numero

| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

Aprile 2022

UNA SCULTURA CONTRO LA

GUERRA

Di fronte a questa scultura di Nunzio Quarto dal titolo «Dialogo. Un giuramento: deporre le armi», notiamo gli esiti della vita che promana dalle forme, con sfumature di colori, cancellature appena velate, scarni indizi interiori, scavi interni ai danni del ferro, indizi e ombre di una umanità sconvolta, lasciti di un messaggio in bottiglia, dimenticato sulla spiaggia e forse raccolto da un viaggiatore insonne. Così l’opera di Nunzio Quarto, racconta attraverso immagini poetiche e umananti il silenzio del viaggiatore insonne e i primi fiori che furono depredati dagli invasori; invece nelle città e nei campi gigli-bambini furono dimenticati dal sale e dal sangue della terra mentre le rondini partirono oltre le ombre del sole. Fu allora che suonarono sinistri carillon per i bambini lasciati alla guerra. Ed ecco la giostra di Nunzio Quarto, la giostra prossima ai nostri momenti, ai nostri giorni, giostra apparentemente medievale che ci ricorda gli scranni con il chiodo, il ferro, il buio della guerra, i giovani soldati morti nel freddo della terra. E tutto ciò per non dimenticare il gioco del fuoco, la tenebra che giunge a poco a poco. E così il sole declina sui corpi, sulle case distrutte dalle bombe, sugli alberi rimasti che bruciano a poco a poco. E giunge il grido dalla rondine che ci conferma che tornerà. Tornerà in piazza con ali di pace e bacerà il sole di brace. E la primavera degli occhi vedrà una luce nuova? La domanda scaturisce dalle evidenti metafore raccontate dall'opera, che ci parla di un gioco al massacro, di una giostrina per adulti di potere, di una giostrina che invita a fare dialogo, a fare manovre per negoziare, a far girare il cerchio su cui però sono situati sedili arrugginiti che hanno perduto la loro logica ludico-creativa. Anzi, ci sono chiodi, su questi sedili o scranni imperiali; chiodi dispersi, dimenticati ai piedi di una croce e utilmente raccolti e adagiati sui sedili della giostra, che non è più giostrina per bambini, ma è una giostra medievale per uomini potenti che dovranno sedersi e discutere.[…] Gli elementi costitutivi della scultura di Quarto pongono in primo piano l'umanità che vive in un teatro, su un palcoscenico che provoca dolore come se ciò fosse del tutto naturale e ammissibile. Invece occorre riscrivere un nuovo canovaccio osservando il fluire della storia, il qui e ora del momento storico. Così la profondità del gesto artistico di Quarto apre a orizzonti di senso e di sovrasenso. È un testo teatrale drammatico ciò che la giostra evidenzia con i suoi elementi acuminati. Un testo così drammatico che deve essere solo ascoltato, meditato e reso possibile nella sua richiesta: deporre le armi e fare presto per il cessate il fuoco. E poi, entrando nei dettagli dell'opera, osservare gli oggetti del freddo perenne del potere, la lezione della ferocia umana, la disperazione dei deportati e degli internati, il ferro acuminato degli strumenti di tortura. E la guerra è il più grande strumento per la tortura delle anime innocenti. Un freddo perenne, un freddo inferno, chiodi raccolti ai piedi di un crocifìsso, conficcati su una giostra per adulti che amano il potere per il potere. Solo i vinti possono chiedere la luce della primavera e il calore del sole. E allora ci chiediamo quando la rondine della pace, in questa primavera, potrà tornare sulla piazza. Sarà questa una delle solite primavere oppure l'inverno è stato così freddo da impallidire anche le membra sul selciato? Pare che la rondine sia tornata sulla piazza per guardare avanti ma che senta il desiderio di voltarsi e guardarsi alle spalle. Perché? Cosa cercano i suoi occhi? La scultura di Quarto è immensa e nel contemplarla scopriamo che lo scultore barlettano chiede ai potenti di dialogare e raggiungere un accordo per deporre le armi attraverso la diplomazia. Scrive Giuseppe Ungaretti: "Sono tornato ai colli, ai pini amati/ e del ritmo dell'aria il patrio accento/ che non riudrò con te, mi spezza ad ogni soffio.../Passa la rondine e con essa estate/ e anch'io, mi dico, passerò .../ Ma resti dell'amore che mi strazia/ non solo segno un breve appannamento/ se dall'inferno arrivo a qualche quiete ... (da "Il Dolore", 1947). Sarà possibile da un paesaggio infernale provocato dalla guerra arrivare a qualche quiete - si chiede il poeta Ungaretti oppure è lo strazio, l'accanimento contro l'umano ovvero la morte, il prezzo da pagare per raggiungere la libertà? La rondine della memoria del poeta è tornata sui colli dolorosi della guerra mentre la rondine di Nunzio, dopo gli strazi della guerra, chiede di tornare in piazza, di avviare un dialogo, di andare finalmente verso il sole. Tratto da un articolo di Giuseppe Lagrasta dedicato a Nunzio Quarto la Gazzetta del Mezzogiorno, 17 aprile 2022

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

10 Nunzio Quarto  Barletta, 1941. Pittore e scultore autodidatta, vive e opera a Milano dalla metà degli anni settanta.
Ho ripreso brani di un articolo pubblicato a Barletta, città natale dell’amico Nunzio Quarto, perchè l’argomento e il tema di fondo del monumento-scultura di cui tratta è proprio nella linea di questo numero del riContemporaneo.org. (G.S.)
Nunzio Quarto, “Dialogo.  Un giuramento: deporre  le armi”, 2020

