numero

Aprile-Maggio 2022

DIARIO DI PITTURA TRA

PACE E GUERRA

di Ferdinando Greco

Caro Giorgio, proprio ieri pensavo a te e il tuo silenzio mi sembrava strano visti i fatti drammatici che premono ma alla sera ecco la tua mail dove chiedi un intervento: guerra “o” pace. Sto lavorando a proposito, e proprio su questo ti invio un lavoro: “Distruzioni e infinite fusioni , cm.170x126, ma sto ultimando altri quadri sull’argomento. . Dunque se ti urge usa questo quadro poi spero in qualcosa ancora. Suggerisco di ingrandire il mondo in basso dove c’è un soldato, e nota la materia lacerata o come crivellata da proiettili. Del quadro ho anche un breve testo, che ricavo dagli appunti che scrivo mentre lavoro. Eccolo: 9-3-2022- Dopo tante riflessioni, con questo quadro mi sembra di aver impostato e iniziato un nuovo ciclo, quello dei “Mondi sconvolti e dall’Ucraina”. Per mondi intendo il cosmo che ci sovrasta nella sua enormità ma anche i vari mondi piccoli e grandi della terra compreso quello ideologico della “grande Russia”. Il patriarca di Mosca Kirill giustifica la guerra all’Ucraina e la definisce “guerra metafisica” ovvero un conflitto ontologico tra bene e male dove il male è l’occidente corroso dal peccato . Senza giustificare l’occidente c’è un mondo ideologico e imperialista nascosto sotto la coperta dello scontro metafisico quando invece è iniziata come una valanga su nell’Ucraina che temo possa travolgere l’Europa. Una valanga documentata da tanti fotoreporter e da queste immagini della guerra proviene quella del quadro dove un soldato porta in braccio un neonato mentre attraversa le macerie di un ponte saltato per una esplosione. Nelle guerre, è ovvio, ci sono soldati ma i bambini? Essi sono l’opposto del soldato armato, insieme sono una specie di aporia o una controaporia ? Soldato e bambino intesi come opposti dove il soldato con le armi porta la morte mentre il bambino come arma ha solo la vita che vuole vivere con gioia e giochi; qui coesistono e l’armato porta il neonato, l’uccisore e l’inerme stanno assieme: complessità del male e del bene. Il metropolita Kirill e tanti altri sono schematici, rigidi e vogliono strappare subito la zizzania tra il frumento neonato. 1-4-2022- Tornando al quadro “Distruzioni e infinite fusioni” vorrei accennare alle infinite fusioni sulla parte alta del quadro: i tre mondi compenetrati e dietro un paesaggio infinito, ecco l’orizzonte è cosa della metafisica, è cosa più della pittura che della natura e così la pittura trasforma l’infinito in paesaggio e il soldato, assieme alle armi, porta in braccio un pezzo d’infinito: caos e logos assieme. 4-4-2022- Inizio un altro quadro dove vorrei evidenziare ancora una volta la cronaca della guerra in Ucraina rifacendomi a immagini pubblicate su due fogli di giornale. 5-4-2022- Cerco di non separare il dicibile dall’indicibile (due mondi aporetici): nel quadro il dicibile della cronaca subisce una deformazione che converge al centro di un mondo della guerra (mondo in basso) dove si vedono persone uccise sull’asfalto e due militari accanto ma anche un passante indifferente, ci si abitua al tragico o la banalità del male. Leggere la cronaca, cavarne pensiero e sospenderlo nella sua bellezza perlacea come a dire che la bellezza della perla è originata da un male, meglio ancora che caos e logos convivono. Però l’aporia bene-male non basta, va analizzata e tocca anche a chi guarda, a ognuno che guarda, sguardo difficile anche doloroso dove sovente la specularità oggettiva o l’idea di corrispondenza tra nome e cosa può svanire però apre all’ineffabile, un termine a me caro perché indica ciò che non si può dire ma svelare almeno la sua esistenza fa coscienza. E’ così che cresce il mio sentimento e la mia partecipazione al dramma mortale della grande fotografia di cronaca dall’Ucraina. Mi ripeto, ma è qui il nucleo: tenere assieme l’opposto, ecco perché il mondo in basso al quadro tragico, negativo vorrei che fosse leggero e, proprio perché il soggetto è tragico, vorrei che almeno l’atmosfera sia lieve (“che la morte ti sia lieve”). Nell’opera la verità del fotoreporter: frammenti di cronaca che diventeranno storia, anticipano quello che sarà, ma spero non avverrà mai, la prima guerra cosmica nel senso che il primo mondo che verrà distrutto (dall’uomo) sarà il nostro. (E come non ricordare i miei cataloghi reperti o tombini sindonici degli anni 70, intesi come la Pompei d’oggi?). 