numero

aprile 2022

NOI EFFIMERI CERCATORI

DI SENSO

di Mario Borgese Umberto Galimberti, in una sua recente riflessione ci elenca, oltre alla follia Hitleriana la mostruosità del genocidio nazista di 6 milioni di esseri umani, la Shoah, alcuni precedenti genocidi. Nel XVI secolo, mentre in Europa si celebrava l’ Umanesimo, dice, nell’ America Latina, l’uomo occidentale, portatore del Vangelo, incontra i nativi di quelle terre senza riconoscerli come propri simili e li stermina. E ancora, erano più di 7 milioni all’arrivo di Colombo, saranno 15.600 quindici anni dopo. Segue, nel secolo scorso, il genocidio di un milione e mezzo di Armeni ad opera degli Ottomani, poi in Africa ( Ruanda ) il genocidio dei Tiutsi e degli Huto moderati, circa un milione, praticato dal governo regolare di quel paese nel 1904, poi i genocidi del Sudan e del Darfur, e altri da noi semi dimenticati . Quindi il genocidio etnico e culturale degli Uguri e di altre minoranze etniche e religiose dello Xinjiang ad opera del governo cinese. Oggi stiamo vivendo in diretta l’invasione e il genocidio della popolazione Ucraina ad opera di un dittatore russo, supportato dai suoi oligarchi. Ci si chiede: come sono possibili queste “mostruosità” , come possono solo essere pensate? Perché non si attivano quei freni inibitori che impediscono tale violenza? Che cosa inceppa il nostro pensiero, si chiede Ghunter Anders, citato da Umberto Galimberti. E’ proprio la “mostruosità“ che lo inceppa , dice , creando una “discrepanza tra cosa immaginiamo quando prendiamo una decisione e cosa ci impedisce di arrestarci quando gli effetti della nostra decisione hanno assunto le proporzioni del mostruoso. Qui la via della responsabilità e la via della spietatezza si biforcano, e se sembra impossibile tornare indietro sulle nostre decisioni, quanto è stato deciso sarà portato ad effetto con l’ indifferenza tipica della burocrazia di chi ubbidisce semplicemente agli ordini, mettendo a tacere la sua coscienza” . E’ vero, la nostra specie è aggressiva e infestante, nata da eventi casuali. Noi ci siamo perché 65 milioni di anni fa un asteroide cadde nel golfo del Messico determinando l’estinzione dei grandi rettili, permettendo ad alcuni mammiferi (ratti, la cui prima mutazione, in quegli anni, andò verso la modificazione genetica) di dar vita ad una nuova specie, chiamata “Purgatorius”, mutazione documentata dagli studiosi. I ratti, non più predati dai grandi rettili, di mutazione in mutazione, hanno dato origine a tutte le specie di mammiferi viventi oggi. Dai felini, ai bovidi, agli equini eccetera, compresi noi, i Sapiens. Siamo animali come gli altri animali. Facciamo parte della famiglia dei Primati, come gli Oranghi, i Gorilla e gli Scimpanzé e come quelli, anche noi siamo un prodotto della selezione naturale , dell’evoluzione e dal caso. “La scimmia nuda così ci definiva Desmond Morris. La nostra specie, il Sapiens, è molto recente: circa 150, 120 mila anni fa, un piccolo gruppo di circa 80 individui subiscono una nuova mutazione: la donna incontra il Mitocondrio, un organello che si inserisce nel citoplasma della cellula, l’ uomo incontra il cromosoma “Y”. La specie si dice della “Eva Mitocondriale.” Ed eccoci qua, con le nostre “mostruosità” . Ma già poi incontriamo i nostri cugini, i Neanderthal, e anche a questi non abbiamo reso vita semplice. Oggi siamo rimasti soli e ci stiamo mangiando il pianeta. Siamo passati dall’uso all’usura della terra. Il pianeta è per noi un grande supermercato da saccheggiare, la terra una discarica per i nostri rifiuti, le foreste da deforestare, l’ atmosfera da colmare di anidride carbonica. L’aumento delle condizioni climatiche e il conseguente disgelo dei ghiacciai, la crescita esponenziale della popolazione, sono altri fattori che ci rendono più fragili di fronte al futuro. Purtroppo non ci rendiamo conto o non lo vogliamo, che in tal modo, ci avviamo verso il suicidio della nostra specie e di quella delle forme di vita che popolano il pianeta. Si va verso la sesta estinzione di massa, come avvenne 65 milioni di anni fa, ma questa volta l’ asteroide siamo noi. Abbiamo dimostrato una grande espressività simbolica, che peraltro è documentata anche nei nostri cugini dagli studi che ad essi dedica in America Tomasello, questo grande studioso, incidendo e decorando nel paleolitico recente, tra Gravettiano e Magdaleniano, diciamo tra i 30 mila e i 12 mila anni fa, verso la fine della glaciazione di Wurm, quelle grotte franco- cantabriche, Lascaux e Altamira, quest’ultima chiamata la ”Cappella Sistina della Preistoria“, e tante altre. Già qui parliamo di Arte e di prime forme di scrittura. Ma oggi, a proposito di Arte, che ne è di questa, nel tempo della Tecnica imperante, nel tempo del pensiero calcolante, nel tempo della globalizzazione, nel tempo in cui il denaro è misura di tutte le cose? Nel tempo in cui succedono queste mostruosità umane come la guerra che stiamo vivendo? Oggi il Poeta non canta più l’ allodola ma ci racconta massacri, stupri, eccidi, violenze e genocidi. Già si riparla di uso delle armi di annientamenti di massa, quelle nucleari. I Poeti, gli Artisti , gli Scienziati, noi, effimeri cercatori di senso così ci definisce Telmo Pievani, ci si interroga sui misteri che ci circondano, sul senso della vita e della sua finitudine, il perché l’ Essere e non il Nulla. L’ Arte poi, anch’ essa si interroga sul mistero delle cose, cercando di rendere visibile ciò che è invisibile, attraverso le domande che ad essa rivolgiamo, tra cui anche quella di come opporci a quelle mostruosità se non con l’etica del nostro fare. Credo sia necessario che le nuove generazioni debbano essere educate al rispetto, non solo del pianeta, ma soprattutto dell’altro, il proprio simile, imboccando finalmente la via della responsabilità.

