Novembre 2022
PER UNA NUOVA
SOPHIA
di Giuseppe Donolato
“Quel che muta e funziona, resta.”
Compare
poca
ontologia
in
questo
assunto
che,
nella
sua
brevità,
riassume
il
nucleo
centrale
delle
speculazioni
evoluzionistiche
e
funzionalistiche.
Confesso
d’aver
subito
il
fascino
di
tali
teorie
–
trasversali
alla
biologia,
alla
psicologia
e
alla
sociologia
–
per
la
loro
semplice
capacità
interpretativa
e
orientativa
in
un
mondo
in
cui
le
narrazioni,
relative
alla
sua
comprensione,
si
sono
così
moltiplicate
da
sembrare, in molti frangenti, troppe.
Vero
o
falso,
giusto
o
ingiusto,
morale
o
perverso?
Il
mondo
d’oggi
se
è,
è perché funziona?
A
dire
di
qualcuno,
oggi
funziona
ed
è
il
migliore
dei
mondi
possibili.
Chiaramente
quel
qualcuno
appartiene
alla
schiera
di
chi
sostiene
tale
valutazione,
ne
gode
i
vantaggi
e
non
considera
teleologicamente
l’importanza del futuro.
Sarà
in
quel
tempo
che
l’irrisolto
comparirà?
Sarà
allora
che
i
nodi
verranno
al
pettine
e
l’odierna
mancanza
di
visione
comprometterà
la
teoria?
Probabilmente
sì,
e
con
un
enorme
rischio.
L’evoluzione
può
chiamarsi
allo
stesso
tempo
involuzione
e
non
cambiare
le
leggi
dell’Universo.
E
per
l’umanità
invece
rappresentare
l’autodistruzione.
Gli
ecosistemi
sempre
più
fragili,
l’incuria
verso
la
salute
globale,
la
disattenzione
costante
verso
le
modalità
aggressive
insite
nella
psiche
umana,
unite
a
quelle
che
qualche
saggio
considera
oramai
le
dittature
della
Tecnica,
rendono
necessaria
una
visione
olistica
della
politica,
dell’economia e della tecnica stessa.
Per
questo
abbiamo
bisogno
di
integrare
il
mondo
in
una
concezione
più
ampia,
e
in
fretta.
In
fondo,
ancora
una
volta,
abbiamo
bisogno
di
Cultura. O meglio, di una nuova Sophia.
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Sophia, nella Grecia antica, è la personificazione del sapere