6-4-2022- Recentemente alla TV ho sentito dire da Lucio Caracciolo: “è iniziato un nuovo secolo, quello della fine della pace”. Quello dei nostri figli e nipoti, per loro ricomincia la guerra che per noi anziani (padri e nonni) non pensavamo più possibile almeno qua in Europa: la fine della pace. 7-4-2022- Leggo “Limes: la fine della pace”, pieno zeppo di dati geopolitici che possono colmare i buchi della mia cultura. 9-4-2022- Se la parte bassa del quadro sembra funzionare, quella alta sopra, con quella specie di bomba che sta cadendo e che porta con già le macerie che produrrà a breve, non mi sembra funzionare. Troppo verismo e realismo dicono quello che si sa ma la realtà è più grande. 12-4-2022- C’è un grande bisogno di dilatare la mente, di capire maggiormente e non è più sufficiente il pensiero del buon intellettuale dentro un tempo di pace o che si credeva di pace duratura, il discorso umano sembra frantumarsi e la parola PACE pronunciata in modo generico non funziona più, è diventata complessa, difficile da districare e sarebbe già tanto capire “unde malum” e come farlo finire. Forse da questi pensieri viene l’intervento pesante sulla parte alta del quadro, la mano ha pensato più della mia mente e ha realizzato (inconsciamente) il mondo in alto che può essere interpretato in vari modi. Aspetto, capirò dopo quello che ho fatto, senza lo stordimento del fare un po’ sciamanico. 21-4-2022- Adesso ci sono due mondi, in basso uno pallido, freddo ma ancora umano e “reale” perché è un’immagine dall’Ucraina, nell’altro in alto invece nessuna immagine e di un grigio scuro con un vuoto che contiene al centro qualcosa ma è indicibile cosa sia, forse è un mondo che si spegne nel grigiore…. 28-4-2022- Giusto e riuscito l’intervento fatto prima e pensare che mi sembrava un azzardo distruttivo invece sembra di scoprire che ci sia in basso una chiarezza dolorosa (del presente) e in alto un oscuro divenire: “CHIAREZZA DOLOROSA E OSCURO DIVENIRE” 14-04-2022 «DISPERANZA UCRAINA» Tensione, paura, emozione e soprattutto domande: ama il tuo nemico e fatti massacrare con la tua donna, il tuo bambino perché il massacratore è un uomo come te che non sa quello che fa? In sintesi che l’umano venga ucciso dal disumano. Terribili interrogativi che riempiono il cielo anche questo della Toscana dove mi trovo. Guardo il mare stando seduto su una panchina vicino al porto ma il cielo sopra di me lo sento pieno della cronaca di guerra e da essa quell’articolo di Francesco Piccolo che, citando Italo Calvino, titola “In un mondo inumano non ci si può chiedere di essere soltanto buoni”. Oggi però esce un articolo di Paolo Di Paolo che lo critica: “L’unica possibilità che abbiamo è di diventare diversi da come siamo” e ancora “cuori non raffreddati, cuori intelligenti che pur consapevoli di essere spettatori condannati all’impotenza, non rinunciano a pensare… e, vivendo la crisi, cercano anzi cerchiamo… di diventare diversi”. La crisi la vivo ma, per essere diverso, forse a me non resta che continuare a dipingere questi quadri che solitamente commento. 24-04-2022 E’ da un po’ di tempo che ho perso i contatti col quadro e vedo solo il PVC dipinto sul rovescio. 29-04-2022 Lavoro sempre sul rovescio del PVC e dunque quasi alla cieca cercando di prevedere il risultato che si avrà sul davanti, so però che ci saranno sorprese che devo poi indirizzare e riconvertire a volte però le sorprese sono tali che sono esse a riconvertire il mio pensiero che devo accettare e adeguarmi sempre che la sorpresa non sia così negativa da farmi scartare tutto quello che ho fatto. 