Aprile 2022
UNA SCULTURA CONTRO LA
GUERRA
Di
fronte
a
questa
scultura
di
Nunzio
Quarto
dal
titolo
«Dialogo.
Un
giuramento:
deporre
le
armi»,
notiamo
gli
esiti
della
vita
che
promana
dalle
forme,
con
sfumature
di
colori,
cancellature
appena
velate,
scarni
indizi
interiori,
scavi
interni
ai
danni
del
ferro,
indizi
e
ombre
di
una
umanità
sconvolta,
lasciti
di
un
messaggio
in
bottiglia,
dimenticato
sulla
spiaggia
e
forse
raccolto
da
un
viaggiatore
insonne.
Così
l’opera
di
Nunzio
Quarto,
racconta
attraverso
immagini
poetiche
e
umananti
il
silenzio
del
viaggiatore
insonne
e
i
primi
fiori
che
furono
depredati
dagli
invasori;
invece
nelle
città
e
nei
campi
gigli-bambini
furono
dimenticati
dal
sale
e
dal
sangue
della
terra
mentre
le
rondini
partirono
oltre
le
ombre
del
sole.
Fu
allora
che
suonarono
sinistri
carillon
per
i
bambini
lasciati
alla
guerra.
Ed
ecco
la
giostra
di
Nunzio
Quarto,
la
giostra
prossima
ai
nostri
momenti,
ai
nostri
giorni,
giostra
apparentemente
medievale
che
ci
ricorda
gli
scranni
con
il
chiodo,
il
ferro,
il
buio
della
guerra,
i
giovani
soldati
morti
nel
freddo
della
terra.
E
tutto
ciò
per
non
dimenticare
il
gioco
del
fuoco,
la
tenebra
che
giunge
a
poco
a
poco.
E
così
il
sole
declina
sui
corpi,
sulle
case
distrutte
dalle
bombe,
sugli
alberi
rimasti
che
bruciano
a
poco
a
poco.
E
giunge
il
grido
dalla
rondine
che
ci
conferma
che
tornerà.
Tornerà
in
piazza
con
ali
di
pace
e
bacerà
il sole di brace. E la primavera degli occhi vedrà una luce nuova?
La
domanda
scaturisce
dalle
evidenti
metafore
raccontate
dall'opera,
che
ci
parla
di
un
gioco
al
massacro,
di
una
giostrina
per
adulti
di
potere,
di
una
giostrina
che
invita
a
fare
dialogo,
a
fare
manovre
per
negoziare,
a
far
girare
il
cerchio
su
cui
però
sono
situati
sedili
arrugginiti
che
hanno
perduto
la
loro
logica
ludico-creativa.
Anzi,
ci
sono
chiodi,
su
questi
sedili
o
scranni
imperiali;
chiodi
dispersi,
dimenticati
ai
piedi
di
una
croce
e
utilmente
raccolti
e
adagiati
sui
sedili
della
giostra,
che
non
è
più
giostrina
per
bambini,
ma
è
una
giostra
medievale
per
uomini
potenti che dovranno sedersi e discutere.[…]
Gli
elementi
costitutivi
della
scultura
di
Quarto
pongono
in
primo
piano
l'umanità
che
vive
in
un
teatro,
su
un
palcoscenico
che
provoca
dolore
come
se
ciò
fosse
del
tutto
naturale
e
ammissibile.
Invece
occorre
riscrivere
un
nuovo
canovaccio
osservando
il
fluire
della
storia,
il
qui
e
ora
del
momento
storico.
Così
la
profondità
del
gesto
artistico
di
Quarto
apre
a
orizzonti
di
senso
e
di
sovrasenso.
È
un
testo
teatrale
drammatico
ciò
che
la
giostra
evidenzia
con
i
suoi
elementi
acuminati.
Un
testo
così
drammatico
che
deve
essere
solo
ascoltato,
meditato
e
reso
possibile
nella
sua
richiesta:
deporre
le
armi
e
fare
presto
per
il
cessate
il
fuoco.
E
poi,
entrando
nei
dettagli
dell'opera,
osservare
gli
oggetti
del
freddo
perenne
del
potere,
la
lezione
della
ferocia
umana,
la
disperazione
dei
deportati
e
degli
internati,
il
ferro
acuminato degli strumenti di tortura.
E
la
guerra
è
il
più
grande
strumento
per
la
tortura
delle
anime
innocenti.
Un
freddo
perenne,
un
freddo
inferno,
chiodi
raccolti
ai
piedi
di
un
crocifìsso,
conficcati
su
una
giostra
per
adulti
che
amano
il
potere
per
il
potere.
Solo
i
vinti
possono
chiedere
la
luce
della
primavera
e
il
calore
del
sole.
E
allora
ci
chiediamo
quando
la
rondine
della
pace,
in
questa
primavera,
potrà
tornare
sulla
piazza.
Sarà
questa
una
delle
solite
primavere
oppure
l'inverno
è
stato
così
freddo
da
impallidire
anche
le
membra
sul
selciato?
Pare
che
la
rondine
sia
tornata
sulla
piazza
per
guardare
avanti
ma
che
senta
il
desiderio
di
voltarsi
e
guardarsi
alle
spalle.
Perché?
Cosa
cercano
i
suoi
occhi?
La
scultura
di
Quarto
è
immensa
e
nel
contemplarla
scopriamo
che
lo
scultore
barlettano
chiede
ai
potenti
di
dialogare
e
raggiungere
un
accordo per deporre le armi attraverso la diplomazia.
Scrive
Giuseppe
Ungaretti:
"Sono
tornato
ai
colli,
ai
pini
amati/
e
del
ritmo
dell'aria
il
patrio
accento/
che
non
riudrò
con
te,
mi
spezza
ad
ogni
soffio.../Passa
la
rondine
e
con
essa
estate/
e
anch'io,
mi
dico,
passerò
.../
Ma
resti
dell'amore
che
mi
strazia/
non
solo
segno
un
breve
appannamento/
se
dall'inferno
arrivo
a
qualche quiete ... (da "Il Dolore", 1947).
Sarà
possibile
da
un
paesaggio
infernale
provocato
dalla
guerra
arrivare
a
qualche
quiete
-
si
chiede
il
poeta
Ungaretti
-·
oppure
è
lo
strazio,
l'accanimento
contro
l'umano
ovvero
la
morte,
il
prezzo da pagare per raggiungere la libertà?
La
rondine
della
memoria
del
poeta
è
tornata
sui
colli
dolorosi
della
guerra
mentre
la
rondine
di
Nunzio,
dopo
gli
strazi
della
guerra,
chiede
di
tornare
in
piazza,
di
avviare
un
dialogo,
di
andare finalmente verso il sole.
Tratto da un articolo di Giuseppe Lagrasta
dedicato a Nunzio Quarto
la Gazzetta del Mezzogiorno, 17 aprile 2022
Ho
ripreso
brani
di
un
articolo
pubblicato
a
Barletta,
città
natale
dell’amico
Nunzio
Quarto,
perchè
l’argomento
e
il
tema
di
fondo
del
monumento-scultura
di
cui
tratta
è
proprio
nella
linea
di
questo numero del riContemporaneo.org. (G.S.)