numero

| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

novembre 2022

LA PANCIA DELLA MIA

GATTA E I SUOI NODI

di Adelio Fusé “Tutti i nodi vengono al pettine”, dice il proverbio. Sarà vero? C’è qualcosa di fideistico in questo detto popolare che assicura il ripristino della giustizia dopo le malefatte commesse da altri, benché la convinzione qui espressa sia attenuata dall’ironia tipica dei proverbi. Rapportato invece a un’azione ancora da compiere, il proverbio contiene un principio dissuasivo (se nei comportamenti non ci si attiene a determinate norme morali si pagheranno poi le conseguenze). Ma la certezza che i nodi siano destinati a venire al pettine ha mai funzionato come deterrente? Ricordo il monito che sempre accompagnava le costrittive lezioni di catechismo: “Attento! Dio ti vede!”. La minaccia di quell’occhio che poteva scovarci dappertutto poteva impressionare per lì, ma tutto sommato i suoi effetti non erano così dirompenti sui nostri comportamenti. D’altra parte l’andamento della Storia dimostra che il tribunale supremo divino, inteso come deterrente, non ha ottenuto grandi risultati. I nodi che vengono o dovrebbero venire al pettine sono come gli scheletri nell’armadio. Ciò che non si deve sapere. Il rimosso. L’occultato. Salendo su su, di gradino in gradino, i segreti di Stato che coincidono con la ragione di Stato. In fondo in una singola vicenda esistenziale come in quella di una società, nelle decisioni e negli eventi che hanno fatto la Storia l’invisibile ciò che sta dietro, il retroscena, il segreto, anche svincolati da ciò che è torbido e dal giocare sporco o a tradimento è quantitativamente superiore al visibile. Il mistero di per può affascinare ed è giusto sia così (del resto, citando Borges, “la soluzione del mistero è sempre inferiore al mistero”) ma il mistero che avvolge e preserva l’altra faccia del potere quella più nascosta e più sinistra è una maschera inquietante che alimenta le peggiori storie parallele. Senza andare troppo lontano, basta ripercorrere la vita pubblica del nostro Paese negli ultimi cinquant’anni. Quella del nodo è una delle ‘immagini’ che meglio condensa i macroavvenimenti degli ultimi due anni, già proiettati a diventare storia. Il nodo della pandemia, il nodo della guerra in Ucraina (senza dimenticare le altre quasi sessanta che si combattono sul pianeta) e i nodi connessi una sorta di costellazione delle crisi energetica, economica, sociale, alimentare (ma un nodo- costellazione è, ovviamente, anche la pandemia). Abbiamo poi nodi a espansione globale, ormai storici ma tuttora in divenire e che continuano a essere cronaca, sia pure con una risonanza ondivaga: l’emergenza climatica, le diseguaglianze fra Paesi e all’interno dei Paesi, le migrazioni; e altri di lunga durata e solo apparentemente più circoscritti, come l’Afghanistan e la questione palestinese... Non sono che sparsi esempi. La Terra è disseminata di nodi. Nodi in attesa di un pettine. O forse, anzi senz’altro, il pettine è già stato usato, e magari più di una volta, ma senza efficacia, oppure ingarbugliando ancora di più questo o quel nodo. In alcuni casi sembra che un nodo nemmeno abbia bisogno del pettine per manifestarsi e avere subito una spiegazione chiara. Un nodo si scioglie quando si accertano delle responsabilità e se le responsabilità risultano lampanti fin dall’inizio non si ha almeno sul piano interpretativo alcun nodo (la Russia che invade l’Ucraina, per esempio, è indubbiamente un fatto-verità). Eppure quello è il momento in cui il nodo si forma. La spiegazione in non basta certo, come una magica bacchetta, ad arrestarne la crescita. Ormai possiamo assistere al formarsi di un nodo in tempo reale e avere un aggiornamento costante e in diretta aprendo la bacheca online di un giornale. Si tratta di un privilegio. Abbiamo visto il nodo del conflitto nel suo rapido ingrossarsi, assorbendo un mix di notizie vere e filtrate se non distorte, fakes, propaganda, cronaca camuffata perché di parte, contrasti fra partiti favorevoli o contrari all’invio di armi, diatribe geopolitiche con il prevalere schiacciante di una linea di pensiero ferma alla verità di partenza e passiva di fronte all’ipotesi del negoziato (con la conseguente messa all’indice di altre posizioni, tacciate di “filoputinismo” o di pacifismo retorico). Quel privilegio prevede tuttavia uno scotto da pagare: l’arretramento della realtà, subissata da una cronaca esorbitante. Dov’è la realtà, il fatto in e per sé? E` in corso una “guerra ibrida” e anche i fatti appaiono sempre più ibridati con l’informazione (si dice che senza cronaca un fatto non esiste, cosa per molti versi vera). Le nostre stesse opinioni si innestano sulle informazioni. Per avere un fatto nudo e crudo dovremmo essere testimoni sul campo, ma non lo siamo, ed è questo il primo dei nostri privilegi. A nodi si aggiungono nodi, compresi quelli secondari che si intrecciano con altri più grandi (e solo in questo senso secondari). Sono nodi spin off, simili ai personaggi secondari, appunto –, di una serie televisiva che diventano protagonisti di un’altra serie costruita su di loro. Questi nodi hanno una durata limitata, pressati come sono da altri nodi-notizia, ma non è escluso che possano ricomparire in futuro. Così è stato con il battaglione Azov e i civili asserragliati nell’acciaieria di Mariupol, oppure così è al momento con il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, una vicenda da spy story, con tre indiziati (servizi segreti russi, statunitensi o ucraini), sulla quale sta indagando una commissione d’inchiesta. Ma più delle commissioni ufficiali in casi simili può il giornalismo d’inchiesta. E noi tutti fruitori di informazioni dovremmo avere un atteggiamento analogo: investigativo, appunto. Tutto è talmente e facilmente divulgabile e assorbibile hic et nunc da essere altrettanto facilmente falsificabile e fraintendibile. Ho avuto questi pensieri pettinando la mia gatta persiana, dunque un felino dal pelo lungo e folto. Di solito sul dorso il pettine scorre senza intoppi, non così, guarda caso, nella parte ‘nascosta’, la pancia, cosparsa di nodi nonostante le attenzioni quotidiane. Scioglierli tutti è impossibile, men che meno eliminarli. E` un proliferare continuo. Non mi sarei mai aspettato di vedere rappresentato sulla sua pancia un planisfero di nodi.