01-05-2022 Riporto la parziale lettura di un testo di U. Galimberti perché riprende gli interrogativi sull’amore quando iniziavo questo quadro “… il messaggio evangelico che fa del cristianesimo, tra le religioni monoteiste (ebraismo, islam), l’unica religione che diffonde il comandamento dell’amore. E l’amore, al pari del dolore, non ha a che fare con la ragione, ma con la vita, dove l’aspetto razionale e l’aspetto irrazionale, si intrecciano, così come la benedizione e la maledizione, la luce del giorno e il buio della notte, perché nella vita tutte le cose sono tra loro incatenate, intrecciate, senza una visibile distinzione, che è il tratto tipico della ragione perché la vita, che tutte queste cose sottende, vuole che così si viva il mondo…” e conclude “… il cristianesimo, nel guadagnare la ragione a Dio, perse l’anima…” 14-05-2022 Desideroso di poter iniziare il distacco del grande PVC intelato dalla tavola su cui è stato realizzato, inizio il lavoro che è problematico perché a volte PVC e tavola sono incollati tra di loro ma alla fine quando posso osservare interamente la superficie di tutto quello che ho fatto si vede, ma debolmente, solo un grande mondo. Il supporto di PVC ricorda le plastiche combuste di Burri per gli accadimenti avvenuti quando lavoravo alla cieca sul rovescio ma anche per gli strappi dovuti al distacco: aporia tra il fascino della materia e al contempo delusione che mi fa sembrare la superficie uno scarto. Più tardi mi viene in mente una fotografia dove si vedono soldati ucraini che aiutano una famiglia in fuga alla periferia di Kiev, c’è anche un carrozzino e sopra una grossa borsa rosa e, per ultimo, forse il padre con un bambino in braccio. 15-05-2022 - Altra immagine che mi viene in mente è quella di una persona inginocchiata. E’ un prelato che il papa ha inviato in Ucraina e c’è anche una scritta, CALVARIO UCRAINO, però il calvario qui è una fossa comune dove i soldati russi hanno gettato i corpi degli ucraini uccisi. La mia pittura batte la testa contro le insuperabili contraddizioni e aporie della nostra esistenza ma è anche una delle vie che si devono costruire mentre si va e si cerca, persino sotto le bombe della guerra, una via di fuga come nella fotografia con la famiglia. 21-05-2022 - ormai sono stati realizzati due mondi ed è evidente che il senso va evolvendosi ma ancora da affinare: nel mondo più grande le cupole a cipolla della chiesa, la casa e le figure umane in relazione con il mondo più piccolo della figura inginocchiata, relazione di dolore umano e forse anche di non umano o troppo umano, la guerra certo ma qui anche gli affetti, le disperanze, il tremore e tante altre cose… 22-05-2022 Continuo a lavorare intensamente, una specie di ossessione e cancello il mondo piccolo per lasciare solo quello grande. 23-05-2022 Mentre lavoro sul grande mondo in disfacimento ritrovo la pietas, il desidero di evidenziare maggiormente l’immagine dei fuggiaschi coi due soldati e mi viene in mente il brano di Alessandro Manzoni dei Promessi Sposi “L’addio ai monti”, anche qua per la famiglia ucraina è un addio alla chiesa, alla casa in mezzo a tanta desolazione. Come nel triste pensiero di Lucia fuggitiva, la famiglia ucraina è costretta da un giorno all’altro ad abbandonare la sua terra alla quale era molto affezionata. Continuo a ritoccare in punta di pennello ma voglio che si vedano appena il soldato e il carrozzino seguiti dal padre col bambino in braccio, voglio che si vedano appena come se non volessero farsi vedere mentre scappano, si sentono come in colpa. La pittura si fa struggente, anche lei si vergogna, si nasconde. 24-05-2022 A questo punto non so più dove va condotto il quadro o dove lui mi sta conducendo e penso: “Perché non far riapparire il mondo piccolo a sinistra?” Lo faccio ma più piccolo e con un paesaggio inteso come una lontana promessa di serenità e, se si avvererà la promessa, il mondo (grande) lasciato si farà struggente e e indelebile ricordo, così i due mondi esemplificheranno la “disperanza”. La speranza (e il quadro lo conferma)è più piccola della grande disperazione. Forse ha bisogno di tempo per ingrandirsi così da rimpicciolire la disperazione perché i due mondi sono dinamici ma incatenati tra loro. 25-05-2022 