Francesco Bonami. Si tratta di una serie di tele che, se l'autore non fosse il celebre musicista che è, potrebbero sembrare quelle di una qualsiasi rassegna di provincia. Leggendo la presentazione dell'infiammato curatore apprendo che, nell'osservare i quadri, si "scivola dentro un'atmosfera di tensione e violenza"! Mi è allora venuto in mente, così, che anche Luciano Lutring (sì proprio lui, l'ex bandito) è stato diverse volte celebrato come pittore a Milano in prestigiose gallerie. Ricordate? per nasconderci il suo fucile mitragliatore lui usava la custodia di un violino. Ora ho capito perché i miei dipinti non sono a Palazzo Reale o in prestigiose gallerie milanesi: da piccolo suonavo l'ocarina e avevo solo una una pistola ad acqua… Sassi e diamanti 6 febbraio 2013 L'altro giorno rientravo dalla Svizzera dove ero stato per acquistare il mio tabacco che là costa la metà. Alla dogana mi fermano perché avevo nel bagagliaio un mio piccolo quadro. Il doganiere mi chiede di chi è il quadro. "È mio". "Appunto, ma se fosse un Picasso?". "Guardi che ho detto che è mio perché l'ho dipinto io". "E chi me lo garantisce? Lo sa che se è un Picasso deve dichiararlo e pagarci la tassa d'importazione del 10%?". "Ma non lo vede? (gli dico) È dipinta una donna sdraiata che sembra vera, con le terga ben esposte e una camicia rosa. Mica dipinge così Picasso!" "Sarà come dice lei, ma intanto mi favorisca i documenti". Dopo dieci minuti ritorna e mi lascia andare. Dopo le risate in macchina con mia moglie, mi è venuto in mente quello che è capitato a Massimo Di Carlo, presidente dell'Associazione Nazionale Galleristi d'Arte Moderna. Alla dogana di Malpensa i doganieri volevano far pagare a Di Carlo una tassa d'importazione del 20% perché non credevano che quello che stavano giudicando fosse un'opera d'arte.  Dopo un'interminabile giro di telefonate (Sovraintendenze, esperti e quant'altro), finalmente acconsentono a far pagare il 10% previsto per le opere d'arte. Vi chiederete cosa fosse l'oggetto che rese increduli i doganieri. Semplice: era un mucchietto di sassi. Si trattava di un'opera di Richard Long. La prossima volta che torno da Lugano mi porto un mucchio di diamanti e gli dico che è un'opera di Damien Hirst! Vediamo se mi fanno lo sconto del 10%... La macchia 4 febbraio 2013 È capitato a tutti di assistere ad una vendita televisiva di opere d'arte. Sono trasmissioni solitamente notturne e, per effetto del torpore che ci prende in quelle ore, diventiamo più tolleranti nei confronti del linguaggio con cui vengono presentate le opere. Ma se provassimo ad ascoltare sul serio quello che viene detto, potremmo scoprire che spesso l'eloquio iperbolico del presentatore diviene una vera e propria pantomima comica. Qualunque sia la qualità dell'opera, ci viene assicurato che si tratta di un'opera introvabile sul mercato, che siamo noi gli unici fortunati che possono entrare in possesso di quello che è ambito da tutti i musei del mondo, che se siamo svelti a telefonare avremo un pezzo di storia dell'arte che entra in casa nostra… Naturalmente il prezzo è da scontare e quindi i milioni di euro che avrebbe speso un museo, per noi, fortunati spettatori, diventano "solo" poche migliaia. Il linguaggio è del tipo più sconcertante: le parole si ripetono ossessive, con aggettivazioni enfatiche, con locuzioni del tipo "ma come fate a lasciarvela scappare", "un'occasione così non vi capita più", "tra qualche anno varrà dieci volte quello che pagate oggi ". Ma il momento più comico è quando viene detto che l'opera è "pubblicata", mostrandoci una monografia dell'artista, e invitandoci a credere che, per questo, quell'opera appartiene alla storia dell'arte. Come se a tutti noi bastasse farsi stampare una monografia per entrare dritti nell'olimpo della Storia. Il culmine dell'effetto comico è spesso la zummata finale della telecamera su un grumo di colore di un'opera indecifrabile, che fa scattare l'esaltazione del televenditore. "Guardate che roba! " ci ripete ossessivamente, estatico e rapito. "Guardate che cos'è questo blu! Guardate il gesto, signori miei, siamo di fronte ad una macchia ...epocale ! [sic]". Palle d’arte 18 gennaio 2013 Quasi un secolo fa, era il 1917, Duchamp espose "Fontana". Tutti voi ricorderete che si trattava di una latrina, tipo quelle dell'autogrill. E pazienza: ormai è storia. Ma che dire di quello che succede oggi? Si tratta dell'artista Robin Rhodes