numero
FOTOGRAFIA, ARTE,
CULTURA
Una nuova rivista per contaminazioni
contemporanee
Le
esperienze
di
arte
contemporanea,
e
più
ancora
di
arte
attuale,
indicano
chiaramente
non
solo
il
delinearsi
ma
anche
il
consolidamento
di
una
tendenza
di
trasversalità
che
passa
attraverso
tutte
le
forme
d’espressione
e,
per
quanto
riguarda
in
particolare la fotografia, delle arti visive.
La
fotografia
in
Italia
ha
dovuto
faticare
non
poco
per
raggiungere
uno
status
riconosciuto
nel
mondo
dell’arte.
Alla
base
di
questo
ritardo
culturale
tanti
motivi:
dal
difficile
riconoscimento
di
un
linguaggio
specifico
della
fatale
invenzione,
agli
equivoci
sulla
funzione
mimetica
della
fotografia,
considerata
a
lungo
tempo
arte
minore.
Né
giovò,
nel
nostro
Paese
almeno
fino
agli
anni
sessanta,
l’antica
e
corposa
tradizione
salonistica
dei
circoli
fotografici,
sempre
in
bilico
tra
fotoamatorismo
e
l’estenuato
formalismo
dominante,
conseguenza
anche
del
lungo
periodo
del
ventennio
fascista
che
aveva
precluso
qualsiasi
possibilità
di
praticare
una
fotografia
realistica
e
sintonizzata
su
linguaggi
moderni.
A
questo
si
aggiungevano
i
pregiudizi
socioculturali
che
definivano
la
figura
del
fotografo
nel
senso
popolare
del
termine:
equivoco
interpretato
genialmente
da
Fellini
che
nel
mitico
La
dolce
vita
(1960)
inventa
la
figura
del
paparazzo,
del
fotografo
cioè
continuamente
a
caccia
di
gossip
con
cui
riempire
le
pagine
dei giornali popolari dell’epoca.
Questo
argomento,
del
rapporto
tra
fotografia
e
cinema
soprattutto
nella
filmografia
felliniana
-
dove
questa
attenzione
a
Fellini
è
anche
un
omaggio
al
maestro
riminese
in
occasione
del
centenario
della
sua
nascita
che
cade
proprio
in
questi
giorni
-
è
stato
oggetto
di
un
mio
articolo
sul
secondo
numero
di
una
nuova
rivista,
FC
-
FOTOGRAFIA
E[È]
CULTURA
,
un
semestrale
di
cui
nel
2019
sono
usciti
i
primi
due
numeri
e
che
mi
onoro
di
dirigere.
La
rivista
nasce
proprio
dalla
necessità
di
rispondere
a
un
bisogno
che
sentivamo
urgente
di
realizzare
un
prodotto
editoriale
non
di
fotografia
ma
di
riflessione
sulla
fotografia,
sull’arte
e
sulla
cultura
in
generale,
così
come
recita
la
testata
in
cui
i
due
sostantivi
sono
collegati
da
una
doppia
e,
congiunzione
e
verbo.
Realizzata
grazie
alle
risorse
messe
in
campo
dall’Associazione
AFIP
International
(Associazione
Fotografi
Professionisti
Italiani),
presieduta
dal
famoso
fotografo
Giovanni
Gastel,
la
rivista,
in
tempi
di
vacche
magre
editoriali,
sta
avendo
un
successo
al
di
là
di
ogni
nostra
aspettativa,
probabilmente
proprio
per
quel
motivo
cui
accennavo
prima
e
di
cui
la
trasversalità
e
la
contaminazione
rappresentano
uno
dei
pilastri
redazionali
ed
editoriali.
I
tanti
collaboratori
-
fotografi,
studiosi,
critici,
artisti,
scrittori
e
operatori
vari
del
mondo
della
cultura
-
che
ci
onorano
del
loro
contributo
innanzitutto
rappresentano
vari
ambiti
e
i
loro
testi
e
immagini,
pur
nella
loro
totale
autonomia,
sono
comunque
legati
o
da
un
tema
dominante
che
occupa
in
ogni
numero
una
parte
della
rivista
o
da
un
legame
tra
le
diverse
discipline
che
evidenzia
quello
che
pare
uno
stato
consolidato
del
fare
arte
oggi,
appunto
la
trasversalità
e
la
contaminazione.
Scrivo
di
questa
rivista
-
e
i
lettori
del
riContemporaneo.org
mi
perdoneranno
‒
non
solo
per
fini
promozionali
ma
soprattutto
perché
ritengo,
e
spero
di
non
sbagliarmi,
che
questa
operazione
editoriale
possa
essere
un
segnale
di
come
si
possa
fare
oggi
cultura
e
arte
‒
anche
dove
mancano
i
mezzi:
la
rivista
vive
sul
volontariato
e
la
disponibilità
degli
autori
-
nel
segno
di
un
approccio
rigoroso,
che
nulla
concede
a
esigenze
esterne
che
non
siano
le
riflessioni
dei
contributors.