Rivedo il quadro con i due mondi affiancati, entrambi con una luce in alto, quella della promessa sperata ma lontana e quella del ricordo doloroso che va spegnendosi in una nebbia innaturale che sale dal basso. In questa nebbia dolorosa mi sento avvolto anch’io. 27-05-2022 Ripensando al quadro e alla materia del supporto che sembra, come scrivevo nelle note, una plastica combusta di Burri, considero il fatto che ciò permane anche alla fine dell’opera. Successivamente su questa base informe ho sovrapposto ancora del PVC con l’immagine dedotta dalla cronaca della guerra che ho molto dipinto così da fondere assieme l’informe materico (di Burri) con la cronaca, cosa che Burri non avrebbe mai fatto, per lui il supporto stesso diventava immagine (Recalcati dice che diventa l’evento stesso dell’immagine che realizza il mistero dell’opera). Dunque io ho sentito il fascino dell’evento materico (PVC combusto) capace di realizzare il mistero dell’arte ma non volevo perdere l’immagine della cronaca credo perché il mio pensiero è aporetico (quello di Burri è estetico). In conclusione, radicalizzando gli opposti, ottengo una dinamica che mi fa oscillare tra i due estremi, estremi che non intendo come due cose ma potenzialità, possibilità, una specie di meccanica quantistica dell’arte.

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5 | © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 | Ferdinando Greco  Si è formato a Milano, dove ha insegnato al Liceo Artistico Statale. La sua prima esposizione risale al 1964 al Premio San Fedele. In questi anni, avvertendo quanto i media pongano in crisi il linguaggio, inizia a concepire l’opera d’arte come un oggetto in bilico tra valore e cosa. Vive e opera a Saronno Particolare di  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm Particolare di  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm N. 565/A + 1527,  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm "Chiarezza dolorosa e oscuro divenire", 2022 part. "Chiarezza dolorosa e oscuro divenire", 2022 "Disperanza ucraina", vinilici e PVC su tela, 150x230cm, 2022 Part. di "Disperanza ucraina" Part. di "Disperanza ucraina"

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

5
Aprile-Maggio 2022

DIARIO DI PITTURA

TRA PACE E GUERRA

di Ferdinando Greco

Caro Giorgio, proprio ieri pensavo a te e il tuo silenzio mi sembrava strano visti i fatti drammatici che premono ma alla sera ecco la tua mail dove chiedi un intervento: guerra “o” pace. Sto lavorando a proposito, e proprio su questo ti invio un lavoro: “Distruzioni e infinite fusioni , cm.170x126, ma sto ultimando altri quadri sull’argomento. . Dunque se ti urge usa questo quadro poi spero in qualcosa ancora. Suggerisco di ingrandire il mondo in basso dove c’è un soldato, e nota la materia lacerata o come crivellata da proiettili. Del quadro ho anche un breve testo, che ricavo dagli appunti che scrivo mentre lavoro. Eccolo: 9-3-2022- Dopo tante riflessioni, con questo quadro mi sembra di aver impostato e iniziato un nuovo ciclo, quello dei “Mondi sconvolti e dall’Ucraina”. Per mondi intendo il cosmo che ci sovrasta nella sua enormità ma anche i vari mondi piccoli e grandi della terra compreso quello ideologico della “grande Russia”. Il patriarca di Mosca Kirill giustifica la guerra all’Ucraina e la definisce “guerra metafisica” ovvero un conflitto ontologico tra bene e male dove il male è l’occidente corroso dal peccato . Senza giustificare l’occidente c’è un mondo ideologico e imperialista nascosto sotto la coperta dello scontro metafisico quando invece è iniziata come una valanga su nell’Ucraina che temo possa travolgere l’Europa. Una valanga documentata da tanti fotoreporter e da queste immagini della guerra proviene quella del quadro dove un soldato porta in braccio un neonato mentre attraversa le macerie di un ponte saltato per una esplosione. Nelle guerre, è ovvio, ci sono soldati ma i bambini? Essi sono l’opposto del soldato armato, insieme sono una specie di aporia o una controaporia ? Soldato e bambino intesi come opposti dove il soldato con le armi porta la morte mentre il bambino come arma ha solo la vita che vuole vivere con gioia e giochi; qui coesistono e l’armato porta il neonato, l’uccisore e l’inerme stanno assieme: complessità del male e del bene. Il metropolita Kirill e tanti altri sono schematici, rigidi e vogliono strappare subito la zizzania tra il frumento neonato. 