12/08/2020
LE «DIDASCALIE» DI
AGOSTINO PISANI
con un’introduzione
di Gioxe De Micheli
Ti do un segreto
Conosco
Agostino
dalla
mia
adolescenza;
ad
Albissola,
in
una
saletta
della
trattoria
Al
Cambusiere,
abbiamo
messo
insieme
una
delle
nostre
prime
“mostrine”
e
vicino
a
Pozzo
Garitta,
andavamo
a
mangiare
“a
fainà
con
un
gòtto
de
nustralin”.
Conosco
l’Agostino
scultore,
non
conoscevo
l’Agostino
poeta,
ma
attenzione,
come
si
vedrà
in
questo
libro,
un
poeta
“strano”.
I
suoi
componimenti
si
nutrono
di
segno
e
il
segno
si
nutre
di
parole,
la
penna
e
la
matita
giocano
tra
loro,
la
graffite
e
il
vocabolo
si
intrecciano
e
si
fondono.
Mi
proverò
a
dire
qualcosa
su
questo.
Ma
siccome
mi
piace
andare
con
ordine
vorrei,
prima,
guardare
una
sua scultura.
Guardare
una
scultura
di
Agostino
è
come
addentrarsi
in
un
labirinto
ma,
fortunatamente
per
noi,
per
non
farci
perdere,
Agostino
ci
fornisce
di
un
bandolo,
un
rosso
filo
di
Arianna.
Entriamo,
e
subito
ci
sono
cose
che
appaiono,
cose
che
scompaiano,
incanti,
magie,
trucchi
invisibili.
Si
vede
la
sgorbia,
l’affilato
scalpello,
la
pialla,
ma
anche
il
coltello
da
innesto,
il
bisturi
del
filosofo,
la
falce
del
contadino.
E
allora
senti,
vedi
il
gesto
che
scava,
incide,
recide,
leviga,
sigilla,
e
tutto
diventa
–
la
piuma,
la
melagrana,
il
reperto
dell’entomologo
–,
tutto
diventa
commovente
emozione,
sentimento
struggente
dell’esistere.
Ma
è
un
attimo
perché,
ecco,
scatta
qualcosa,
un
ingranaggio
decriptato,
una
combinazione
di
incastri
che
si
spalanca
e
ti
riporta,
come
nel
gioco
dell’oca,
senza
passare
dal
via,
a
una
casella
felice
da
cui
si
può
ripartire.
Già,
perché
Agostino
non
indulge nell’elegia, da vero ligure “a le stìggiu”, è asciutto.
“Che
cosa
credete
che
sia
un
artista?”
si
domandava
Picasso,
“Un
imbecille
che
ha
solo
gli
occhi,
se
è
pittore,
le
orecchie
se
è
musicista,
e
una
lira
a
tutti
i
piani
del
cuore
se
è
poeta,
oppure,
se
è
un
pugile,
solamente
dei
muscoli?
Al
contrario,
egli
è
allo
stesso
tempo
un
uomo
politico,
costantemente
sveglio
davanti
ai
laceranti,
ardenti
o
dolci
avvenimenti
del
mondo
[…]”
Ecco,
Agostino
è
esattamente
questo,
un
artista
“costantemente
sveglio
davanti
ai
laceranti
o
dolci
avvenimenti
del
mondo”.
Guardiamo,
ad
esempio,
in
Didascalie,
“Abu
Ghraib”
–
è
questo
il
nome
della
prigione
in
Iraq
dove
personale
dell’esercito
USA
torturava
i
prigionieri,
qui
l’artista
chiama
se
stesso
a
dare
testimonianza,
è
la
sua
coscienza
che
glielo
impone,
ma
non
fa
cronaca,
per
questo
c’è
l’incontrovertibile,
raccapricciante
verità
del
documento
fotografico,
no,
l’artista
dilava
l’orrore,
deterge
le
lacrime,
il
sangue,
il
sudore.
Il
corpo
martoriato
non
c’è
più,
nell’immagine
vi
allude
solo
lo
sgabello
dell’umiliazione
che
esce
da
un’ombra
nera,
il
cavo
elettrico
della
tortura,
il
gancio
da
macellaio
da
cui
pende
deformata
l’oscena
maschera
di
Mickey
Mouse. E il poeta recita:
[…] Ganci da macellaio le parole
nella bava raccolta è la stella
Il
segno
e
le
parole
ci
chiamano
a
raccoglierci
in
una
meditazione
profonda
sull’uomo,
su
noi
stessi.
Un
invito
che
può
valere
anche
per:
“L’offesa”
,
struggente,
quasi
pudico
omaggio
a
Che
Guevara.
Hasta la victoria siempre, Agostino!