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

4  | © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 | Mario Borgese  Pittore nato a Milano nel 1936, si laurea prima in Filosofia poi in Paletnologia presso l’Università degli Studi di Milano. Negli anni 70 e 80 ha cogestito la Galleria di Porta Ticinese a Milano. Un "antico" quadro di Borgese: "Soldato", 1971, 80X80cm, tecnica mista su tela

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

4 Mario Borgese  Pittore nato a Milano nel 1936, si laurea prima in Filosofia poi in Paletnologia presso l’Università degli Studi di Milano. Negli anni 70 e 80 ha cogestito la Galleria di Porta Ticinese a Milano.
aprile 2022

NOI EFFIMERI

CERCATORI

DI SENSO

di Mario Borgese Umberto Galimberti, in una sua recente riflessione ci elenca, oltre alla follia Hitleriana la mostruosità del genocidio nazista di 6 milioni di esseri umani, la Shoah, alcuni precedenti genocidi. Nel XVI secolo, mentre in Europa si celebrava l’ Umanesimo, dice, nell’ America Latina, l’uomo occidentale, portatore del Vangelo, incontra i nativi di quelle terre senza riconoscerli come propri simili e li stermina. E ancora, erano più di 7 milioni all’arrivo di Colombo, saranno 15.600 quindici anni dopo. Segue, nel secolo scorso, il genocidio di un milione e mezzo di Armeni ad opera degli Ottomani, poi in Africa ( Ruanda ) il genocidio dei Tiutsi e degli Huto moderati, circa un milione, praticato dal governo regolare di quel paese nel 1904, poi i genocidi del Sudan e del Darfur, e altri da noi semi dimenticati . Quindi il genocidio etnico e culturale degli Uguri e di altre minoranze etniche e religiose dello Xinjiang ad opera del governo cinese. Oggi stiamo vivendo in diretta l’invasione e il genocidio della popolazione Ucraina ad opera di un dittatore russo, supportato dai suoi oligarchi. Ci si chiede: come sono possibili queste “mostruosità” , come possono solo essere pensate? Perché non si attivano quei freni inibitori che impediscono tale violenza? Che cosa inceppa il nostro pensiero, si chiede Ghunter Anders, citato da Umberto Galimberti. E’ proprio la “mostruosità“ che lo inceppa , dice , creando una “discrepanza tra cosa immaginiamo quando prendiamo una decisione e cosa ci impedisce di arrestarci quando gli effetti della nostra decisione hanno assunto le proporzioni del mostruoso. Qui la via della responsabilità e la via della spietatezza si biforcano, e se sembra impossibile tornare indietro sulle nostre decisioni, quanto è stato deciso sarà portato ad effetto con l’ indifferenza tipica della burocrazia di chi ubbidisce semplicemente agli ordini, mettendo a tacere la sua coscienza” . E’ vero, la nostra specie è aggressiva e infestante, nata da eventi casuali. Noi ci siamo perché 65 milioni di anni fa un asteroide cadde nel golfo del Messico determinando l’estinzione dei grandi rettili, permettendo ad alcuni mammiferi (ratti, la cui prima mutazione, in quegli anni, andò verso la modificazione genetica) di dar vita ad una nuova specie, chiamata “Purgatorius”, mutazione documentata dagli studiosi. I ratti, non più predati dai grandi rettili, di mutazione in mutazione, hanno dato origine a tutte le specie di mammiferi viventi oggi. Dai felini, ai bovidi, agli equini eccetera, compresi noi, i