1-4-2022- Tornando al quadro “Distruzioni e infinite fusioni” vorrei accennare alle infinite fusioni sulla parte alta del quadro: i tre mondi compenetrati e dietro un paesaggio infinito, ecco l’orizzonte è cosa della metafisica, è cosa più della pittura che della natura e così la pittura trasforma l’infinito in paesaggio e il soldato, assieme alle armi, porta in braccio un pezzo d’infinito: caos e logos assieme. 4-4-2022- Inizio un altro quadro dove vorrei evidenziare ancora una volta la cronaca della guerra in Ucraina rifacendomi a immagini pubblicate su due fogli di giornale. 5-4-2022- Cerco di non separare il dicibile dall’indicibile (due mondi aporetici): nel quadro il dicibile della cronaca subisce una deformazione che converge al centro di un mondo della guerra (mondo in basso) dove si vedono persone uccise sull’asfalto e due militari accanto ma anche un passante indifferente, ci si abitua al tragico o la banalità del male. Leggere la cronaca, cavarne pensiero e sospenderlo nella sua bellezza perlacea come a dire che la bellezza della perla è originata da un male, meglio ancora che caos e logos convivono. Però l’aporia bene-male non basta, va analizzata e tocca anche a chi guarda, a ognuno che guarda, sguardo difficile anche doloroso dove sovente la specularità oggettiva o l’idea di corrispondenza tra nome e cosa può svanire però apre all’ineffabile, un termine a me caro perché indica ciò che non si può dire ma svelare almeno la sua esistenza fa coscienza. E’ così che cresce il mio sentimento e la mia partecipazione al dramma mortale della grande fotografia di cronaca dall’Ucraina. Mi ripeto, ma è qui il nucleo: tenere assieme l’opposto, ecco perché il mondo in basso al quadro tragico, negativo vorrei che fosse leggero e, proprio perché il soggetto è tragico, vorrei che almeno l’atmosfera sia lieve (“che la morte ti sia lieve”). Nell’opera la verità del fotoreporter: frammenti di cronaca che diventeranno storia, anticipano quello che sarà, ma spero non avverrà mai, la prima guerra cosmica nel senso che il primo mondo che verrà distrutto (dall’uomo) sarà il nostro. (E come non ricordare i miei cataloghi reperti o tombini sindonici degli anni 70, intesi come la Pompei d’oggi?). 6-4-2022- Recentemente alla TV ho sentito dire da Lucio Caracciolo: “è iniziato un nuovo secolo, quello della fine della pace”. Quello dei nostri figli e nipoti, per loro ricomincia la guerra che per noi anziani (padri e nonni) non pensavamo più possibile almeno qua in Europa: la fine della pace. 7-4-2022- Leggo “Limes: la fine della pace”, pieno zeppo di dati geopolitici che possono colmare i buchi della mia cultura. 9-4-2022- Se la parte bassa del quadro sembra funzionare, quella alta sopra, con quella specie di bomba che sta cadendo e che porta con già le macerie che produrrà a breve, non mi sembra funzionare. Troppo verismo e realismo dicono quello che si sa ma la realtà è più grande. 12-4-2022- C’è un grande bisogno di dilatare la mente, di capire maggiormente e non è più sufficiente il pensiero del buon intellettuale dentro un tempo di pace o che si credeva di pace duratura, il discorso umano sembra frantumarsi e la parola PACE pronunciata in modo generico non funziona più, è diventata complessa, difficile da districare e sarebbe già tanto capire “unde malum” e come farlo finire. Forse da questi pensieri viene l’intervento pesante sulla parte alta del quadro, la mano ha pensato più della mia mente e ha realizzato (inconsciamente) il mondo in alto che può essere interpretato in vari modi. Aspetto, capirò dopo quello che ho fatto, senza lo stordimento del fare un po’ sciamanico. 