Amara
consapevolezza
e
dolce
melanconia,
mi
viene
in
mente
la
liricità
dolente
di
Camillo
Sbarbaro,
un
poeta,
penso,
molto
amato
da Agostino:
Voze, che sciacqui al sole la miseria
delle tue poche case, ammonticchiate
come pecore contro l’acquazzone […]
Si
diceva
del
segno
come
parola,
prendete
una
lente
e
guardate
i
testi,
non
ha
usato
il
computer,
Agostino,
le
lettere
le
ha
disegnate
una
per
una,
talvolta
rosse,
talvolta
blu
o
nere,
ma
con
geniale
timidezza,
ne
ha
fatto
una
impercettibile
anteprima
con
il
lapis
e
solo
dopo
le
ha
“vestite”
di
colore.
Chissà
quali
misteriose
piste
dell’anima
lo
hanno
portato
a
certe
enigmatiche
invenzioni,
ed
è
proprio
qui
il
bello,
perché
in
Didascalie,
l’autore
ci
invita
a
una
collaborazione
creativa
per
ogni
“stazione”,
da
quelle
più
liriche
a
quelle
più
ironiche
a
quelle,
come
si
è
visto,
più
drammatiche. Prendiamo “Galileo”:
Quando la luna dorme supina
Io rido,
faccio fagotto. Non mi vede l’arte ufficiale […]
Qui,
sormontato
da
una
sorta
di
infantile
ballata
degli
impiccati,
il
verso
è
evidentemente
autobiografico,
un
sberleffo
sfrontato
e
allegro.
È
un’allegria
che
ritroviamo
in
molti
componimenti
di
questa raccolta.
Prendiamo “I Re”:
Il Re di denari mise il cuore alla Regina
sbagliò la diagnosi del gioco.
Al Re di picche rimase l’altra metà
si passò le dita tra i capelli.
Il Fante di fiori rubò il cuore alla Regina.
Un
piccolo
dramma
d’amore
in
5
versi,
due
mezze
e
una
carta
da
gioco
su
cartapaglia.
Ancora
la
parola
e
il
segno
non
si
prescindono.
Pastello
rosso
per
il
cuore
della
Regina
e
per
lo
stemma
del
Re
maldestro,
nero
per
il
Re
di
picche
e
per
il
Fante
che
gli
soffia
l’amata,
bianco
a
lumeggiare
il
fondo
ocra.
È
la
semplicità,
la
raffinatezza,
la
libertà
di
chi
non
deve
rendere
conto
a
nessuno,
né
al
mercato,
né
alla
moda;
di
chi
ha
scelto
di
stare,
in solitudine, “dalla parte del torto”.
Insomma
Didascalie
è
un
piccolo
capolavoro,
teniamocelo
stretto.
Mettiamolo
sul
comodino
e,
ogni
notte,
leggiguardiamo
una
pagina
prima
di
dormire.
E
poi,
quando
lo
avremo
finito,
potremmo
ricominciare
da
capo,
perché
ci
sarà
ancora
tanto
da
scoprire.
Come dice il poeta:
[…] ti do un segreto
Il mio lavoro
Un segreto che non si è mai svelato.
Gioxe De Micheli
Per altri dati e per procurarsi il libro,
ecco il link all’Editore Mnamon:
Agostino
Pisani
è
uno
scultore
di
pregiato,
raro
talento.
Un
artista,
un
poeta,
un
uomo
finissimo
di
cuore
e
di
testa,
oltre
che
uno
di
quegli
amici
che
riesci
a
incontrare
solo
una
volta
ogni
dieci
anni
ma
che
cio’
malgrado
ti
restano
sempre
dentro,
ti
accompagnano
ogni
giorno
nella
fatica
del
sentire
e
del
capire.
Per
questo
quando
l’Editore
Mnamon
ha
di
recente
pubblicato
questa
sua
distillatissima
raccolta
di
versi
e
disegni
consegnata
a
un
prezioso
libretto
in
offerta
sul
web,
ho
subito
pensato
di
condividerne
con
voi
la
notizia.
Tanto
più
che
il
lavoro
è
assai
ben
accompagnato
da
un’introduzione
partecipata
e
profonda
scritta
da
Gioxe
De
Micheli,
amico
anche
lui
da
lunga
data e sodale di questo blog.
Entrambe
le
occasioni
-
potrei
dunque
dire
-
sono
l’ottimo
motivo
per
il
quale
ho
aggiunto
la
pagina
che
state
leggendo.
Certo,
per
ovvie
ragioni
di
diritti
non
posso
riprodurre
qui
l’intero
volumetto
con
i
suoi
contenuti
e
le
sue
figure,
ma
il
testo
del
Gioxe
certamente
sì,
e
dunque
eccolo
dappresso
per
vedere
di
stimolare
nel
lettore
la
voglia
di
procurarsi
questo
piccolo
chef
d’oeuvre
delle immagini e delle parole. (G.S.)