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La nostra è una società distratta e fuorviata da manifestazioni edonistiche, da una televisione in cui la cultura è quasi assente, atta solo ad interessi pubblicitari: un contesto in cui la storia dell'arte è pressoché sconosciuta. È una società in cui è grande lo spaesamento della gente di fronte a un'arte "postmoderna" che risulta difficile comprendere, di fronte a un'arte i cui messaggi non trovano riscontro, come se vi fosse una separazione netta, una frattura che sembrerebbe incolmabile, non solo tra la gente e l'arte ma anche tra l'artista e l'attenzione di una società in cui si trova isolato. Siamo di fronte ad una crisi profonda, dove lo scambio di valori viene meno. Le persone da una parte e l'operatore dall'altra, due mondi diversi. Si può dire l'arte non è per il pubblico se il pubblico non è per l'arte?  È forse per questo che l'artista si chiude sempre di più in una visione "ermetica"? Non lo si può rimproverare. Egli cerca disperatamente la sua sopravvivenza nel contesto sociale, avulso dall'esistente profondo. Eppure si è lavorato parecchio nelle conseguenti situazioni storiche e culturali. In esse l'uomo-artista ha espresso il suo vissuto, protagonista lui stesso, dominato e dominatore, delle proprie scelte. Ha avvolto secoli di passioni, di speranze, di sentimenti e di illusioni, portando con sé anche l'arte. Tante sono state le ragioni che hanno articolato il manifestarsi di valori espressivi diversi, i molti rinnovamenti di linguaggi e di forme estetiche, di poetica e di tematica. Ognuna di queste ragioni rappresenta l'arte nella sua logica di esistere. Un arricchimento espressivo variegato, scrutando in profondità i sentimenti che nascono dal più profondo dell'animo umano. Nel secolo appena trascorso si è manifestato un susseguirsi di correnti artistiche causate dalle grandi rivoluzioni che hanno diviso pensieri e sentimenti, forme estetiche ed espressioni, interpretando realtà e valutazioni diverse, unendo e raccogliendo una globale verità: l'Arte in tutta la sua definizione. Ciò che unisce ancora di più, ciò che è fuori dalla storia e fuori dal tempo, è il ripetibile e remoto sentimento creativo: sono cambiati i tempi, i contenuti, le forme; la storia ha fatto il suo cammino modificandosi, e ciò che è rimasto, che in assoluto unisce gli artisti di ogni tempo, è la spinta creativa. Se è stata casuale la scoperta di un segno, di un colore, di una forma, tanto da spingere l'uomo preistorico ad innamorarsene e a trasformarla in espressione, costruendo così l'intera storia dell'arte figurativa, penso non sia stata casuale la loro percezione. Questo è il grande mistero che lega l'artista di allora a quello di ieri e di oggi. È l'impulso creativo, che stringe gli artisti di tutti i tempi in un legame profondo. Un legame che è questo sentire, questo moltiplicarsi di sentimenti e d' amore per un senso di appartenenza  - come ha capito perfino il mio stesso vicino di pianerottolo. Un legame che rende gli artisti, per rifarmi ad una frase di Guido Morelli, testimoni di stati d'animo, di rapporti e dialoghi fra la tela e l'autore, testimoni del legame profondo e dell'intimo scambio fra la tela e la tavolozza, tra il pennello e il colore, in cui prende forma la magia dell'espressione e prende corpo il vortice creativo e tutto si fonde in una danza compositiva, quali testimoni appunto. L'artista non vive fuori dalla comunità, ma quanto ne è consapevole la comunità stessa? Quanto le classi dirigenti, dalla politica alle istituzioni, dall'economia all'imprenditoria, ne hanno cura? Nel passato si è verificato un coinvolgimento vero tra artista e società.  Il rinascimento testimonia quanto importante sia stato il susseguirsi delle committenze, dando spazio allo sviluppo delle immagini in un contesto di partecipazione totale. E, senza voler fare paragoni di merito, questo mi ricorda gli anni settanta quando realizzavo, sia pure con i miei limiti, opere coinvolgenti come dipinti murali nati dalle assemblee con la gente e, nelle scuole, con studenti ed insegnanti, nell'intento di offrire l'arte al pubblico e non solo al privato collezionista, per un consumo di valori dell'arte non lasciati solo al mercato e per politiche amministrative tese a promuovere gli strumenti necessari. Quel periodo fu entusiasmante. Ricordo le mostre alle Feste nazionali dell'Unità, come "Cento pittori per il socialismo" promossa da Mario De Micheli, "Pittori per il Vietnam" a Venezia, mostra itinerante, "L'uomo sulla tela" curata da Giorgio Seveso a Prato, e tante altre appassionate iniziative. Ed ora siamo qui, in una profonda crisi, sempre  più isolati ?   E’ nato nel 1934 ad Omegna. Pittore, vive e opera a Casale Corte e a Campello Monti  Valstrona (VB) riContemporaneo.org Gilberto Carpo (in ordine di arrivo) Questo numero è online dal 15 gennaio 2013 / Ultimo aggiornamento: 15 aprile  2013