21-4-2022- Adesso ci sono due mondi, in basso uno pallido, freddo ma ancora umano e “reale” perché è un’immagine dall’Ucraina, nell’altro in alto invece nessuna immagine e di un grigio scuro con un vuoto che contiene al centro qualcosa ma è indicibile cosa sia, forse è un mondo che si spegne nel grigiore…. 28-4-2022- Giusto e riuscito l’intervento fatto prima e pensare che mi sembrava un azzardo distruttivo invece sembra di scoprire che ci sia in basso una chiarezza dolorosa (del presente) e in alto un oscuro divenire: “CHIAREZZA DOLOROSA E OSCURO DIVENIRE” 14-04-2022 – «DISPERANZA UCRAINA» Tensione, paura, emozione e soprattutto domande: ama il tuo nemico e fatti massacrare con la tua donna, il tuo bambino perché il massacratore è un uomo come te che non sa quello che fa? In sintesi che l’umano venga ucciso dal disumano. Terribili interrogativi che riempiono il cielo anche questo della Toscana dove mi trovo. Guardo il mare stando seduto su una panchina vicino al porto ma il cielo sopra di me lo sento pieno della cronaca di guerra e da essa quell’articolo di Francesco Piccolo che, citando Italo Calvino, titola “In un mondo inumano non ci si può chiedere di essere soltanto buoni”. Oggi però esce un articolo di Paolo Di Paolo che lo critica: “L’unica possibilità che abbiamo è di diventare diversi da come siamo” e ancora “cuori non raffreddati, cuori intelligenti che pur consapevoli di essere spettatori condannati all’impotenza, non rinunciano a pensare… e, vivendo la crisi, cercano anzi cerchiamo… di diventare diversi”. La crisi la vivo ma, per essere diverso, forse a me non resta che continuare a dipingere questi quadri che solitamente commento. 24-04-2022 E’ da un po’ di tempo che ho perso i contatti col quadro e vedo solo il PVC dipinto sul rovescio. 29-04-2022 Lavoro sempre sul rovescio del PVC e dunque quasi alla cieca cercando di prevedere il risultato che si avrà sul davanti, so però che ci saranno sorprese che devo poi indirizzare e riconvertire a volte però le sorprese sono tali che sono esse a riconvertire il mio pensiero che devo accettare e adeguarmi sempre che la sorpresa non sia così negativa da farmi scartare tutto quello che ho fatto. 01-05-2022 Riporto la parziale lettura di un testo di U. Galimberti perché riprende gli interrogativi sull’amore quando iniziavo questo quadro “… il messaggio evangelico che fa del cristianesimo, tra le religioni monoteiste (ebraismo, islam), l’unica religione che diffonde il comandamento dell’amore. E l’amore, al pari del dolore, non ha a che fare con la ragione, ma con la vita, dove l’aspetto razionale e l’aspetto irrazionale, si intrecciano, così come la benedizione e la maledizione, la luce del giorno e il buio della notte, perché nella vita tutte le cose sono tra loro incatenate, intrecciate, senza una visibile distinzione, che è il tratto tipico della ragione perché la vita, che tutte queste cose sottende, vuole che così si viva il mondo…” e conclude “… il cristianesimo, nel guadagnare la ragione a Dio, perse l’anima…” 14-05-2022 Desideroso di poter iniziare il distacco del grande PVC intelato dalla tavola su cui è stato realizzato, inizio il lavoro che è problematico perché a volte PVC e tavola sono incollati tra di loro ma alla fine quando posso osservare interamente la superficie di tutto quello che ho fatto si vede, ma debolmente, solo un grande mondo. Il supporto di PVC ricorda le plastiche combuste di Burri per gli accadimenti avvenuti quando lavoravo alla cieca sul rovescio ma anche per gli strappi dovuti al distacco: aporia tra il fascino della materia e al contempo delusione che mi fa sembrare la superficie uno scarto. Più tardi mi viene in mente una fotografia dove si vedono soldati ucraini che aiutano una famiglia in fuga alla periferia di Kiev, c’è anche un carrozzino e sopra una grossa borsa rosa e, per ultimo, forse il padre con un bambino in braccio. 15-05-2022 - Altra immagine che mi viene in mente è quella di una persona inginocchiata. E’ un prelato che il papa ha inviato in Ucraina e c’è anche una scritta, CALVARIO UCRAINO, però il calvario qui è una fossa comune dove i soldati russi hanno gettato i corpi degli ucraini uccisi. La mia pittura batte la testa contro le insuperabili contraddizioni e aporie della nostra esistenza ma è anche una delle vie che si devono costruire mentre si va e si cerca, persino sotto le bombe della guerra, una via di fuga come nella fotografia con la famiglia. 