Anche
la
parte
iconografica
non
prevede
presentazioni
di
portfolio
con
relative
presentazioni
critiche
ma
le
immagini
sono
scelte
in
base
al
contenuto
degli
articoli:
l’aspetto
entusiasmante
è
che
moltissimi
tra
i
fotografi
italiani
più
affermati
ci
concedono
volentieri
l’uso
delle
loro
immagini
perché
sono
consapevoli
di
partecipare
a
un
progetto
squisitamente culturale e non commerciale.
Nel
primo
numero
il
tema
dominante,
ma,
ripeto,
non
esclusivo,
è
stato
“Cosa
è
cambiato
nella
fotografia,
nella
cultura
e
nell’arte
a
50
anni
dal
’68”;
nel
secondo
numero,
uscito
a
dicembre
scorso,
il
tema
è
stato
“Gli
archivi”
considerati
non
soltanto
secondo
una
lettura
storico-filologica
e
pratica
ma
anche
come
occasione
di
rivisitazioni e manipolazioni contemporanee.
Su
questi
due
temi
e
su
molti
altri
argomenti
-
dalla
letteratura
al
design,
dall’architettura
alla
grafica,
alla
sociologia
ai
nuovi
media
-
si
sono
intrecciate
e
continuano
a
intrecciarsi
le
riflessioni
e
le
testimonianze
di
tanti
amici
e
collaboratori,
con
l’obiettivo
di
realizzare
un
prodotto
editoriale
di
alto
profilo,
colto
ma
nello
stesso
tempo
non
elitario,
divulgativo,
destinato
per
quanto
possibile
a
un
largo
pubblico
che
voglia
andare
oltre
le
consuete
pubblicazioni
di
fotografia,
non
per
essere
informato
su
eventi
e
autori, per conoscere e approfondire.
FC - FOTOGRAFIA E[È] CULTURA
Semestrale di fotografia, arte e cultura
Comitato
editoriale:
Pio
Tarantini,
direttore;
Pietro
Privitera,
coordinatore
scientifico;
Giovanni
Gastel,
Presidente
AFIP
International.
Editore Oberon Media, Milano.
Reperibile
nelle
librerie
specializzate
come
Hoepli,
Galleria
Sozzani di Corso Como 10 oppure on-line.
Info
ri
Contemporaneo
.org
|
opinioni, polemiche, proposte sull’
arte contemporanea
ri
Contemporaneo
.org
polemiche e proposte
sull’arte contemporanea
FOTOGRAFIA,
ARTE,
CULTURA
Una nuova rivista per
contaminazioni contemporanee
di Pio Tarantini
Le
esperienze
di
arte
contemporanea,
e
più
ancora
di
arte
attuale,
indicano
chiaramente
non
solo
il
delinearsi
ma
anche
il
consolidamento
di
una
tendenza
di
trasversalità
che
passa
attraverso
tutte
le
forme
d’espressione
e,
per
quanto
riguarda
in
particolare
la
fotografia,
delle
arti visive.
La
fotografia
in
Italia
ha
dovuto
faticare
non
poco
per
raggiungere
uno
status
riconosciuto
nel
mondo
dell’arte.
Alla
base
di
questo
ritardo
culturale
tanti
motivi:
dal
difficile
riconoscimento
di
un
linguaggio
specifico
della
fatale
invenzione,
agli
equivoci
sulla
funzione
mimetica
della
fotografia,
considerata
a
lungo
tempo
arte
minore.
Né
giovò,
nel
nostro
Paese
almeno
fino
agli
anni
sessanta,
l’antica
e
corposa
tradizione
salonistica
dei
circoli
fotografici,
sempre
in
bilico
tra
fotoamatorismo
e
l’estenuato
formalismo
dominante,
conseguenza
anche
del
lungo
periodo
del
ventennio
fascista
che
aveva
precluso
qualsiasi
possibilità
di
praticare
una
fotografia
realistica
e
sintonizzata
su
linguaggi
moderni.
A
questo
si
aggiungevano
i
pregiudizi
socioculturali
che
definivano
la
figura
del
fotografo
nel
senso
popolare
del
termine:
equivoco
interpretato
genialmente
da
Fellini
che
nel
mitico
La
dolce
vita
(1960)
inventa
la
figura
del
paparazzo,
del
fotografo
cioè
continuamente
a
caccia
di
gossip
con
cui
riempire
le
pagine
dei
giornali
popolari
dell’epoca.
Questo
argomento,
del
rapporto
tra
fotografia
e
cinema
soprattutto
nella
filmografia
felliniana
-
dove
questa
attenzione
a
Fellini
è
anche
un
omaggio
al
maestro
riminese
in
occasione
del
centenario
della
sua
nascita
che
cade
proprio
in
questi
giorni
-
è
stato
oggetto
di
un
mio
articolo
sul
secondo
numero
di
una
nuova
rivista,
FC
-
FOTOGRAFIA
E[È]
CULTURA
,
un
semestrale
di
cui
nel
2019
sono
usciti
i
primi
due
numeri
e
che
mi
onoro di dirigere.