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

9 Adelio Fusé  Scrittore e poeta, è nato nel 1958 e vive a Milano, dove ha lavorato a lungo nell’editoria. Gli ultimi titoli pubblicati comprendono i romanzi “L’astrazione non è la mia passione principale” e “Le direzioni dell’attesa” (Manni, 2018 e 2020), e i libri di poesia “La veglia dl sonnambulo” e “Tempo ventriloquo” (Book Editore, 2016 e 2019). Oltre che con varie riviste, collabora con artisti e musicisti.
Franz Marc, Il gatto bianco, 1912

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

9

novembre 2022

LA PANCIA DELLA

MIA GATTA E I SUOI

NODI

di Adelio Fusé “Tutti i nodi vengono al pettine”, dice il proverbio. Sarà vero? C’è qualcosa di fideistico in questo detto popolare che assicura il ripristino della giustizia dopo le malefatte commesse da altri, benché la convinzione qui espressa sia attenuata dall’ironia tipica dei proverbi. Rapportato invece a un’azione ancora da compiere, il proverbio contiene un principio dissuasivo (se nei comportamenti non ci si attiene a determinate norme morali si pagheranno poi le conseguenze). Ma la certezza che i nodi siano destinati a venire al pettine ha mai funzionato come deterrente? Ricordo il monito che sempre accompagnava le costrittive lezioni di catechismo: “Attento! Dio ti vede!”. La minaccia di quell’occhio che poteva scovarci dappertutto poteva impressionare per lì, ma tutto sommato i suoi effetti non erano così dirompenti sui nostri comportamenti. D’altra parte l’andamento della Storia dimostra che il tribunale supremo divino, inteso come deterrente, non ha ottenuto grandi risultati. I nodi che vengono o dovrebbero venire al pettine sono come gli scheletri nell’armadio. Ciò che non si deve sapere. Il rimosso. L’occultato. Salendo su su, di gradino in gradino, i segreti di Stato che coincidono con la ragione di Stato. In fondo in una singola vicenda esistenziale come in quella di una società, nelle decisioni e negli eventi che hanno fatto la Storia l’invisibile ciò che sta dietro, il retroscena, il segreto, anche svincolati da ciò che è torbido e dal giocare sporco o a tradimento è quantitativamente superiore al visibile. Il mistero di per può affascinare ed è giusto sia così (del resto, citando Borges, “la soluzione del mistero è sempre inferiore al mistero”) ma il mistero che avvolge e preserva l’altra faccia del potere quella più nascosta e più sinistra è una maschera inquietante che alimenta le peggiori storie parallele. Senza andare troppo lontano, basta ripercorrere la vita pubblica del nostro Paese negli ultimi cinquant’anni. Quella del nodo è una delle ‘immagini’ che meglio condensa i macroavvenimenti degli ultimi due anni, già proiettati a diventare storia. Il nodo della pandemia, il nodo della guerra in Ucraina (senza dimenticare le altre quasi sessanta che si combattono sul pianeta) e i nodi connessi una sorta di costellazione delle crisi energetica, economica, sociale, alimentare (ma un nodo-costellazione è, ovviamente, anche la pandemia). Abbiamo poi nodi a espansione globale, ormai storici ma tuttora in divenire e che continuano a essere cronaca, sia pure con una risonanza ondivaga: l’emergenza climatica, le diseguaglianze fra Paesi e all’interno dei Paesi, le migrazioni; e altri di lunga durata e solo apparentemente più circoscritti, come l’Afghanistan e la questione palestinese... Non sono che sparsi esempi. La Terra è disseminata di nodi. Nodi in attesa di un pettine. O forse, anzi senz’altro, il pettine è già stato usato, e magari più di una volta, ma senza efficacia, oppure ingarbugliando ancora di più questo o quel nodo. In alcuni casi sembra che