ottobre 2020
LA DEMOCRAZIA
E IL CRETINO
di Lucio
Il
problema
più
grave
della
democrazia
nella
nostra
epoca
me
lo
ricorda
implacabilmente
un
motociclista
che
ogni
quattro
o
cinque
giorni,
alla
mattina
prima
delle
sei,
passa
sotto
le
finestre
di
casa
mia,
corre
a
tutta
velocità
e
tira
le
marce
al
massimo
facendo
un
frastuono
infernale.
E
ogni
volta
non
posso
fare
a
meno
di
pensare
che
quell’imbecille
vota,
e
che
il
suo
voto
pesa
esattamente
quanto
il
voto di Carlo Rubbia o quello di Riccardo Muti.
Il
problema
del
cretino
in
democrazia
non
è
certo
nuovo,
ed
è
irrisolvibile:
la
democrazia
parlamentare
presuppone
che
gli
elettori
agiscano
in
maniera
consapevole
e
responsabile,
perché
se
la
maggioranza
compie
scelte
irrazionali,
o
semplicemente
stupide,
si
consegna
il
paese
in
mano
a
un
dittatore,
ma
se
pretendiamo
di
stabilire
a
priori
chi
sia
responsabile
e
perciò
degno
di
votare
e
chi
non
lo
sia,
ci
collochiamo
irrimediabilmente
al
di
fuori
della
democrazia.
Ciò
che
oggi
è
nuovo
è
che
ci
troviamo
investiti
su
scala
planetaria
da
una
mole
di
sollecitazioni
potentissime
e
subdole
alla
stupidità
e
all’irrazionalità
quale
mai
si
era
vista
nel
corso
della
storia
umana,
un
fenomeno
che
nei
paesi
occidentali
riesce
a
vanificare
completamente
l’effetto
benefico
dell’alfabetizzazione
di
massa;
è
di
gran
lunga
più
facile
manipolare
un
laureato
rimbambito che un analfabeta attento.
Il
più
vistoso
tra
i
fenomeni
di
induzione
alla
stupidità
è
lo
scivolamento
della
comunicazione
politica
sugli
schemi
del
linguaggio
pubblicitario,
con
messaggi
brevi
e
rudimentali,
destinati
a
parlare
alla
pancia
e
non
alla
testa,
a
vellicare
le
emozioni
e
le
pulsioni
viscerali
più
profonde;
in
realtà,
è
un
fenomeno
che
colpisce
non
solo
la
comunicazione
politica
ma
quella
pubblica
in
senso
lato,
basti
solo
pensare
a
come
giornali
e
telegiornali
ci
presentano
le
notizie
urlando,
come
in
uno
spettacolo
da
baraccone,
e
persino
le
previsioni
del
tempo,
che
pure
dovrebbero
fornire
dati
scientifici,
sono
gonfiate
di
parole
ad
effetto
inquietante,
dalle
bombe
d’acqua,
alle
morse
del
gelo
o
dell’afa,
alla
temperatura
“percepita”,
ai
fenomeni
atmosferici
ribattezzati
con
nomi
da
fumetto
horror
come
Caronte,
Plutone,
Lucifero,
fino
al
permanente
allarme sugli anziani a rischio.
C’è
poi
la
dipendenza
di
massa
da
smartphone
e
tavolette,
su
cui
mi
sono
soffermato
altrove,
che
atrofizza
la
capacità
di
concentrazione
grazie
alla
possibilità
di
tenere
simultaneamente
aperte
più
finestre
e
svolgere
diverse
attività
indipendenti
l’una
dall’altra,
effetto
accentuato
dalle
caratteristiche
dei
cosiddetti
social
media
che
impongono
un
controllo
ininterrotto
delle
notifiche
e
delle
novità
(da approvare) caricate da amici o seguaci.
Inoltre,
la
mentalità
consumistica
e
le
abitudini
che
ne
derivano
compromettono
la
facoltà
di
ragionare
secondo
idee
astratte
e
concetti
generali
e
inducono
a
una
visione
rudimentale
e
semplificata della realtà, articolata in termini grezzamente materiali.
Questi
fattori
interagiscono
tra
loro
producendo
ulteriori
conseguenze
deleterie.