che per la sua video-performance alla galleria Lehmann Maupin ad Art Basel, si è messo a prendere a palle di neve una scultura di Richard Serra. L'intenzione era quella di emulare un'altro artista, David Hammons, che nel 1981, in un'analoga sua performance, aveva urinato sempre su una scultura di Richard Serra. Ieri mi scappava di brutto. Sono corso in bagno, ma, prima di "creare", ho firmato il cesso. Ho pensato: non si sa mai... (Peccato però, il povero Richard Serra non c'era..!) L’arte nel sacco 8 gennaio 2013 L'altro giorno la signora che fa le pulizie a casa mia (non so perché ma una volta si chiamava "donna di servizio") aveva appeso il sacco della spazzatura alla maniglia della porta di casa. Le ho chiesto se avesse così voluto attirare la mia attenzione sui miei rifiuti. Poi, proprio come fossi un vero intellettuale, ho detto che in realtà voleva "polarizzare" il mio sguardo sullo spazio fisico e simbolico della mia vita quotidiana. Il giorno dopo ho visitato la mostra di Kounellis alla San Fedele a Milano. La mostra consiste, come forse sapete già, in un sacco appeso ad una trave. Era accompagnata da questa dichiarazione dell'artista: "Lo spazio è idea di pittura, di scultura, va polarizzato, il quadrato di Malevic è dentro lo spazio, è polarizzante. Questo è un concetto che comprende tutta la pittura. In ogni caso l'opera che ho esposto qui è fuori da un quadro e comunque è in grado di polarizzare uno spazio enorme. Misurare fisicamente uno spazio è come essere a teatro: è l'uomo a determinare la misura dello spazio". Fine citazione... La mia signora delle pulizie si chiama Maria, è una vera artista e la sua opera è perfettamente uguale a quella di Kounellis. Ma, credetemi, costa molto meno! Una lettera a Babbo Natale 23 dicembre 2012 Caro Babbo Natale, questa letterina non te la scrive un bimbo, ma un pittore adulto (che forse proprio perché artista è rimasto un fanciullo). Ti chiedo di portare a tutti i pittori figurativi che ancora dipingono un pennello d'oro che serva solo per firmare le loro opere. Così che quel metallo attiri sempre più acquirenti. Ti chiedo di portare a tutti i galleristi un sacchetto magico che, aprendolo, gli faccia venire la voglia di investire su pittori sconosciuti e di qualità. Ti prego di portare ai critici una penna a forma di Bocca della Verità, affinché scrivano non solo in base alle mode di successo ma anche sapendo riconoscere e denunciare i prodotti scadenti e le bufale spesso spacciate per profondissime opere di arte contemporanea.  Ti prego di portare a tutti gli assessori alla cultura un poco di competenza e di sano giudizio, così eviteranno di favorire solo i soliti noti. A tutti quelli che annegano pesci in formalina, quelli che appendono bimbi di plastica agli alberi, a quelli che invece dei muri imbrattano le tele con i medesimi scarabocchi, a quelli che imitano Duchamp e, dopo un secolo, continuano a chiamarsi avanguardia, porta pure del carbone! Spero che le miniere, su al Polo Nord, ti bastino... Insegnare pittura 10 dicembre 2012 Questa volta ho telefonato a Francesco Hayez per raccontargli il lamento di un mio ex studente, alle prese con l'Accademia di Brera. Dice Alessandro, il mio ex studente, che sta inseguendo i professori in quanto deve trovare non uno ma ben 2 relatori per la sua tesi. Il regolamento dell'Accademia prevede che i due relatori devono essere per forza uno teorico e l'altro pratico. Il problema principale è che i prof  a contratto non possono essere relatori in quanto l'anno successivo potrebbero non esserci, e i professori di ruolo sono davvero pochi. Alessandro è disperato perché si trova a dover consegnare la tesi con due relatori, necessariamente di ambiti diversi, entrambi di ruolo, entro il 20 dicembre. Ma alcuni professori fanno lezione solo nel secondo semestre ed è quindi praticamente impossibile reperirli e, come se non bastasse quei pochi, pochissimi professori di ruolo, dopo che Alessandro li contatta dicono "Mi spiace ma accetto solo 5/6 laureandi per anno, quindi non posso accettare altre tesi". Matematicamente nel corso di Alessandro ci sono circa 20 professori di ruolo; ognuno degli studenti ne necessita 2 e ognuno di loro non prende più di cinque studenti. Il risultato è che l'esame potranno darlo solo 50 studenti. Peccato che al corso, ogni anno, ci siano circa 150 iscritti, e potete quindi immaginare quanto sia difficile ottenere le firme dei