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

10

Aprile 2022

UNA SCULTURA

CONTRO LA GUERRA

Di fronte a questa scultura di Nunzio Quarto dal titolo «Dialogo. Un giuramento: deporre le armi», notiamo gli esiti della vita che promana dalle forme, con sfumature di colori, cancellature appena velate, scarni indizi interiori, scavi interni ai danni del ferro, indizi e ombre di una umanità sconvolta, lasciti di un messaggio in bottiglia, dimenticato sulla spiaggia e forse raccolto da un viaggiatore insonne. Così l’opera di Nunzio Quarto, racconta attraverso immagini poetiche e umananti il silenzio del viaggiatore insonne e i primi fiori che furono depredati dagli invasori; invece nelle città e nei campi gigli-bambini furono dimenticati dal sale e dal sangue della terra mentre le rondini partirono oltre le ombre del sole. Fu allora che suonarono sinistri carillon per i bambini lasciati alla guerra. Ed ecco la giostra di Nunzio Quarto, la giostra prossima ai nostri momenti, ai nostri giorni, giostra apparentemente medievale che ci ricorda gli scranni con il chiodo, il ferro, il buio della guerra, i giovani soldati morti nel freddo della terra. E tutto ciò per non dimenticare il gioco del fuoco, la tenebra che giunge a poco a poco. E così il sole declina sui corpi, sulle case distrutte dalle bombe, sugli alberi rimasti che bruciano a poco a poco. E giunge il grido dalla rondine che ci conferma che tornerà. Tornerà in piazza con ali di pace e bacerà il sole di brace. E la primavera degli occhi vedrà una luce nuova? La domanda scaturisce dalle evidenti metafore raccontate dall'opera, che ci parla di un gioco al massacro, di una giostrina per adulti di potere, di una giostrina che invita a fare dialogo, a fare manovre per negoziare, a far girare il cerchio su cui però sono situati sedili arrugginiti che hanno perduto la loro logica ludico-creativa. Anzi, ci sono chiodi, su questi sedili o scranni imperiali; chiodi dispersi, dimenticati ai piedi di una croce e utilmente raccolti e adagiati sui sedili della giostra, che non è più giostrina per bambini, ma è una giostra medievale per uomini potenti che dovranno sedersi e discutere.[…] Gli elementi costitutivi della scultura di Quarto pongono in primo piano l'umanità che vive in un teatro, su un palcoscenico che provoca dolore come se ciò fosse del tutto naturale e ammissibile. Invece occorre riscrivere un nuovo canovaccio osservando il fluire della storia, il qui e ora del momento storico. Così la profondità del gesto artistico di Quarto apre a orizzonti di senso e di sovrasenso. È un testo teatrale drammatico ciò che la giostra evidenzia con i suoi elementi acuminati. Un testo così drammatico che deve essere solo ascoltato, meditato e reso possibile nella sua richiesta: deporre le armi e fare presto per il cessate il fuoco. E poi, entrando nei dettagli dell'opera, osservare gli oggetti del freddo perenne del potere, la lezione della ferocia umana, la disperazione dei deportati e degli internati, il ferro acuminato degli strumenti di tortura. E la guerra è il più grande strumento per la tortura delle anime innocenti. Un freddo perenne, un freddo inferno, chiodi raccolti ai piedi di un crocifìsso, conficcati su una giostra per adulti che amano il potere per il potere. Solo i vinti possono chiedere la luce della primavera e il calore del sole. E allora ci chiediamo quando la rondine della pace, in questa primavera, potrà tornare sulla piazza. Sarà questa una delle solite primavere oppure l'inverno è stato così freddo da impallidire anche le membra sul selciato? Pare che la rondine sia tornata sulla piazza per guardare avanti ma che senta il desiderio di voltarsi e guardarsi alle spalle. Perché? Cosa cercano i suoi occhi? La scultura di Quarto è immensa e nel contemplarla scopriamo che lo scultore barlettano chiede ai potenti di dialogare e raggiungere un accordo per deporre le armi attraverso la diplomazia. Scrive Giuseppe Ungaretti: "Sono tornato ai colli, ai pini amati/ e del ritmo dell'aria il patrio accento/ che non riudrò con te, mi spezza ad ogni soffio.../Passa la rondine e con essa estate/ e anch'io, mi dico, passerò .../ Ma resti dell'amore che mi strazia/ non solo segno un breve appannamento/ se dall'inferno arrivo a qualche quiete ... (da "Il Dolore", 1947). Sarà possibile da un paesaggio infernale provocato dalla guerra arrivare a qualche quiete - si chiede il poeta Ungaretti oppure è lo strazio, l'accanimento contro l'umano ovvero la morte, il prezzo da pagare per raggiungere la libertà? La rondine della memoria del poeta è tornata sui colli dolorosi della guerra mentre la rondine di Nunzio, dopo gli strazi della guerra, chiede di tornare in piazza, di avviare un dialogo, di andare finalmente verso il sole. Tratto da un articolo di Giuseppe Lagrasta dedicato a Nunzio Quarto Gazzetta del Mezzogiorno, 17 aprile 2022
Ho ripreso brani di un articolo pubblicato a Barletta, città natale dell’amico Nunzio Quarto, perchè l’argomento e il tema di fondo del monumento-scultura di cui tratta è proprio nella linea di questo numero del riContemporaneo.org. (G.S.)
Nunzio Quarto  Barletta, 1941. Pittore e scultore autodidatta, vive e opera a Milano dalla metà degli anni settanta. Nunzio Quarto, “Dialogo.  Un giuramento: deporre  le armi”, 2020