Una
di
queste
conseguenze
è
la
noia,
perché
se
non
siamo
in
grado
di
concentrarci
non
riusciamo
a
compiere
attività
che
ci
tengano
occupati
per
più
di
qualche
minuto,
e
la
noia
alimenta,
tra
l’altro,
il
successo
dei
videogiochi
che
ci
offrono
una
soddisfazione
facile,
veloce,
di
carattere
puramente
emozionale,
e
ripetibile all’infinito.
Un
altro
effetto
che
deriva
dalla
mancanza
di
concentrazione
e
dalla
velocità
con
cui
siamo
abituati
a
guardarci
attorno
è
l’incapacità
di
osservare
i
dettagli,
in
un’immagine,
in
una
scena,
in
un
oggetto
o
in
un
testo,
una
forma
particolare
di
superficliatà
che
è
sciocco
sottovalutare.
I
dettagli
sono
importantissimi,
rivelano
l’essenza
più
profonda
e
quindi
nascosta
delle
cose,
le
loro
sfaccettature,
i
loro
aspetti
di
contraddittorietà,
di
forza
o
fragilità,
e
anche
di
bellezza,
se
non
riusciamo
più
a
notarli
ci
precludiamo
la
possibilità
di
comprendere
appieno
la
realtà;
in
fondo
è
una
questione
di
estetica,
di
sensibilità
percettiva,
quasi
sicuramente
aveva
ragione
Schiller
a
sostenere
che
l’educazione
estetica
è
il
primo
e
fondamentale
presupposto per il progresso civile e politico di una società.
Non
è
una
mia
esagerazione
dire
che
siamo
diventati
insensibili
ai
dettagli,
basta
guardare
le
immagini
pubblicitarie
da
cui
siamo
sommersi;
salvo
rarissime
eccezioni
sono
approssimative
e
poco
curate,
e
anche
quelle
dei
grandi
marchi
della
moda,
che
pure
vorrebbero
presentarsi
come
patinate
e
raffinate,
manifestano
delle
incongruenze
sconcertanti,
soprattutto
nelle
ombre,
si
vede
subito
che
sono
ritoccate
molto
male,
ma
nessuno
ci
fa
caso,
e
la
loro
qualità scadente non incide sull’efficacia pubblicitaria.
Diverse
poesie
di
Jannis
Ritsos
toccano
proprio
il
tema
di
quanto
siano
importanti
i
dettagli,
anche
minimi,
per
rivelare
il
senso
autentico,
o
gli
aspetti
reconditi,
o
gli
squarci
di
stupore
e
di
armonia,
delle
realtà
che
ci
scorrono
davanti
agli
occhi.
Vorrei
condividere
una
di
queste
poesie,
si
intitola
All’ora
della
pioggia
,
è
tratta
dalla
raccolta
Tardi,
molto
tardi
nella
notte
,
una
delle
sue
ultime, è stata scritta il 23 gennaio 1988. Eccola:
Vecchi aquiloni lacerati impigliati per lo spago
agli alberi nudi e ai fili del telegrafo
cigolano nel vento. E all’improvviso
è caduta una forte pioggia e il giovane fruttivendolo
ha aperto un grande ombrello nero sopra il suo carretto
per proteggere le sue arance. E questa discordanza
delle arance dorate e dell’ombrello nero
si è aggiunta ai suoni della pioggia arricchendo
l’oscura, l’inesplicabile bellezza del mondo.
Sarebbe
illusorio
immaginare
di
applicare
nelle
scuole
un
programma
di
educazione
estetica
ispirato
a
Schiller,
ma
forse,
se
un
numero
sufficiente
di
persone
riuscisse
a
sollevare
ogni
tanto
la
testa
dallo
smartphone
per
cercare
di
scorgere
qualche
traccia
di
significato
o
di
bellezza
nel
mondo
circostante,
forse
potremmo
ancora
salvarci
dal
rincretinimento
di
massa
e
salvare
anche
la
democrazia. O forse è già troppo tardi.
Avete
presente
l’insuperabile
lavoro
di
diversi
anni
fa
della
coppia
Fruttero
&
Lucentini
su
«La
prevalenza
del
cretino»?
Ebbene,
l’altro
giorno
ho
trovato
per
caso
in
rete
questo
articolo,
scritto
molto bene e assai condivisibile, che me l’ha ricordato.
E
dato
che
mi
è
piaciuto
ve
lo
propongo
qui,
invitandovi
anche
a
dare
un’occhiata
al
blog
da
cui
è
tratto. (G.S.)