professori, per non dire impossibile. L'impressione è che sembra più un "fare ciò che si riesce con la gente che si trova"  piuttosto che un vero e proprio "lavoro finale dove mostrare le proprie capacità" come dovrebbe essere. Per non parlare della rabbia di alcuni compagni di Alessandro che rischiano di dover andare fuori corso per colpa di questa mancanza di professori. Hayez è stato un po' in silenzio, poi mi ha detto che non capiva bene. Gli ho spiegato che oggi da noi in Accademia esiste una cosa chiamata burocrazia. E Hayez stupito: "Ma non si insegnava pittura?". Le fusioni 6 dicembre 2012 So che non ci crederete, ma stamattina ho telefonato a Michelangelo per informarlo di questa notizia (vera! cfr. Il giornale dell'arte, n. 325, nov. 2012): quando Degas muore nel 1917 vengono trovate nel suo studio 74 sculture in cera, gesso e creta. Sono del tipo de La petite danseuse de quatorze ans. Nel 1919 gli eredi autorizzano la produzione di 22 serie di bronzi presso la fonderia Hébrard per un totale di 1.628 statue. Nel 1955 la fonderia Valsuani subentra alla Hébrard e realizza altre 600 copie in bronzo. Ma la famiglia Hébrard ritrova i "master" con cui erano state realizzate le prime copie nel 1919. Sono altri 72 esemplari che vengono venduti al collezionista americano Norton Simon. Non si sa bene come, ma nel 2001 ricompaiono i gessi originali presso la fonderia Benatov che, nel frattempo, aveva rilevato la Valsuani. Benatov produce 29 serie di bronzi per un totale di 2.146 statue. Insomma, dalla morte di Degas, sono diverse migliaia le statue tipo Petite danseuse.  Il 20 giugno scorso, una versione "piccola" della Petite danseuse è stata venduta da Christie's a Londra per 2,8 milioni di sterline (circa 3,5 milioni di euro). Fatevi voi la moltiplicazione per tutti gli esemplari fusi nel secolo scorso. Quando l'ho detto a Michelangelo si è inc... pardon, arrabbiato di brutto. Ma come? Voi moderni producete anche da morti? E poi, che cifre! Forse ho sbagliato a nascere nel Rinascimento... Prima che io riuscissi a balbettare qualche spiegazione, mi ha messo giù il telefono. Arte e pescecani  4 dicembre 2012 Non so se sia vero, ma uno storico dell'arte molto colto e brillante mi ha raccontato questo episodio: l'acquirente del pescecane in formalina di Hirst si è lamentato perché, dopo un po' di tempo, il pescecane si squamava... Visto che l'aveva pagato 9.561.250 sterline (avete letto bene: nove milioni e rotti di sterline!), ha protestato col gallerista che gliel'aveva venduto. Il gallerista ha proposto di rivestire la povera bestia con polistirolo colorato, a imitazione della pelle del pescecane. Ma i consulenti chimici del collezionista glielo hanno sconsigliato. Infatti, dopo poco tempo, anche il polistirolo avrebbe potuto degradarsi. La pensata è stata allora quella di prendere un'altro pescecane nuovo di zecca per sostituire quello vecchio. Sono andati in Polinesia, dove ne vivono esemplari più o meno simili nelle misure a quello dell'opera di Hirst. Ai pescatori hanno chiesto di prenderne uno, ma i pescatori erano titubanti. Pensando fosse una questione economica a renderli perplessi, promisero: "Vi paghiamo", dissero, "ed anche tanto". Ma i pescatori risposero: "Non è quello il problema. Il fatto è che domani non sapremo più se saremo ancora pescatori o saremo diventati artisti anche noi". I gridolini di A.B.O. 20 novembre 2012 Sulla prima pagina de "Il Giornale dell'arte" (n.325) in edicola in questi giorni, compare una rubrica intitolata "Il tallone di Achille" a firma A.B.O (Achille Bonito Oliva). L'inventore della Transavanguardia sfoggia in questo spazio le sue notazioni ironiche e le sue "scoperte". Oggi afferma d'aver individuato una rivoluzionaria novità nel mondo dell'arte che realizzerebbe addirittura la profezia di Nietzsche sulla "vetrinizzazione del mondo" [sic]. L'avveramento profetico del filosofo è individuato da A.B.O. nel fatto che tutte le vetrine della Regent Street a Londra erano segnate dai "pois" dell'artista Yayoi Kusama. La stessa artista era presente in diverse sagome all'interno delle vetrine a garantire borse, scarpe ed altro.  