numero

| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

19/11/2020

UNA POSSIBILE LUCE

ALL’ORIZZONTE?

di Alberto Venditti Caro Giorgio, come sempre accolgo con piacere il tuo invito ad esprimere sulla tua rivista le nostre riflessioni di questi mesi che stiamo vivendo. Comunicare tra di noi i nostri stati d’animo diventa una forma di energia che ci unisce e ci aiuta a combattere la solitudine e la paura della paura e del virus, che osservando le curve dei contagi, sembra sempre più deciso ad occupare il posto dell’uomo sulla terra. Ho visto persone che, incontrandosi per strada, compiono un arco di 180° gradi per evitarsi. Questo virus ci allontana, privandoci di una stretta di mano o di un abbraccio con un danno che ci accompagnerà da sopravvissuti per il resto della nostra vita. Condivido con te lo stesso sentimento di empatia per la presidente della UE Ursula Von der Leyen, che ci una bella lezione di dignità umana, di stile e di nobiltà d’animo quando ci illustra, con serena determinazione, le strategie economiche che la UE ha messo in campo in aiuto delle aree bisognose, nello spirito di qualcosa che sembra ormai passato di moda: la fratellanza . La sua proposta di “rivoluzione Bauhaus per l’Europa” ci dice molto della sua sensibilità e intelligenza, e ci sorprende perché, pur nascendo nel palazzo della politica, immagina il futuro dell’Europa nel segno della cultura e dell’arte. E’ un’idea che ci fa intravvedere una bella luce all’orizzonte. La signora Ursula, figlia di genitori tedeschi, cita la scuola di designer che l’architetto Walter Gropius fondava a Weimar nel primo quarto del secolo scorso, chiamandovi a collaborare i massimi artisti europei di tendenza astratta del momento, da Kandinsky a Paul Klee, da Feininger a Moholy- Nagy, attorno a un lavoro che esaltava l’impegno civile di ciascuno di loro sollecitandoli a progettare e realizzare oggetti, ambienti, spazi architettonici per gli uomini. Lo spirito del Bauhaus riletto nella realtà dell’oggi ci appare di una straordinaria attualità, ed oltretutto, considerando il punto in cui siamo arrivati, riguarda l’abitabilità di tutto il pianeta. Lo stimolo espresso dalla Von der Leyen, che vede nascere anche nell’arte e nell’ingegno degli artisti il cambiamento, è già presente in una ricerca avanzata dell’architettura che sperimenta soluzioni abitative nuove, in un rapporto dinamico degli spazi, nel rispetto della natura. L’arte svolge il suo ruolo quando nei cambiamenti rinviene i segni per rappresentare il mondo come pulsione della vita. Quando l’uomo finalmente uscirà, stremato, ma vittorioso, dalla lotta al virus e alla pandemia, la vita non dovrà più rivolgersi verso il passato, ma dovrà interrogare il futuro pensando a un possibile nuovo umanesimo. Siamo stati invasi dal virus, ma la colpa è anche nostra, che abbiamo inferto alla terra ferite profonde, alcune purtroppo di non ritorno. Lo sfruttamento insensato e violento delle risorse della terra mi ricorda un proverbio della popolare saggezza napoletana: ”Quando si è spremuto tutto il limone, solo la scorza resta tra le mani”. L’astronauta Alan Shepard, quando la sua navicella si allontanò dalla Terra a una distanza sufficiente, fu il primo uomo a poterla vedere per intero, azzurra e splendente in tutta la sua sfericità. Il primo pensiero che gli nacque dentro, dopo lo stupore e l’emozione, fu che l’uomo aveva il dovere e l’impegno di conservarla e rispettarla. E’ recente, nell’artico, la scoperta di bolle di gas metano prima congelate in profondità e che oggi affiorano in superficie a causa dello scioglimento dei ghiacci. Liberando il gas, che salirà nell’atmosfera, tale fenomeno aumenterà notevolmente l’effetto serra. Caro Giorgio, la tua «cotta» per la signora Ursula è una cosa tra le più sane, e tutti le siamo grati per le riflessioni che ci ha fatto fare sul ruolo che svolge l’arte nelle sue trasformazioni epocali, in una Europa unita e forte. Ho un ricordo ricorrente di un passaggio di un testo di Argan, il quale iniziava un capitolo di storia dell’arte, nel suo stile forte e coinvolgente con le parole: «Dopo la follia del gotico…». In quella pagina, dopo il gotico trascendente e visionario, un giovane architetto, con una tecnica geniale e moderna, inventa il modo di costruire una cupola con una lanterna alla sommità che raccoglie e racchiude ogni tensione delle sue nervature. Così facendo, colloca l’uomo al centro di ogni cosa e in equilibrio con lo spazio, e segna un cammino che porta fino ai giorni nostri. L’inventore di quella cupola si chiamava Filippo Brunelleschi. PS: Ti allego una cosa fatta in questi ultimi mesi. Se lo ritieni puoi accluderla allo scritto.