La
rivista
nasce
proprio
dalla
necessità
di
rispondere
a
un
bisogno
che
sentivamo
urgente
di
realizzare
un
prodotto
editoriale
non
di
fotografia
ma
di
riflessione
sulla
fotografia,
sull’arte
e
sulla
cultura
in
generale,
così
come
recita
la
testata
in
cui
i
due
sostantivi
sono
collegati
da
una
doppia
e,
congiunzione
e
verbo.
Realizzata
grazie
alle
risorse
messe
in
campo
dall’Associazione
AFIP
International
(Associazione
Fotografi
Professionisti
Italiani),
presieduta
dal
famoso
fotografo
Giovanni
Gastel,
la
rivista,
in
tempi
di
vacche
magre
editoriali,
sta
avendo
un
successo
al
di
là
di
ogni
nostra
aspettativa,
probabilmente
proprio
per
quel
motivo
cui
accennavo
prima
e
di
cui
la
trasversalità
e
la
contaminazione
rappresentano
uno
dei
pilastri
redazionali
ed
editoriali.
I
tanti
collaboratori
‒
fotografi,
studiosi,
critici,
artisti,
scrittori
e
operatori
vari
del
mondo
della
cultura
‒
che
ci
onorano
del
loro
contributo
innanzitutto
rappresentano
vari
ambiti
e
i
loro
testi
e
immagini,
pur
nella
loro
totale
autonomia,
sono
comunque
legati
o
da
un
tema
dominante
che
occupa
in
ogni
numero
una
parte
della
rivista
o
da
un
legame
tra
le
diverse
discipline
che
evidenzia
quello
che
pare
uno
stato
consolidato
del
fare
arte
oggi,
appunto
la
trasversalità e la contaminazione.
Scrivo
di
questa
rivista
-
e
i
lettori
del
riContemporaneo.org
mi
perdoneranno
-
non
solo
per
fini
promozionali
ma
soprattutto
perché
ritengo,
e
spero
di
non
sbagliarmi,
che
questa
operazione
editoriale
possa
essere
un
segnale
di
come
si
possa
fare
oggi
cultura
e
arte
-anche
dove
mancano
i
mezzi:
la
rivista
vive
sul
volontariato
e
la
disponibilità
degli
autori
-
nel
segno
di
un
approccio
rigoroso,
che
nulla
concede
a
esigenze
esterne
che
non
siano
le
riflessioni
dei
contributors.
Anche
la
parte
iconografica
non
prevede
presentazioni
di
portfolio
con
relative
presentazioni
critiche
ma
le
immagini
sono
scelte
in
base
al
contenuto
degli
articoli:
l’aspetto
entusiasmante
è
che
moltissimi
tra
i
fotografi
italiani
più
affermati
ci
concedono
volentieri
l’uso
delle
loro
immagini
perché
sono
consapevoli
di
partecipare
a
un
progetto
squisitamente
culturale e non commerciale.
Nel
primo
numero
il
tema
dominante,
ma,
ripeto,
non
esclusivo,
è
stato
“Cosa
è
cambiato
nella
fotografia,
nella
cultura
e
nell’arte
a
50
anni
dal
’68”;
nel
secondo
numero,
uscito
a
dicembre
scorso,
il
tema
è
stato
“Gli
archivi”
considerati
non
soltanto
secondo
una
lettura
storico-
filologica
e
pratica
ma
anche
come
occasione
di
rivisitazioni
e
manipolazioni
contemporanee.
Su
questi
due
temi
e
su
molti
altri
argomenti
-dalla
letteratura
al
design,
dall’architettura
alla
grafica,
alla
sociologia
ai
nuovi
media
-
si
sono
intrecciate
e
continuano
a
intrecciarsi
le
riflessioni
e
le
testimonianze
di
tanti
amici
e
collaboratori,
con
l’obiettivo
di
realizzare
un
prodotto
editoriale
di
alto
profilo,
colto
ma
nello
stesso
tempo
non
elitario,
divulgativo,
destinato
per
quanto
possibile
a
un
largo
pubblico
che
voglia
andare
oltre
le
consuete
pubblicazioni
di
fotografia,
non
per
essere
informato
su
eventi
e
autori,
per
conoscere e approfondire.
FC - FOTOGRAFIA E[È] CULTURA
Semestrale di fotografia, arte e cultura
Comitato
editoriale:
Pio
Tarantini,
direttore;
Pietro
Privitera,
coordinatore
scientifico;
Giovanni
Gastel,
Presidente
AFIP
International.
Editore Oberon Media, Milano.
Reperibile
nelle
librerie
specializzate
come
Hoepli,
Galleria
Sozzani
di
Corso
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