numero

| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

Novembre 2022

UNA PRESENZA

ORGANICA CHIAMATA

DIUTOP…

di Gabriella Benedini Caro Giorgio Seveso, ti rispondo scrivendo di un filmato che si trova in mostra proprio in queste settimane alle Gallerie d’ Italia, si intitola Diutop. All’inizio degli anni 70 ho dato forma a una grande scultura gonfiabile in PVC quasi trasparente: una strana creatura che suggeriva una presenza organica che ho chiamato DIUTOP che vuol dire il giorno di Utopia. E’ la realizzazione di un grande embrione immaginato, pensato, disegnato più volte nella mia solitudine e saldato con l’aiuto di Mazzucchelli. Alla fine è stato esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara quando il direttore era Franco Farina , occupava l’ intero salone: era sospeso trasversalmente e respirava, avrebbe potuto essere l’immagine di un sentire primigenio che è dentro ciascuno di noi ma anche un suo destino, un approdo futuribile dopo di noi. In seguito ne ho fatto un filmato con la mia modestissima superotto in bianco e nero. E’ stato pronto nel 1975 e subito è entrato nel circuito di film sperimentali di artisti. Ne hanno scritto Vittorio Fagone e Angela Madesani. Ho parlato di approdo futuribile perché l’ho fatto nascere dal mare scegliendo la spiaggia calcificata di Rosignano Solvay, dove tutto è lunare a causa della lavorazione della soda, e l’ho fatto proseguire nel suo solitario viaggio attraverso un mondo di silenzi dove incontra solo desolazione e disastri ambientali dovuti alla scriteriata attività di noi umani. Il film finisce quando Diutop incontra una fumante discarica urbana sorvolata da un volo drammatico di gabbiani. Sarebbe piaciuto a Greta Thunberg.

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

10 Gabriella Benedini  Nata  a  Cremona  nel 1932 frequenta  a Milano  l'Accademia   di  Brera.   Lavora a Parigi   dal   1958   al   1960 e tiene la sua prima personale milanese nel  1962, curata da CarloMunari. La sua continua ricerca è alimentata dai numerosi  viaggi in Africa, Asia e  America, dove  situazioni  e luoghi  le  hanno trasmesso  suggestioni e  impulsi per  elaborare immagini e forme primarie, riconoscibili nel successivo percorso artistico. Lascia poi progressivamente la ricerca pittorica ed attraversa molte esperienze con linguaggi diversi.
Vedi il video…

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

10
Novembre 2022

UNA PRESENZA

ORGANICA CHIAMATA

DIUTOP…

di Gabriella Benedini Caro Giorgio Seveso, ti rispondo scrivendo di un filmato che si trova in mostra proprio in queste settimane alle Gallerie d’ italia, si intitola Diutop. All’inizio degli anni 70 ho dato forma a una grande scultura gonfiabile in PVC quasi trasparente: una strana creatura che suggeriva una presenza organica che ho chiamato DIUTOP che vuol dire il giorno di Utopia. E’ la realizzazione di un grande embrione immaginato, pensato, disegnato più volte nella mia solitudine e saldato con l’aiuto di Mazzucchelli. Alla fine è stato esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara quando il direttore era Franco Farina , occupava l’ intero salone: era sospeso trasversalmente e respirava, avrebbe potuto essere l’immagine di un sentire primigenio che è dentro ciascuno di noi ma anche un suo destino, un approdo futuribile dopo di noi. In seguito ne ho fatto un filmato con la mia modestissima superotto in bianco e nero. E’ stato pronto nel 1975 e subito è entrato nel circuito di film sperimentali di artisti. Ne hanno scritto Vittorio Fagone e Angela Madesani. Ho parlato di approdo futuribile perché l’ho fatto nascere dal mare scegliendo la spiaggia calcificata di Rosignano Solvay, dove tutto è lunare a causa della lavorazione della soda, e l’ho fatto proseguire nel suo solitario viaggio attraverso un mondo di silenzi dove incontra solo desolazione e disastri ambientali dovuti alla scriteriata attività di noi umani. Il film finisce quando Diutop incontra una fumante discarica urbana sorvolata da un volo drammatico di gabbiani. Sarebbe piaciuto a Greta Thunberg.
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Gabriella Benedini  Nata  a  Cremona  nel 1932 frequenta  a Milano  l'Accademia   di  Brera.   Lavora a Parigi   dal   1958   al   1960 e tiene la sua prima personale milanese nel  1962, curata da CarloMunari. La sua continua ricerca è alimentata dai numerosi  viaggi in Africa, Asia e  America, dove  situazioni  e luoghi  le  hanno trasmesso  suggestioni e  impulsi per  elaborare immagini e forme primarie, riconoscibili nel successivo percorso artistico. Lascia poi progressivamente la ricerca pittorica ed attraversa molte esperienze con linguaggi diversi.