19/11/2020
UNA POSSIBILE LUCE
ALL’ORIZZONTE?
di Alberto Venditti
Caro Giorgio,
come
sempre
accolgo
con
piacere
il
tuo
invito
ad
esprimere
sulla
tua
rivista le nostre riflessioni di questi mesi che stiamo vivendo.
Comunicare
tra
di
noi
i
nostri
stati
d’animo
diventa
una
forma
di
energia
che
ci
unisce
e
ci
aiuta
a
combattere
la
solitudine
e
la
paura
della
paura
e
del
virus,
che
osservando
le
curve
dei
contagi,
sembra
sempre più deciso ad occupare il posto dell’uomo sulla terra.
Ho
visto
persone
che,
incontrandosi
per
strada,
compiono
un
arco
di
180° gradi per evitarsi.
Questo
virus
ci
allontana,
privandoci
di
una
stretta
di
mano
o
di
un
abbraccio
con
un
danno
che
ci
accompagnerà
da
sopravvissuti
per
il
resto della nostra vita.
Condivido
con
te
lo
stesso
sentimento
di
empatia
per
la
presidente
della
UE
Ursula
Von
der
Leyen,
che
ci
dà
una
bella
lezione
di
dignità
umana,
di
stile
e
di
nobiltà
d’animo
quando
ci
illustra,
con
serena
determinazione,
le
strategie
economiche
che
la
UE
ha
messo
in
campo
in
aiuto
delle
aree
bisognose,
nello
spirito
di
qualcosa
che
sembra
ormai passato di moda: la
fratellanza
.
La
sua
proposta
di
“rivoluzione
Bauhaus
per
l’Europa”
ci
dice
molto
della
sua
sensibilità
e
intelligenza,
e
ci
sorprende
perché,
pur
nascendo
nel
palazzo
della
politica,
immagina
il
futuro
dell’Europa
nel
segno
della
cultura e dell’arte.
E’
un’idea
che
ci
fa
intravvedere
una
bella luce all’orizzonte.
La
signora
Ursula,
figlia
di
genitori
tedeschi,
cita
la
scuola
di
designer
che
l’architetto
Walter
Gropius
fondava
a
Weimar
nel
primo
quarto
del
secolo
scorso,
chiamandovi
a
collaborare
i
massimi
artisti
europei
di
tendenza
astratta
del
momento,
da
Kandinsky
a
Paul
Klee,
da
Feininger
a
Moholy-
Nagy,
attorno
a
un
lavoro
che
esaltava
l’impegno
civile
di
ciascuno
di
loro
sollecitandoli
a
progettare
e
realizzare
oggetti,
ambienti,
spazi
architettonici
per gli uomini.
Lo
spirito
del
Bauhaus
riletto
nella
realtà
dell’oggi
ci
appare
di
una
straordinaria
attualità,
ed
oltretutto,
considerando
il
punto
in
cui
siamo
arrivati, riguarda l’abitabilità di tutto il pianeta.
Lo
stimolo
espresso
dalla
Von
der
Leyen,
che
vede
nascere
anche
nell’arte
e
nell’ingegno
degli
artisti
il
cambiamento,
è
già
presente
in
una
ricerca
avanzata
dell’architettura
che
sperimenta
soluzioni
abitative
nuove,
in
un
rapporto
dinamico
degli
spazi,
nel
rispetto
della
natura.
L’arte
svolge
il
suo
ruolo
quando
nei
cambiamenti
rinviene
i
segni
per
rappresentare il mondo come pulsione della vita.
Quando
l’uomo
finalmente
uscirà,
stremato,
ma
vittorioso,
dalla
lotta
al
virus
e
alla
pandemia,
la
vita
non
dovrà
più
rivolgersi
verso
il
passato,
ma
dovrà
interrogare
il
futuro
pensando
a
un
possibile
nuovo
umanesimo.
Siamo
stati
invasi
dal
virus,
ma
la
colpa
è
anche
nostra,
che
abbiamo
inferto alla terra ferite profonde, alcune purtroppo di non ritorno.
Lo
sfruttamento
insensato
e
violento
delle
risorse
della
terra
mi
ricorda
un proverbio della popolare saggezza napoletana:
”Quando si è spremuto tutto il limone, solo la scorza resta tra le mani”.
L’astronauta
Alan
Shepard,
quando
la
sua
navicella
si
allontanò
dalla
Terra
a
una
distanza
sufficiente,
fu
il
primo
uomo
a
poterla
vedere
per
intero, azzurra e splendente in tutta la sua sfericità.
Il
primo
pensiero
che
gli
nacque
dentro,
dopo
lo
stupore
e
l’emozione,
fu che l’uomo aveva il dovere e l’impegno di conservarla e rispettarla.
E’
recente,
nell’artico,
la
scoperta
di
bolle
di
gas
metano
prima
congelate
in
profondità
e
che
oggi
affiorano
in
superficie
a
causa
dello
scioglimento
dei
ghiacci.
Liberando
il
gas,
che
salirà
nell’atmosfera,
tale
fenomeno aumenterà notevolmente l’effetto serra.
Caro
Giorgio,
la
tua
«cotta»
per
la
signora
Ursula
è
una
cosa
tra
le
più
sane,
e
tutti
le
siamo
grati
per
le
riflessioni
che
ci
ha
fatto
fare
sul
ruolo
che
svolge
l’arte
nelle
sue
trasformazioni
epocali,
in
una
Europa
unita
e
forte.
Ho
un
ricordo
ricorrente
di
un
passaggio
di
un
testo
di
Argan,
il
quale
iniziava
un
capitolo
di
storia
dell’arte,
nel
suo
stile
forte
e
coinvolgente
con le parole: «Dopo la follia del gotico…».
In
quella
pagina,
dopo
il
gotico
trascendente
e
visionario,
un
giovane
architetto,
con
una
tecnica
geniale
e
moderna,
inventa
il
modo
di
costruire
una
cupola
con
una
lanterna
alla
sommità
che
raccoglie
e
racchiude
ogni
tensione
delle
sue
nervature.
Così
facendo,
colloca
l’uomo
al
centro
di
ogni
cosa
e
in
equilibrio
con
lo
spazio,
e
segna
un
cammino che porta fino ai giorni nostri.
L’inventore di quella cupola si chiamava Filippo Brunelleschi.
PS:
Ti
allego
una
cosa
fatta
in
questi
ultimi
mesi.
Se
lo
ritieni
puoi
accluderla allo scritto.