28/11/2020
LA RIVOLUZIONE DI
URSULA PER L’EUROPA
di Nicola Vitale
A
cosa
serve
la
filosofia?
Davanti
a
questo
appello
di
Ursula
van
del
Leyen,
Presidente
del
consiglio
Europeo,
viene
proprio
da
chiederselo.
Certo
la
politica
tedesca
fa
il
suo
lavoro
e
il
suo
dovere,
di
spingere
la
collettività
verso
il
bene
dell’umanità
e
della
terra.
Chiede una presa di coscienza collettiva eccetera eccetera.
Ma
la
filosofia
ci
aiuta
a
comprendere
che
oggi
tutte
le
«sane
utopie»,
pur
doverose,
funzionano
poco
o
nulla,
purtroppo.
Perché?
Forse
non
è
il
caso
qui
di
fare
un
ripasso
di
tutta
la
filosofia
del
900
che
sembra
non
si
sia
occupata
d’altro,
cioè
di
Nichilismo
come
perdita
di
tutti
i
valori,
di
totale
dominio
della
tecnica
e
di
altre
cose
del
genere.
Possiamo
dire
solo
che
oggi
noi
ci
troviamo
in
un
sistema
altamente
integrato
pressoché
globale
che
funziona
secondo
criteri
causali,
che
sono
la
catena
di
conseguenze
prodotte
dalle
cause
e
dagli
effetti
di
queste
cause.
Il
sistema
globale
cioè
funziona
con
criteri
di
ipercontrollo
grazie
a
informazioni
incrociate
e
statistiche
che
tengono
per
buoni
solo
gli
effetti
che
hanno
un
segno
+
(più).
Come
un
aereo
che
nel
suo
moto
deve
sempre
raggiungere
un
effetto
di
spinta
verso
l’alto,
se
ciò non accade va in stallo e cade.
Evidentemente
questo
segno
più
si
riferisce
a
un
guadagno
economico
e/o
strategico.
Un
esempio:
se
questo
sistema
si
trova
in
qualsiasi
delle
sue
parti
in
deficit
si
modifica
istantaneamente.
Notiamo
infatti
i
continui
cambiamenti
in
tutti
i
settori
che
si
susseguono
in
modo
vertiginoso,
che
non
sono
altro
che
adeguamenti del sistema per mantenersi in attivo.
La
stessa
ricerca
scientifica
oggi
ha
bisogno
di
strumenti
di
misurazione
e
materiali
costosissimi
per
cui
non
può
prescindere
dai
finanziamenti,
i
cui
finanziatori
si
aspettano
di
guadagnarci,
dunque
tutta
la
ricerca
è
sempre
più
condizionata
da
risultati
che
possano
essere
sfruttati
a
fini
economici.
Così
è
anche
per
l’architettura,
l’arte,
la
letteratura,
eccetera,
in
quanto
non
ci
sono
più
criteri
estetici
canonici,
legati
a
uno
sviluppo
culturale.
L’arte
vale
per
quanto
è
in
grado
di
inserirsi
nel
sistema
dell’arte,
che
è
integrato
al
sistema
economico,
che
a
sua
volta
è
integrato
al
sistema
politico,
strategico
e
così
via.
Quindi
la
produzione
culturale
è
sottomessa
anch'essa
al
sistema.
Da
qui
si
producono
le
mode
culturali,
che
sono
spinte
momentanee
verso
un
criterio
di
contenuto
e
di
forma
che
cerca
una
uniformità
di
convergenza
e
adesione,
anche
se
momentanea,
che
sostituisca
i
reali
valori
mancanti.
Ursula
van
del
Leyen,
pur
motivata
da
ispirate
utopie,
non
si
accorge
che
sta
promulgando
una
campagna
pubblicitaria,
che
somiglia
molto
a
quella
dell’Expo
del
2015
(Nutrire
il
pianeta,
energia
per
la
vita).
Che
servirà
come
stimolo
per
incrementare
l’attività
di
certi
settori,
che
adottano
i
contenuti
etici
del
momento
come
strumenti
di
propaganda
per
farsi
conoscere
e
intraprendere
nuovi
business
o
ampliarli.
Diversamente
nulla
si
intraprende
e
nulla
si
muove,
solo
perché
nessun
settore
è
in
grado
di
attivarsi
se,
in
un
modo
o
null’altro,
non
può
avere
un
tornaconto.
Non
è
in
grado
perché
non
otterrebbe
alcun
finanziamento
e
nessuna
adesione,
sempre
per
la
stessa
ragione
che
se
l’aereo
non
è
sostenuto
dal
famoso
+
(più)
va
in
stallo
e
cade.
Questo
è
il
motivo
per
cui
oggi
tutte
le
utopie
non
funzionano
in
quanto
si
basano
su
criteri
obsoleti:
quelli
del
buon
senso,
del
bene,
della
verità,
cioè
dei
valori
che
appunto
come
ci
hanno
a
lungo
spiegato
i
filosofi
per
più
di
un
secolo
sono
ormai
decaduti.
Cosa
rimane
da
fare?
Forse
cercare
più
a
fondo
i
motivi
di
questa
situazione
ormai
conclamata.
Ma
non
si
tratta
di
questioni
facili,
evidenti,
che
è
possibile
cogliere
spontaneamente
con
il
nostro
livello
di
coscienza.
E’
proprio
questo
il
punto:
noi
vediamo
le
cose
e
cerchiamo
soluzioni
con
criteri
con
cui
ci
hanno
formato
e
ci
siamo
formati,
ma
sono
gli
stessi
crieri
che
muovono
il
sistema.
E
questo vale anche per l’arte.