10/11/2020
SANIFICARE ANCHE
L’ARTE? NON
SPRECHIAMO QUESTA
CRISI
di Gaetano Grillo
Auspico
un’arte
ripulita
dai
processi
di
mercificazione
cinica,
che
torni
ad
avere
“valori”
piuttosto
che
“prezzi”.
Che
torni
ad
una
funzione
messianica
e
rifondatrice.
Questa
pandemia,
a
causa
delle
conseguenti
restrizioni
della
crescita
economica
e
del
rallentamento
coatto,
ci
concede
nuovo
tempo
alla
riflessione
sui
modelli
di
vita
che
abbiamo
vissuto
negli
ultimi
vent’anni.
E
sulla
loro progressiva corsa verso la tecnologia a servizio dei mercati.
L’uomo
sta
sacrificando
il
suo
stesso
destino
sul
pianeta
in
cambio
dell’affermazione
del
profitto
come
valore
portante.
Il
mercato
si
è
trasformato
in
una
giungla
all’interno
della
quale
sopravvive
solo
chi
sgomita
adoperando
l’inganno.
Negli
anni
’80
e
’90
la
pubblicità
ingannevole
era
riconosciuta
come
“reato”,
oggi
è
riconosciuta
come
“abilità”
vincente.
Detto
ciò,
non
intendo
demonizzare
il
mercato,
ma
fare
distinzione
fra
le
varie
forme
di
mercato.
Poichè
esiste
un
mercato
disciplinato
e
un
mercato
cinicamente indisciplinato, che è quello liberista.
Abbiamo
visto
cos’è
quest’ultimo,
è
l’affermazione
dell’homo
homini
lupus,
l’avvento
della
libertà
individualista,
l’interesse
come
obiettivo
finale
ad
ogni
costo.
A
me
è
stato
insegnato
che
“ogni
cosa
è
limite
e
libertà
di
un’altra”,
che
gli
interessi
di
una
parte
sono
inevitabilmente
connessi
ad
un
sistema
sociale.
E,
paradossalmente,
proprio
questo
concetto
è
stato
scisso
in
due
parti,
la
nostra
società
si
è
fatta
“sistema”
ed
il
sociale
si
è
tramutato
in
“social”. Il
sistema
è
diventato
globale
e
inscalfibile,
il
sociale,
attraverso
l’apparente
e
vuota
democrazia
dei
social,
è
diventato
semplicemente
il
terreno
delle
scorrerie
predatorie
dei
grandi
interessi
dei
dominatori
del
mondo.
Apple,
Amazon,
Microsoft, Facebook, Instagram, ecc.
In
arte
accade
la
stessa
cosa,
i
“valori”
sono
stati
sostituiti
dai
“prezzi”
determinati
dalle
aste
e
da
signori
come
François
Pinault
o
Larry
Gagosian.
Centrali
di
potere
in
grado
di
controllare,
influenzare
e
determinare
quotazioni,
quindi
di
affermare
ciò
che
è
arte
e
ciò
che
non
merita
di
essere
preso
in
considerazione.
Alcuni
sostengono
che
anche
in
passato
è
stato
così,
i
Pinault
e
i
Gagosian
di
oggi
non
sono
altro
che
i
Medici,
gli
Sforza
o
i
Papi
durante
il
Rinascimento
italiano.
C’è
una
differenza,
però:
il
Rinascimento
poneva
al
centro
l’uomo,
la
nostra
epoca
pone
al
centro il mercato.
Ecco
che
ancora
una
volta
sono
costretto
a
distinguere
fra
un
mercato
funzionale
all’affermazione
di
valori
culturali
e
umani,
ed
un
mercato
funzionale
all’affermazione
di
valori
economici
fine
a
se
stessi.
L’arte
è
ridotta
ad
essere
un
“prodotto”,
e
le
centrali
di
potere
mandano
nel
mondo
i
loro
buyers
per
scoprire
artisti
che
abbiano
un
prodotto
che
sia
spendibile
sul
mercato.
Vogliamo
ancora
sostenere
questo
stato
di
cose?
Siamo
sicuri
che
non
abbia
più
senso
“l’opera
d’arte”?
Siamo
sicuri
che
la
storia
di
un
artista,
il
suo
pensiero
filosofico,
la
sua
poetica,
il
suo
linguaggio,
lo
spessore,
la
coerenza
e
–
lasciatemelo
dire
–
anche
la
sua
intelligenza manuale, non contino più?
Questa
pandemia
ci
sta
concedendo
l’opportunità
di
ripensare
la
scala
dei
valori
delle
nostre
vite,
ci
sta
offrendo
il
tempo
necessario
per
ripensare
al
nostro
comune
destino,
per
disegnare
un
nuovo
progetto
strategico,
ci
sta
–
lasciatemelo
dire
–
suggerendo
di
porre
rimedio
al
disastro
planetario
cui
siamo
avviati
a
causa
di
questo
sistema.
Stiamo
uccidendo
il
pianeta
con
l’avidità
del
profitto
a
tutti
i
costi,
stiamo
distruggendo
la
natura
e
con
essa
noi
stessi.
Basta!
Ora
basta!
Non
c’è
più
tempo
da
perdere!
Dobbiamo
ristabilire
un
rapporto
di
equilibrio
e
armonia
con
la
natura.
Riscrivere
uno
statuto
etico
del
concetto
di
libertà.
Dobbiamo
tornare
a
distinguere
pur
nell’indistinguibile
caos
della
torre
di
babele
nella
quale
ci
troviamo,
uscire
dal
perverso
processo
di
globalizzazione
per
ricreare
il
tessuto
della
diversificazione.
Dobbiamo
rimboccarci
le
maniche
e
iniziare
a
costruire
il
nostro
prossimo
futuro
che
coincide,
inevitabilmente
con la nostra salvezza di genere umano.
Allora
sì!
Sanifichiamo
l’Arte
e
i
processi!
Sanifichiamo
l’aria,
l’ambiente,
le
nostre
menti
e
anche
la
nostra
“umanità”,
spesso
sottovalutata.
Talvolta
addirittura
disprezzata
dal
cinismo
muscolare
di
un
sistema
predatorio
che
si
vuole
vincente.
Non
sprechiamo questa crisi!