A.B.O. emette gridolini d'ammirazione per la novità assoluta sostenendo così che Kusama mette in ombra le fiere dell'arte, ed ogni altra attività degli artisti di ogni genere, più o meno giovani. A.B.O. accompagna la sua rubrica con una sua foto in cui si mostra attraverso un fotomontaggio tra il suo viso ed un famoso autoritratto di Andy Warhol. Senza sapere, quindi, che quest'operazione delle opere in vetrina è vecchissima. Proprio i pop artisti americani l'avevano già fatta (Roy Lichtenstein , Andy Warhol ed altri) nelle vetrine di Bonwit Teller a New York nel 1961 assieme a borse, cappellini e vestiti. Nulla di male: anch'io, come tanti nella storia, talvolta saccheggio le opere del passato. Ma quando lo faccio non grido stupito ed orgoglioso inneggiando alla mia acuta visione e non affermo l'assoluta mia originalità. Tantomeno scomodo i filosofi. La maestra e la nipotina 10 novembre 2012 L'altro giorno ho portato la mia nipotina (9 anni) a vedere una collezione di arte contemporanea. Non vi dico quale museo e neppure l'artista che ha attirato l'attenzione della bambina, ma capirete lo stesso. L'opera in questione era una carta geografica con tutti i nomi delle città e dei mari cancellati col pennarello. La mia nipotina la vede e dice: "Nonno, anch'io l'altro giorno a scuola ho pasticciato una cartina geografica sul mio sussidiario, ma la maestra non l'ha appesa al muro". Solita risposta del nonno che vuole evitare spiegazioni difficili: come facevo a dirle cos'è la "decontestualizzazione"? Allora le ho risposto: "Vedrai, quando sarai grande, capirai". E lei: "Ma nonno, la maestra mi ha sgridato e mi ha dato quattro!"  Ed io: "Allora parlo io con la maestra e le dico se, alla fine dell'anno, può regalarmi il registro. Cosi il nonno cancella il quattro e... finisce al museo!" Ernst il profeta 6 novembre 2012 Ho letto con avidità il testo di Jean Clair "L'inverno della cultura". Nonostante la sua argomentazione dirompente, temo che per l'arte contemporanea non cambierà più nulla. Sentite questa: "La vera bravura artistica non è mai stata molto diffusa. Ciò che distingue l'arte del passato dalle "mode aleatorie" dei nostri giorni è che un tempo nessuno si sognava di paragonare l'arte a un pullman. Le immagini avevano una funzione sociale più comprensibile, anzi, se mi sono concesse le parole, più "naturale" o più "organica"; non venivano semplicemente esposte in mostre e musei come segni dei tempi, o [...] per prepararci alle sorprese della vita in un'era di cambiamento. Finché l'arte ebbe scopi comprensibili, non fu mai difficile capirla. Nel declino delle sue funzioni si cela sicuramente un problema storico, e nell'assenza di una nicchia ecologica per l'arte nella vita odierna si cela un problema sociale ancora più urgente. La propaganda che attornia l'arte, il tentativo di convincere l'uomo della strada ad accettarla sulla parola, i legami con il mondo degli affari, la tendenza a formare conventicole, la solitudine degli artisti che rifuggono dal carrozzone, tutto ciò spiega il panorama artistico odierno molto meglio della presunta psicologia del nostro tempo". Questo testo è del 20 giugno 1968 ed è stato pubblicato sul "New York Review of Books". L'autore è nientemeno che Ernst Gombrich, storico dell'arte tra i più grandi del mondo anglosassone. ...e non è successo niente! Cinquant'anni dopo, quasi quasi,cadono le braccia. L’uovo di De Chirico 3 novembre 2012 Ho incontrato un pittore dilettante che usava colori fluorescenti, tipo cartello stradale e sosteneva d'aver inventato una nuova corrente. Gli ho chiesto se per caso usasse colori (appunto) fluorescenti. Mi ha risposto che era un suo segreto. Ecco il modo migliore per scoprire i dilettanti dai veri artisti. E’ una storia che mi raccontò Gabriele Mucchi (lo conoscerete senz'altro: ci ha lasciato a 103 anni: la pittura fa bene alla salute!). La storia è questa: Mucchi se ne stava al bar con De Chirico a Parigi negli anni '30, quando si avvicina un giovane di buona famiglia e dice a De Chirico: "Maestro, io ammiro tantissimo le sue tempere all'uovo". "Grazie", rispose De Chirico. "Si, però, vede maestro", insistette il giovane "anch'io faccio tempere all'uovo, ma non mi vengono come le sue". E De Chirico: "Ma tu l'uovo lo usi?". "Si, anch'io ce lo metto", rispose il ragazzo "ma i miei lavori non vengono come le sue tempere. Forse lei ha un segreto che non mi vuole rivelare". E De Chirico rispose: "No, gli artisti veri non hanno segreti: sai qual'è il vero problema?  È che io non posso proprio darti la mia gallina". riContemporaneo.org (in ordine di arrivo) Questo numero è online dal 15 gennaio 2013 / Ultimo aggiornamento: 15 aprile  2013 L’archivio dei post precedenti