codice ISSN 2239-0235
ultimo aggiornamento: 9/07/2017
Il sommario
Giancarlo Vitali a Milano
NATURA ETICA
DELL’ARTE
Il verofalso / il falsovero
All’inizio cominciò a rotare intorno a un punto,
e ora ruota per un raggio più grande,
nel futuro, per uno spazio ancor più immenso roterà.
Anassagora
Che cosa è vero e che cosa è falso nell’atto creativo di
un artista?
Tutte le volte che riflettiamo, per gioco, angoscia o
allegria, su qualcosa di assoluto o relativo, su argomenti
che segnano il passaggio da una condizione a un’altra,
escogitiamo teorie filosofiche o scientifiche che tendono
a dare risposte assolute e definitive.
L’inizio, perciò, ha bisogno di essere scrutato nel modo
più ampio possibile.
L’origine del mondo, la natura con i monti, le colline, i
mari, il tempo, la luce, il colore, c’era già prima di tutto,
oppure è cominciata con il tutto?
Il dilemma non sfugge alla religiosità e al pensiero
filosofico. La Genesi della Sacra Bibbia del
Cristianesimo, per esempio, tratta proprio dell’origine del
mondo, e contiene la storia della primitiva rivelazione
fatta da Dio. Gli arcani interrogativi della nostra
esistenza: il mondo, l’uomo, la vita e la morte, la felicità
e l’angoscia, la luce e le tenebre, il mare e le montagne
sono risolti per volontà divina. Mentre la filosofia –
Platone - oscilla tra l’origine cosmologica dell’universo e
quella fisica della struttura materiale della natura umana.
La consapevolezza del gioco, per un creativo, è
prioritaria alla riflessione, qualunque sia l’utopia che
mette in atto e qualunque sia il linguaggio usato. Il
problema principale per lui è l’estetica, o meglio, trovare
l’idea sulla quale lavorare per mettere in atto qualcosa
che va cercato non più nella realtà ma nell’immaginario.
È come se dovessimo scavare delle voragini dalle quali
tirare fuori tutto ciò che non è visibile.
Ma dove trovare l’inizio? Qual è il serbatoio dal quale
estrarre l’inizio? La natura. La storia personale o
collettiva. L’attraversamento della propria esistenza. Le
passioni. Gli amori. La vanità. Le guerre.
Ho sempre amato lavorate all’aperto, a contatto con la
natura; un esercizio per imparare a distinguere il colore
degli oggetti che cambiano in funzione dell’intensità della
luce, dell’ora del giorno, e soprattutto dal contesto
colorato dell’ambiente entro il quale sono collocati. Nello
studio posso immaginare amplessi trasgressivi che non
appartengono alla realtà: è una finzione della realtà.
Lavorare all’aperto, al contrario, è esperienza senza
passione; è riflessione e conoscenza di uno spazio e di
una luce.
Per certi versi, l’intreccio giocoso tra sole e nuvole, le
rapide successioni di luce e ombre che si riverberano sui
paesaggi lucani, sono il pretesto per raccontare di una
comunità desiderosa di affrancarsi da una storia
dolorosa millenaria; una velata malinconia vinta da
un’ottimistica speranza di modificare i venti tragici che ci
attraversano. Il vero è l’ombra della nuvola che si
riverbera sulla realtà immobile e indifferente della natura
o il pretesto di raccontare altro?
Ciò che vedo è reale: la nuvola, ma ciò che rendo
visibile nell’opera è un sentimento, dunque una falsa
realtà. Un verofalso!
Le sculture trovate a
Riace, oggi al museo di
Reggio Calabria, sono solo
la rappresentazione di
forzuti guerrieri dell’antica
Grecia o la bellezza
assoluta della forma
poggiata, come una
stampella, su corpi
giovanili? La Guernica di
Picasso è la fredda realtà
della guerra o il grido di
dolore straziante per le
guerre di ieri, oggi e
domani? Gli Amanti di
Magritte, sono una esplicitazione proprio sulla questione
del visibile e invisibile, che lo stesso artista ha necessità
di chiarire: Un oggetto, scrive, può implicare che vi sono
altri oggetti dietro di esso".
Si potrebbe continuare all’infinito, solo per divertimento,
indicare altre opere, di altri artisti, per
dimostrare l’esistenza del doppio:
verofalso/ falsovero, nelle opere d’arte,
aggiungendo, tuttavia, che la
moltiplicazione dei significati è anche in
funzione del tempo, dello spazio e
dell’esperienza dell’osservatore. Il
miracolo è proprio nella molteplicità delle
sollecitazioni che un oggetto visivo, reale,
possa rappresentare altro; nella
continuità etica dell’arte.
L’arte non è falsità così come la definisce Platone, né
tantomeno verità com’è per Heidegger.
Essa si nutre della verità e mostra una realtà
ingannevole. È esperienza vissuta dall’interno accesa
dalla passione. È un doppio opposto. Una lotta interiore,
senza tregua e soluzione, che aggiunge fascino
all’epifanico lavoro sulla materia.
[Qui online dal 10/05/2017]
blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso
Pittore, é nato a Potenza
nel 1938, dove vive e
opera.
Nino
Tricarico
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