Sapiens. Siamo animali come gli altri animali. Facciamo parte della famiglia dei Primati, come gli Oranghi, i Gorilla e gli Scimpanzé e come quelli, anche noi siamo un prodotto della selezione naturale , dell’evoluzione e dal caso. “La scimmia nuda così ci definiva Desmond Morris. La nostra specie, il Sapiens, è molto recente: circa 150, 120 mila anni fa, un piccolo gruppo di circa 80 individui subiscono una nuova mutazione: la donna incontra il Mitocondrio, un organello che si inserisce nel citoplasma della cellula, l’ uomo incontra il cromosoma “Y”. La specie si dice della “Eva Mitocondriale.” Ed eccoci qua, con le nostre “mostruosità” . Ma già poi incontriamo i nostri cugini, i Neanderthal, e anche a questi non abbiamo reso vita semplice. Oggi siamo rimasti soli e ci stiamo mangiando il pianeta. Siamo passati dall’uso all’usura della terra. Il pianeta è per noi un grande supermercato da saccheggiare, la terra una discarica per i nostri rifiuti, le foreste da deforestare, l’ atmosfera da colmare di anidride carbonica. L’aumento delle condizioni climatiche e il conseguente disgelo dei ghiacciai, la crescita esponenziale della popolazione, sono altri fattori che ci rendono più fragili di fronte al futuro. Purtroppo non ci rendiamo conto o non lo vogliamo, che in tal modo, ci avviamo verso il suicidio della nostra specie e di quella delle forme di vita che popolano il pianeta. Si va verso la sesta estinzione di massa, come avvenne 65 milioni di anni fa, ma questa volta l’ asteroide siamo noi. Abbiamo dimostrato una grande espressività simbolica, che peraltro è documentata anche nei nostri cugini dagli studi che ad essi dedica in America Tomasello, questo grande studioso, incidendo e decorando nel paleolitico recente, tra Gravettiano e Magdaleniano, diciamo tra i 30 mila e i 12 mila anni fa, verso la fine della glaciazione di Wurm, quelle grotte franco- cantabriche, Lascaux e Altamira, quest’ultima chiamata la ”Cappella Sistina della Preistoria“, e tante altre. Già qui parliamo di Arte e di prime forme di scrittura. Ma oggi, a proposito di Arte, che ne è di questa, nel tempo della Tecnica imperante, nel tempo del pensiero calcolante, nel tempo della globalizzazione, nel tempo in cui il denaro è misura di tutte le cose? Nel tempo in cui succedono queste mostruosità umane come la guerra che stiamo vivendo? Oggi il Poeta non canta più l’ allodola ma ci racconta massacri, stupri, eccidi, violenze e genocidi. Già si riparla di uso delle armi di annientamenti di massa, quelle nucleari. I Poeti, gli Artisti , gli Scienziati, noi, effimeri cercatori di senso così ci definisce Telmo Pievani, ci si interroga sui misteri che ci circondano, sul senso della vita e della sua finitudine, il perché l’ Essere e non il Nulla. L’ Arte poi, anch’ essa si interroga sul mistero delle cose, cercando di rendere visibile ciò che è invisibile, attraverso le domande che ad essa rivolgiamo, tra cui anche quella di come opporci a quelle mostruosità se non con l’etica del nostro fare. Credo sia necessario che le nuove generazioni debbano essere educate al rispetto, non solo del pianeta, ma soprattutto dell’altro, il proprio simile, imboccando finalmente la via della responsabilità.
Un "antico" quadro di Borgese: "Soldato", 80X80cm, tecnica mista su tela