un nodo nemmeno abbia bisogno del pettine per manifestarsi e avere subito una spiegazione chiara. Un nodo si scioglie quando si accertano delle responsabilità e se le responsabilità risultano lampanti fin dall’inizio non si ha almeno sul piano interpretativo alcun nodo (la Russia che invade l’Ucraina, per esempio, è indubbiamente un fatto-verità). Eppure quello è il momento in cui il nodo si forma. La spiegazione in non basta certo, come una magica bacchetta, ad arrestarne la crescita. Ormai possiamo assistere al formarsi di un nodo in tempo reale e avere un aggiornamento costante e in diretta aprendo la bacheca online di un giornale. Si tratta di un privilegio. Abbiamo visto il nodo del conflitto nel suo rapido ingrossarsi, assorbendo un mix di notizie vere e filtrate se non distorte, fakes, propaganda, cronaca camuffata perché di parte, contrasti fra partiti favorevoli o contrari all’invio di armi, diatribe geopolitiche con il prevalere schiacciante di una linea di pensiero ferma alla verità di partenza e passiva di fronte all’ipotesi del negoziato (con la conseguente messa all’indice di altre posizioni, tacciate di “filoputinismo” o di pacifismo retorico). Quel privilegio prevede tuttavia uno scotto da pagare: l’arretramento della realtà, subissata da una cronaca esorbitante. Dov’è la realtà, il fatto in e per sé? E` in corso una “guerra ibrida” e anche i fatti appaiono sempre più ibridati con l’informazione (si dice che senza cronaca un fatto non esiste, cosa per molti versi vera). Le nostre stesse opinioni si innestano sulle informazioni. Per avere un fatto nudo e crudo dovremmo essere testimoni sul campo, ma non lo siamo, ed è questo il primo dei nostri privilegi. A nodi si aggiungono nodi, compresi quelli secondari che si intrecciano con altri più grandi (e solo in questo senso secondari). Sono nodi spin off, simili ai personaggi secondari, appunto –, di una serie televisiva che diventano protagonisti di un’altra serie costruita su di loro. Questi nodi hanno una durata limitata, pressati come sono da altri nodi-notizia, ma non è escluso che possano ricomparire in futuro. Così è stato con il battaglione Azov e i civili asserragliati nell’acciaieria di Mariupol, oppure così è al momento con il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, una vicenda da spy story, con tre indiziati (servizi segreti russi, statunitensi o ucraini), sulla quale sta indagando una commissione d’inchiesta. Ma più delle commissioni ufficiali in casi simili può il giornalismo d’inchiesta. E noi tutti fruitori di informazioni dovremmo avere un atteggiamento analogo: investigativo, appunto. Tutto è talmente e facilmente divulgabile e assorbibile hic et nunc da essere altrettanto facilmente falsificabile e fraintendibile. Ho avuto questi pensieri pettinando la mia gatta persiana, dunque un felino dal pelo lungo e folto. Di solito sul dorso il pettine scorre senza intoppi, non così, guarda caso, nella parte ‘nascosta’, la pancia, cosparsa di nodi nonostante le attenzioni quotidiane. Scioglierli tutti è impossibile, men che meno eliminarli. E` un proliferare continuo. Non mi sarei mai aspettato di vedere rappresentato sulla sua pancia un planisfero di nodi.
Franz Marc, Il gatto bianco, 1912 Adelio Fusé  Scrittore e poeta, è nato nel 1958 e vive a Milano, dove ha lavorato a lungo nell’editoria. Gli ultimi titoli pubblicati comprendono i romanzi “L’astrazione non è la mia passione principale” e “Le direzioni dell’attesa” (Manni, 2018 e 2020), e i libri di poesia “La veglia dl sonnambulo” e “Tempo ventriloquo” (Book Editore, 2016 e 2019). Oltre che con varie riviste, collabora con artisti e musicisti.