Ottobre 2022
ALLA RICERCA DEL
PETTINE
di Carlo Catiri
“Tutti i nodi vengono al pettine.
Quando c’è il pettine”.
( Leonardo Sciascia )
Tutti
noi
sappiamo
che
i
proverbi
sono
spesso
una
manifestazione
della
cultura
popolare
che
si
caratterizza
nel
tramandare
oralmente
di
generazione
in
generazione
la
propria
saggezza.
Sono
proprio
le
frasi
fatte
e
stereotipe
che
più
facilmente
vengono
ricordate
e
che
più
agevolmente
vengono
ripetute.
Nel
tempo
si
costruisce
così
quel
complesso
di
esperienze,
sedimentate
nella
memoria
e
quel
patrimonio
di
nozioni
e
di
abitudini,
che
formano
il
tessuto
connettivo del vivere e del sapere quotidiano.
Ancora
all’inizio
del
novecento
in
Europa
il
tasso
di
alfabetizzazione
era
molto
basso
e
la
scrittura
poteva
considerarsi
ancora
un
sistema
di
comunicazione
elitaria
riservata
alle
sole
classi
dominanti.
Solo
con
lo
svilupparsi
della
cosiddetta
cultura
di
massa
e
la
successiva
e
contemporanea
comunicazione
globalizzata
possiamo
affermare
che
il
panorama
è
radicalmente
cambiato,
trasformando
profondamente
molte
consuetudini
consolidate
da
secoli
e
mettendo
in
crisi
l’identità
sociale
di
ciascuno,
consegnandoci
di
conseguenza
un
presente
confuso
e
senza radici.
Detto
questo
risulta
evidente
che
per
avere
una
sensibilità
consapevole
sui
terribili
fatti
che
ci
circondano
dobbiamo
recuperare
quella
coscienza
di
sé
che
da
sola
può
permettere
una
chiara
lettura
del
quotidiano
e
collegarlo
in
una
dimensione
universale con i grandi problemi del tempo e della vita.
Alla
ricerca
del
pettine
che
sveli
in
tutta
evidenza
quei
nodi
come
manifestazione
terribile
del
baratro
in
cui
ci
stiamo
vorticosamente
buttando.
Solo
così
la
guerra
che
genera
morte,
la
malattia
che
contagia
la
salute
e
l’inquinamento
che
divora
il
pianeta si vedranno in tutta la loro sconsideratezza.
Osservare
però
non
è
sufficiente.
Non
è
più
il
momento
di
discutere,
valutare
e
pianificare.
I
nodi
sono
così
ingruppati
e
avviluppati
che
solo
un
colpo
deciso
e
radicale
può
sciogliere
questo malefico intreccio gordiano.
Usciamo
dalla
metafora
e
tentiamo
insieme
di
ricostruire
quella
capacità
di
affrontare
i
problemi
che
solo
una
società
civile
ed
evoluta
può
risolvere.
Abbandoniamo
l’oblio
che
ci
caratterizza
e
l’indifferenza che ci immobilizza.
Può l’Arte aiutare in tutta questa confusione?
Non
sono
certo
le
manifestazioni
scontate
e
sconsiderate
fatte
in
questi
giorni
da
sedicenti
ambientalisti
contro
opere
d’arte
del
passato,
solo
perché
ciò
può
fare
notizia,
che
possono
portare
messaggi costruttivi e di indirizzo comportamentale concreto.
Queste
performance
semmai
insegnano
solo
disprezzo,
volgarità
e
degrado.
Forse
allora
erano
più
graffianti
le
provocazioni
di
Duchamp
e
Dalì
volte
a
scardinare
il
mito
convenzionale
del
potere delle immagini.
Abbiamo
invece
detto
più
volte
che
solo
la
ricerca
del
bello,
intesa
come
strada
maestra
da
seguire,
potrebbe
avvicinarci
a
quei
comportamenti
virtuosi
di
cui
tanto
abbiamo
bisogno
per
salvare
la vita del pianeta.
Arte
libera
da
logori
e
sterili
significati
intellettualistici,
slegata
dalle
consuetudini
del
mercato
ma
impegnata
in
una
sincera
ricerca della verità espressiva.
Dobbiamo
provarci!
Questa
è
la
sfida
per
ritrovare
“
l’unione
che
fa
la forza
”.