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

16 Alberto Venditti  Pittore e incisore, nasce a Napoli nel 1939. Dopo l’Accademia si trasferisce a Milano nel 1971, insegna al Liceo Artistico di Brera, all’Accademia di Brera e alla Scuola del Nudo. Numerosissime sono le mostre personali che gli vengono dedicate. Vive e opera a Milano A.Venditti,"L’arco di Ulisse", 2020, olio su tela e collage, cm 70x80

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

16 Alberto Venditti  Pittore e incisore, nasce a Napoli nel 1939. Dopo l’Accademia si trasferisce a Milano nel 1971, insegna al Liceo Artistico di Brera, all’Accademia di Brera e alla Scuola del Nudo. Numerosissime sono le mostre personali che gli vengono dedicate. Vive e opera a Milano

19/11/2020

UNA POSSIBILE

LUCE

ALL’ORIZZONTE?

di Alberto Venditti Caro Giorgio, come sempre accolgo con piacere il tuo invito ad esprimere sulla tua rivista le nostre riflessioni di questi mesi che stiamo vivendo. Comunicare tra di noi i nostri stati d’animo diventa una forma di energia che ci unisce e ci aiuta a combattere la solitudine e la paura della paura e del virus, che osservando le curve dei contagi, sembra sempre più deciso ad occupare il posto dell’uomo sulla terra. Ho visto persone che, incontrandosi per strada, compiono un arco di 180° gradi per evitarsi. Questo virus ci allontana, privandoci di una stretta di mano o di un abbraccio con un danno che ci accompagnerà da sopravvissuti per il resto della nostra vita. Condivido con te lo stesso sentimento di empatia per la presidente della UE Ursula Von der Leyen, che ci una bella lezione di dignità umana, di stile e di nobiltà d’animo quando ci illustra, con serena determinazione, le strategie economiche che la UE ha messo in campo in aiuto delle aree bisognose, nello spirito di qualcosa che sembra ormai passato di moda: la fratellanza . La sua proposta di “rivoluzione Bauhaus per l’Europa” ci dice molto della sua sensibilità e intelligenza, e ci sorprende perché, pur nascendo nel palazzo della politica, immagina il futuro dell’Europa nel segno della cultura e dell’arte. E’ un’idea che ci fa intravvedere una bella luce all’orizzonte. La signora Ursula, figlia di genitori tedeschi, cita la scuola di designer che l’architetto Walter Gropius fondava a Weimar nel primo quarto del secolo scorso, chiamandovi a collaborare i massimi artisti europei di tendenza astratta del momento, da Kandinsky a Paul Klee, da Feininger a Moholy-Nagy, attorno a un lavoro che esaltava l’impegno civile di ciascuno di loro sollecitandoli a progettare e realizzare oggetti, ambienti, spazi architettonici per gli uomini. Lo spirito del Bauhaus riletto nella realtà dell’oggi ci appare di una straordinaria attualità, ed oltretutto, considerando il punto in cui siamo arrivati, riguarda l’abitabilità di tutto il pianeta. Lo stimolo espresso dalla Von der Leyen, che vede nascere anche nell’arte e nell’ingegno degli artisti il cambiamento, è già presente in una ricerca avanzata dell’architettura che sperimenta soluzioni abitative nuove, in un rapporto dinamico degli spazi, nel rispetto della natura. L’arte svolge il suo ruolo quando nei cambiamenti rinviene i segni per rappresentare il mondo come pulsione della vita. Quando l’uomo finalmente uscirà, stremato, ma vittorioso, dalla lotta al virus e alla pandemia, la vita non dovrà più rivolgersi verso il passato, ma dovrà interrogare il futuro pensando a un possibile nuovo umanesimo. Siamo stati invasi dal virus, ma la colpa è anche nostra, che abbiamo inferto alla terra ferite profonde, alcune purtroppo di non ritorno. Lo sfruttamento insensato e violento delle risorse della terra mi ricorda un proverbio della popolare saggezza napoletana: ”Quando si è spremuto tutto il limone, solo la scorza resta tra le mani”. L’astronauta Alan Shepard, quando la sua navicella si allontanò dalla Terra a una distanza sufficiente, fu il primo uomo a poterla vedere per intero, azzurra e splendente in tutta la sua sfericità. Il primo pensiero che gli nacque dentro, dopo lo stupore e l’emozione, fu che l’uomo aveva il dovere e l’impegno di conservarla e rispettarla. E’ recente, nell’artico, la scoperta di bolle di gas metano prima congelate in profondità e che oggi affiorano in superficie a causa dello scioglimento dei ghiacci. Liberando il gas, che salirà nell’atmosfera, tale fenomeno aumenterà notevolmente l’effetto serra. Caro Giorgio, la tua «cotta» per la signora Ursula è una cosa tra le più sane, e tutti le siamo grati per le riflessioni che ci ha fatto fare sul ruolo che svolge l’arte nelle sue trasformazioni epocali, in una Europa unita e forte. Ho un ricordo ricorrente di un passaggio di un testo di Argan, il quale iniziava un capitolo di storia dell’arte, nel suo stile forte e coinvolgente con le parole: «Dopo la follia del gotico…». In quella pagina, dopo il gotico trascendente e visionario, un giovane architetto, con una tecnica geniale e moderna, inventa il modo di costruire una cupola con una lanterna alla sommità che raccoglie e racchiude ogni tensione delle sue nervature. Così facendo, colloca l’uomo al centro di ogni cosa e in equilibrio con lo spazio, e segna un cammino che porta fino ai giorni nostri. L’inventore di quella cupola si chiamava Filippo Brunelleschi. PS: Ti allego una cosa fatta in questi ultimi mesi. Se lo ritieni puoi accluderla allo scritto.
A.Venditti,"L’arco di Ulisse", 2020, olio su tela e collage, cm 70x80