Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Qui trovi i numeri pregressi Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Leggi... Aspetto il tuo intervento... Torna alla pagina principale... INTERVENTI Un’opinione di Giorgio Seveso Il pulsante AGGIORNA Clicca spesso il pulsante Aggiorna del tuo navigatore per essere certo di vedere i testi aggiunti dalla tua ultima visita SOMMARIO   RIFLESSIONI, POLEMICHE, PROPOSTE DI ARTE CONTEMPORANEA                                                                      Una mostra da dimenticare Si sa, è sempre antipatico e certo un po’ crudele infierire contro un artista che, in vita, non ha avuto la notorietà e il successo che si aspettava, e cui invece a quanto pare lo preparavano parecchi atout con i quali aveva iniziato la carriera. Insomma, stroncare non è quasi mai bello né elegante, e soprattutto - diciamocelo - serve davvero a poco. Nello sforzo di riequilibrare valori e consistenze sul palcoscenico del contemporaneo, difatti, andrebbe messa in conto anche la portata degli strumenti di comunicazione e di persuasione che sono in gioco... Ma guardiamo appunto quest’ultimo caso, che suscita per me un  po’ di stupore e indignazione. Il caso, cioè dell’ultima in ordine cronologico tra le mostre sostenute e presentate dall’Assessorato Cultura, Moda e Design del Comune di Milano. Si tratta di  “RENZO BERGAMO, Atomo, luce e energia”, allestita al Castello Sforzesco a cura di Claudio Cerritelli, Giulio Giorello e Simona Morini. Renzo Bergamo, classe 1943 e scomparso nel 2004, pittore più che modesto, assiduo abitué a suo tempo del Bar Giamaica di via Brera e dunque gomito a gomito con artisti come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Gianni Dova, Emilio Scanavino, Cesare Peverelli e Roberto Crippa, nonché frequentatore di personalità come Giovanni Comisso, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Strehler, non è mai emerso davvero da una sua situazione di dillettantismo generoso, malgrado fosse assistito in carriera da una qualche disponibilità economica: dilettantismo orientato verso una certa facilità dell’esecuzione formale, opportunamente adottata come stile, dopo il primo periodo figurativo di scarsi risultati, teso a una più generica e approssimativa pittura di astrattismo “cosmico” che diventerà una sua costante intellettuale, in una sorta di connubio tra Arte e Scienza, tra estetica formale e dinamismo scientifico, trasformando le sue intuizioni in una parodia di linguaggio dai tratti incerti e meramente decorativi. Del penoso valore delle opere giudicheranno da soli i lettori che vorranno visitare la rassegna, ma la vicenda di questa mostra e il lavoro sull’artista che ne va conducendo la sua Associazione, dimostrano ancora una volta con grande evidenza per me quali e di quale consistenza qualitativa siano troppo spesso intessuti i fatti dell’arte contemporanea, quando essa sia lasciata, senza controllo e senza filtro reale di valori culturali, nelle mani di Fondazioni, Enti e istituti della più disparata natura, che di tutto si occupano meno che di qualità artistica seria, e che dell’arte attuale percepiscono soltanto scarsi echi, per lo più mondani. E, anche, in quali trappole possono cadere le amministrazioni pubbliche e i disattenti responsabili dei loro assessorati... Giorgio Seveso Critico d’arte e giornalista, vive e opera a Milano. E’ nato a Sanremo nel 1944. La mostra Sale Panoramiche del Castello Sforzesco Milano 16 gennaio 17 marzo 2013 a cura di Claudio Cerritelli Giulio Giorello Simona Morini riContemporaneo.org (in ordine di arrivo) Questo numero è online dal 15 gennaio 2013 / Ultimo aggiornamento: 15 aprile  2013