21-05-2022 - ormai sono stati realizzati due mondi ed è evidente che il senso va evolvendosi ma ancora da affinare: nel mondo più grande le cupole a cipolla della chiesa, la casa e le figure umane in relazione con il mondo più piccolo della figura inginocchiata, relazione di dolore umano e forse anche di non umano o troppo umano, la guerra certo ma qui anche gli affetti, le disperanze, il tremore e tante altre cose… 22-05-2022 Continuo a lavorare intensamente, una specie di ossessione e cancello il mondo piccolo per lasciare solo quello grande. 23-05-2022 Mentre lavoro sul grande mondo in disfacimento ritrovo la pietas, il desidero di evidenziare maggiormente l’immagine dei fuggiaschi coi due soldati e mi viene in mente il brano di Alessandro Manzoni dei Promessi Sposi “L’addio ai monti”, anche qua per la famiglia ucraina è un addio alla chiesa, alla casa in mezzo a tanta desolazione. Come nel triste pensiero di Lucia fuggitiva, la famiglia ucraina è costretta da un giorno all’altro ad abbandonare la sua terra alla quale era molto affezionata. Continuo a ritoccare in punta di pennello ma voglio che si vedano appena il soldato e il carrozzino seguiti dal padre col bambino in braccio, voglio che si vedano appena come se non volessero farsi vedere mentre scappano, si sentono come in colpa. La pittura si fa struggente, anche lei si vergogna, si nasconde. 24-05-2022 A questo punto non so più dove va condotto il quadro o dove lui mi sta conducendo e penso: “Perché non far riapparire il mondo piccolo a sinistra?” Lo faccio ma più piccolo e con un paesaggio inteso come una lontana promessa di serenità e, se si avvererà la promessa, il mondo (grande) lasciato si farà struggente e e indelebile ricordo, così i due mondi esemplificheranno la “disperanza”. La speranza (e il quadro lo conferma)è più piccola della grande disperazione. Forse ha bisogno di tempo per ingrandirsi così da rimpicciolire la disperazione perché i due mondi sono dinamici ma incatenati tra loro. 25-05-2022 Rivedo il quadro con i due mondi affiancati, entrambi con una luce in alto, quella della promessa sperata ma lontana e quella del ricordo doloroso che va spegnendosi in una nebbia innaturale che sale dal basso. In questa nebbia dolorosa mi sento avvolto anch’io. 27-05-2022 Ripensando al quadro e alla materia del supporto che sembra, come scrivevo nelle note, una plastica combusta di Burri, considero il fatto che ciò permane anche alla fine dell’opera. Successivamente su questa base informe ho sovrapposto ancora del PVC con l’immagine dedotta dalla cronaca della guerra che ho molto dipinto così da fondere assieme l’informe materico (di Burri) con la cronaca, cosa che Burri non avrebbe mai fatto, per lui il supporto stesso diventava immagine (Recalcati dice che diventa l’evento stesso dell’immagine che realizza il mistero dell’opera). Dunque io ho sentito il fascino dell’evento materico (PVC combusto) capace di realizzare il mistero dell’arte ma non volevo perdere l’immagine della cronaca credo perché il mio pensiero è aporetico (quello di Burri è estetico). In conclusione, radicalizzando gli opposti, ottengo una dinamica che mi fa oscillare tra i due estremi, estremi che non intendo come due cose ma potenzialità, possibilità, una specie di meccanica quantistica dell’arte.
N. 565/A + 1527,  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm Ferdinando Greco  Si è formato a Milano, dove ha insegnato al Liceo Artistico Statale. La sua prima esposizione risale al 1964 al Premio San Fedele. In questi anni, avvertendo quanto i media pongano in crisi il linguaggio, inizia a concepire l’opera d’arte come un oggetto in bilico tra valore e cosa. Vive e opera a Saronno Particolare di  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm "Chiarezza dolorosa e oscuro divenire", 2022 "Disperanza ucraina", vinilici e PVC su tela, 150x230cm, 2022